Gli altari nel cuoreCampione

Oggi voglio portarti con me alla fine di questo viaggio nella vita di Abramo, verso l’altare del sacrificio. Tutto inizia con i primi due versi del capitolo 22 della Genesi. Abramo si alza di buon mattino, vede il luogo da lontano e inizia a dirigersi lì, come Dio gli aveva ordinato. Forse già conosci il resto della storia. Abramo costruisce l’altare, prepara ogni cosa ed è lì pronto ad offrire suo figlio Isacco sul monte Moria. L'angelo del Signore però lo ferma perché Abramo conferma la sua profonda fedeltà e lealtà a Dio.

L’altare del sacrificio sarà l’altare più difficile da costruire nel tuo cuore.

Moria, il luogo designato da Dio per il sacrificio di Isacco, significa letteralmente ordine di Dio. Costruisci l’altare della scelta quando scegli Gesù come tuo Salvatore; costruisci l’altare della preghiera quando fai della preghiera il tuo stile di vita; costruisci l’altare della promessa quando hai fede nonostante le circostanze che ti vengono contro; costruisci l’altare del sacrificio quando ubbidisci all’ordine di Dio.

Dio chiese come sacrificio ad Abramo, suo figlio, l’unico che aveva. La risposta di Abramo fu: “eccomi”.

Oggi Dio ti chiede il tuo cuore. Un caro amico in questi giorni mi ha ricordato che c’è un solo trono nel mio cuore e non posso dividerlo. Posso concederlo al mio lavoro, alla paura, al mio servizio per Dio, all'amore per me stesso oppure a Gesù Cristo. Quando decidi di far accomodare Gesù sul trono del tuo cuore, di farlo abitare stabilmente nel tuo cuore e regnare in ogni luogo della tua vita, stai mettendo la prima pietra sull’altare del sacrificio.

Mentre leggi queste righe magari starai dicendo a te stesso: “in effetti il mio cuore appartiene a Dio anche se non si vede a primo impatto”. Quando dai il tuo cuore a Gesù, la conseguenza sarà che anche il tuo corpo sarà presentato a lui come sacrificio vivente, santo e gradito perché questo è il culto spirituale. Il modo di parlare, di vestire, di presentarti al tuo prossimo deve essere sotto l’autorità di Gesù. So che nel contesto in cui viviamo, quello che sto affermando è superato o diventato meno importante, eppure non è a caso se lo Spirito Santo ci esorta a presentare i nostri corpi in sacrificio vivente.

Gesù ribadì questo comandamento: "Ama Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua e con tutta la forza tua". Quando consumi le tue energie per Gesù, quando sottometti a Lui le tue reazioni, quando gli assoggetti le scelte del tuo armadio, stai mettendo un’altra pietra sull’altare del sacrificio. Abbandona l’idea di un Dio solo ed esclusivamente al tuo servizio, apri il tuo cuore, la tua mente, i tuoi occhi ad una visione più reale del cristianesimo. L’uomo è al servizio di Gesù, non il contrario. Voglio concludere con una frase di Gesù scolpita dentro di me: "così, dunque, ognuno di voi che non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo".

Costruire i nostri altari spirituali con pietre utilizzate solo la domenica, nel giorno del “worship service” non ti rende discepolo di Gesù. Nemmeno avvertire quella sensazione di benessere psicofisico durante una sessione di adorazione con mani alzate e lacrime sul volto. Se non costruisci l’altare del sacrificio nel tuo cuore con le pietre della rinuncia, ogni singolo giorno e per tutta la vita, non puoi essere davvero discepolo di Gesù.

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