Instabilità Emotiva

Quando lo shock svanì, caddi a capofitto in una stagione di instabilità emotiva che mi era estranea.  Mi ero persa e avevo perso me stessa, non sapevo dove stessi andando o come riportarmi indietro.

Non ho mai compreso appieno la profondità della parola "devastazione" fino a quando non ho avuto un aborto spontaneo. Ero quasi paralizzata dal dolore. Le cose più piccole mi facevano piangere. Così. Tante. Lacrime. Alla fine, sono riuscita a smettere di vergognarmi delle lacrime e ad accettarle. Se vedevo un neonato al supermercato e avevo un crollo emotivo nel bel mezzo della corsia nove, andava bene.

Il mio rapporto con gli altri ne ha subito le conseguenze. L'amicizia con una donna incinta o che aveva già un bambino era qualcosa che faticavo ad avere. Man mano che si avvicinava la data del parto delle donne a me vicine e i bambini crescevano davanti ai miei occhi, parlavo con loro sempre meno. Non era per qualcosa che avevano detto o fatto, semplicemente non riuscivo ad affrontare la realtà di come sarebbe stata la mia vita.

Mentre di solito vivevo con una scintilla continua di creatività, in quel momento ero vuota. Non avevo motivazione, energia, desiderio. Mi rivolgevo allo schermo del mio telefono per riempire le ore di distrazioni vuote in modo da non dover affrontare i miei pensieri.

Durante questa stagione, non ho agito con saggezza, come descritto in modo così bello in Giacomo. Anche se sperimentare l'instabilità emotiva è parte del processo del dolore, non stavo chiedendo a Dio di aiutarmi a superarlo. Ad essere onesti, per un po' sono rimasta bloccata e così volevo rimanere. Vorrei aver abbracciato la saggezza di Dio e sperimentato il carattere che Egli promette nella Sua Parola: pura, amante della pace, sincera e piena di misericordia e di ogni buon frutto. Alla fine, mi sono resa conto che stavo ignorando proprio Colui che sapeva esattamente cosa stavo vivendo e che desiderava essere presente nel mio dolore.