Le Dieci PorteCampione

LA PORTA DEI PESCI

Per questa porta è d'obbligo una precisazione: se per la Porta dei Pesci non si parla di consacrazione, per i pescatori tale caratteristica è inderogabile. Non si tratta di una mera opera carnale che si possa intraprendere con le sole facoltà umane professionali e personali, è una splendida quanto delicata opera spirituale che si deve avvalere di specifiche competenze che, tuttavia, non sono esclusivo patrimonio di un gruppo scelto di persone. Mai i credenti si devono dimenticare da quale mare sono stati pescati. Una volta salvati, con il trascorrere del tempo, tendono a trascurare da quale tragedia Dio li abbia liberati, da quale peccato siano stati sottratti e da quale giudizio finale siano stati assolti. La Chiesa deve riconoscere il grande privilegio che Le è stato concesso, di pescare e di gettare le proprie reti nel mare agitato della vita, dove ancora oggi molti, moltissimi sono persi nell'oscurità di un mare schiumante in tempesta in attesa di qualcuno che lanci loro l'amo della Salvezza. La visione della Porta dei Pesci deve, dunque, essere corale in termini di responsabilità e senso del dovere. Come potrebbe un peschereccio decidere di non accogliere la richiesta di un naufrago stremato? Come può una Chiesa decidere di non evangelizzare di fronte al fuoco dell'inferno che brucia ogni giorno anime senza Cristo? Come si può rimanere inermi in un caldo locale di culto mentre fuori numerose anime sono coinvolte in orribili peccati che devastano la società, le famiglie, i matrimoni, i giovani, gli adolescenti, gli anziani e i bambini? Il traguardo della Chiesa può mai essere solo quello di avere un grande e comodo locale di culto pieno di credenti privi di visione, tiepidi e sordi al richiamo dei perduti?