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EVGENY – UNA PRIGIONE DI FIGLIOLI PRODIGHI
Evgeny è un duro. Di quelli che vorresti dalla tua parte se le cose si mettono male. L’ho incontrato in un viaggio in Asia Centrale. Il suo corpo è coperto di tatuaggi e se te lo stai chiedendo, no, non è roba fancy da calciatori di serie A. Ma tatuaggi veri, fatti con ago da cucito avvolto in un filo di cotone intinto in inchiostro, mentre sei sfatto di vodka, per fingere di non sentire il dolore cane che il compagno di cella ti somministra bucandoti a mano libera.
Questo perché Evgeny ha speso almeno una decina d’anni in una prigione russa. Diciamo “almeno” perché il conteggio si fa fumoso, come l’atmosfera di quelle celle sconfitte dalla muffa e dall’odore di cenere che condivideva a volte con 2, altre con 4 carcerati e ovviamente con rane e ratti. La sua gioventù sembra scritta dal creatore di John Wick. A 8 anni era già un alcolista, come la madre d’altronde. E il padre? Sconosciuto. Non pervenuto.
Presto Evgeny si ritrovò sbattuto per strada, ed entrato in una gang, imparò a sopravvivere nell’Unione Sovietica degli anni ’70. Aveva lingua e mano lestissime, divenne prima un abile ladruncolo, poi la malavita vera lo arruolò per cose più serie e da quel momento il carcere divenne una destinazione inevitabile. A 16 anni era già dietro le sbarre con una lunga sentenza sul groppone. La vita là dentro era una visita guidata in una latrina dell’inferno. A volte per giorni mancava il cibo, per cui si arrangiava con erba e ratti allo spiedo: le rane, quelle no, non sembravano in forma quelli che le mangiavano, per cui Evgeny preferiva il digiuno intermittente se non c’erano ratti sul menù. Le guardie li pestavano a giorni alterni: non ricorda quante ossa gli abbiano rotto con quei manganelli di legno. In quel mare di bile nera, però, fu colpito da uno spiraglio di luce: una vecchia zia, per non si sa quale misericordia perduta, venne a trovarlo e gli regalò, udite udite: un Nuovo Testamento.
La biblioteca della prigione, beh, non esisteva. Attività ricreative oltre alle risse e alla caccia, nessuna. Perciò lo lesse. Non che sapesse leggere e scrivere benissimo, ma quel che bastava per farsi rapire dai Vangeli e dalla figura emblematica di Gesù. Un giorno sentì nitidamente una voce dentro di lui ripetere più volte:
“Devi pentirti”.
L’insistenza di quella voce lo spinse a cercare il pastore che ogni tanto veniva in carcere a trovare i detenuti: fu in una stanza con lui che si inginocchiò e si arrese al Re dei re.
"Ero così felice della mia nuova fede! Subito dopo aver dato il mio cuore a Cristo ho sentito la chiamata, una vera passione per raggiungere i miei compagni di prigione con l'amore di Dio. Circa 50 erano condannati a morte, in attesa della loro esecuzione. Con un libro di inni iniziai a cantare per loro e a condividere la vera vita in Cristo. Molti si pentirono e abbracciarono Cristo prima di morire”, racconta Evgeny con la sua voce rauca.
Improvvisamente la sua vita acquisì un obiettivo e una speranza supremi. Uscito di prigione, ci ritornò subito per chiedere il permesso di continuare a pregare per i detenuti. Di più: chiese di poter accedere nelle aree dei criminali più pericolosi, molti dei quali erano malati di tubercolosi o, alla meglio, tossicodipendenti. Una delle preghiere che questi relitti chiedevano, riguardava i figli che avevano abbandonato per la strada.
Erano figliol prodighi che avevano consumato tutto e tutti.
Il che mi riporta a questo passaggio della parabola del figliol prodigo: “Di lì a poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano, e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente” (Luca 15:13).
Dissolutamente o in modo dissoluto significa senza soluzione, senza un obiettivo, senza speranza. È un tipico modo di pensare di chi non crede ci sia di più, di chi non crede ci sia salvezza, per cui gira su sé stesso, cercando di consumare tutto e tutti, e finisce per consumare anche sé stesso. Che se ci pensi, è il trending topic della società odierna: dissolvere e relativizzare ogni verità (tutto è relativo!), per poi ululare che “non ci sono più valori”, “i giovani sono confusi!”, “è colpa dei social!” e bla bla bla, tutto frutto di questo pensiero dissoluto, di questo male senza soluzione.
Mi è stato insegnato che il male è un pensiero disperato come questo, senza aperture, solitario, che gira sempre sullo stesso tema. Quando senti l’ansia montare dentro di te, è assai probabile che tu sia intrappolato in uno di questi pensieri circolari e ossessivi, che generano una frizione tra la realtà vera e l’ipotesi di realtà gonfia di assurde aspettative che stai inseguendo. Da quella frizione scaturiscono scintille (ansia) che bruciano tutti i tuoi pensieri di bene e di avvenire.
Il bene, invece, è un pensiero che rompe questo circolo vizioso, che si apre alla speranza, non si rassegna a consumare e consumarsi, sa sperare o si lascia salvare magari da altri “abboccando” al bene che gli viene proposto e rinunciando alla narrativa da trapper del quartiere. Questo pensiero punta sempre al fine ultimo delle cose, si chiede “dove mi porterà questa scelta?”, perché vuole arrivare da qualche parte.
E quindi?
Quindi se ti trovi in una prigione mentale simile, pensa a Evgeny, al suo percorso dal carcere alla libertà, dall’assenza di speranza alla salvezza. Poi rileggi la parabola del figliol prodigo, ma dai il tuo nome a quel figlio perduto.
E mentre lo fai, ricorda che la domanda che il Padre Celeste ti pone mentre ti rotoli nel porcile, non è: “Che schifo che fai, ma non ti vergogni di come ti comporti?”, perché questa domanda non inverte la rotta, sigilla piuttosto la tua disperazione, la fa un dio piccolo che si fa un selfie dall’alto con te che annaspi nella miseria.
La domanda che il Padre ti fa è invece:
“Ma che ci fai tu lì?”
“Ti sei dimenticato chi sei?”
“Torna a casa figlio mio”.
Scritto da Cristian Nani
Scripture
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Tratto dal libro "Indomabili, 40 Meditazione Interattive per Incendiare il Tuo Cuore" di Antonio Morra e Cristian Nani. C’è un disperato bisogno, oggi più che mai, di una generazione audace e coraggiosa per il Regno di Dio, una generazione che si alzi per portare avanti la missione del Vangelo con determinazione e fervore. Dio sta cercando indomabili... sei pronto?
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