Gesù, Il Re Dell'Ospitalità

Chi è l'ultima persona che hai accolto? Abbiamo tanti modi per essere ospitali! Siamo così influenzati dalla “perfezione” che vediamo sui social media che desidereremmo una casa impeccabile e piatti “instagrammabili” prima di invitare qualcuno alla nostra tavola.

Oppure, possiamo semplicemente sederci con chi ha bisogno di essere ascoltato, condividendo un caffè. Basta aprire la porta del nostro cuore, delle nostre preghiere e delle nostre risorse, chiedendoci: “Come posso usare ciò che ho per amare il mio prossimo?”

Nel brano di oggi, in Luca 14, Gesù pranzava a casa di un eminente religioso. Come sempre, non perse l’occasione per insegnare. In particolare, presentò l’accoglienza di Dio sfidando tutti a ospitare “poveri, storpi, zoppi e ciechi”.

Affrontò senza paura i religiosi più influenti, perché non sembravano conoscere ciò che Dio davvero intende per ospitalità.

Anziché definire il nostro “gruppo” in base a coloro che pensano e vivono come noi, Gesù ci ricorda che la vera “comunità” non è definita dai muri che ci circondano, ma da coloro che accogliamo con generosità alla nostra tavola.

Gesù ci invita al suo banchetto, dove tutti i presenti sono nostri fratelli e sorelle, amati da Dio.

È vero, è più comodo per tutti sederci a tavola con persone a noi simili. Tuttavia, l’ospitalità che intende Gesù è quella di mostrare amore e accoglienza agli “ultimi della Terra”, coloro che non possono darci nulla in cambio.

Oggi, in tanti modi, possiamo spezzare il nostro pane col nostro prossimo. Possiamo condividere ogni nostro dono con chi ne ha bisogno, perfino al lato opposto del pianeta.

Donare anche un semplice pasto a chi ha fame è un gesto di ospitalità. Quando lo facciamo, stiamo pronunciando nel nostro cuore: “Anche tu hai spazio alla mia tavola; non so il tuo nome, ma spezzerò il mio pane per te”.

Per riflettere:

• A chi e come puoi mostrare l’ospitalità di Dio?
• Secondo te, cosa trasforma un “gruppo” in una “comunità”?
• Come definisce Gesù chi appartiene al suo regno?