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Mosè e le sue battaglie

Nella storia di Mosè ritroviamo delle analogie con le battaglie affrontate da Gesù nei tre diversi campi, analizzati nei giorni precedenti. Gesù affrontò la battaglia dell’anima in un giardino e chiese ai suoi discepoli di vegliare e pregare, non per sè stesso, ma perché sapeva che la carne è debole e che lo spirito deve essere pronto.

Mosè, invece, affrontò la sua battaglia dell’anima in un vero e proprio campo di battaglia, a Refidim, una località dove avvenne una vittoria particolare descritta in Esodo. Mosè si fece accompagnare da Ur e Aronne, i suoi due amici fidati, e tutti e tre trovarono una strategia per sostenersi l’un l’altro. A differenza di Gesù, Mosè chiese supporto in preghiera per un momento di difficoltà nella sua anima.

Mosè si ritrovò a Refidim, in quella battaglia, perché aveva compreso che solo Dio avrebbe guidato il popolo alla vittoria. Per tale motivo, portò con sé il bastone che Dio stesso gli diede e che simboleggiava la sua comunione con Lui. Quando Mosè, tenendo le braccia alzate, stendeva il bastone, il popolo vinceva. Inoltre, in campo vi era un ragazzo di nome Giosuè che affrontò l’esercito in prima persona, ma la forza che condusse il popolo alla vittoria proveniva dal fatto che Mosè, con costanza e tenacia, teneva il bastone di Dio, supportato dai suoi amici di preghiera.

Fisicamente, fu lui stesso a combattere. Questa storia ci esorta a restare sempre in contatto con Dio e con lo Spirito, poiché la chiave del successo e della vittoria risiede nella comunione con il Padre, che combatte per noi, e nella nostra totale arresa alla Sua volontà attraverso la nostra ubbidienza.