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Isaia 38:9-22

Isaia 38:9-22 Nuova Riveduta 2006 (NR06)

Scritto di Ezechia, re di Giuda, in occasione della sua malattia e della guarigione dal suo male. Io dicevo: «Al declino dei miei giorni devo andarmene alle porte del soggiorno dei morti; io sono privato del resto dei miei anni!» Io dicevo: «Non vedrò più il SIGNORE, il SIGNORE, sulla terra dei viventi; fra gli abitanti del mondo dei trapassati, non vedrò più nessun uomo. La mia abitazione è divelta e portata via lontano da me, come una tenda di pastore. Io ho arrotolato la mia vita, come fa il tessitore; egli mi taglia via dalla trama; dal giorno alla notte tu mi avrai finito. Io speravo fino al mattino… ma come un leone, egli mi spezzava tutte le ossa; dal giorno alla notte tu mi avrai finito. Io stridevo come la rondine, come la gru, io gemevo come la colomba: i miei occhi erano stanchi di guardare in alto. Signore, mi si fa violenza; sii tu il mio garante». Che dirò? Egli mi ha parlato ed egli l’ha fatto; io camminerò con umiltà durante i miei anni, ricordando l’amarezza della mia anima. Signore, mediante queste cose si vive e in tutte queste cose sta la vita del mio spirito; guariscimi dunque e rendimi la vita! Ecco, è per la mia pace che io ho avuto grande amarezza; ma tu, nel tuo amore, mi hai liberato dalla fossa della decomposizione, perché ti sei gettato dietro alle spalle tutti i miei peccati. Poiché non è il soggiorno dei morti che possa lodarti, non è la morte che ti possa celebrare; quelli che scendono nella tomba non possono più sperare nella tua fedeltà. Il vivente, il vivente è quello che ti loda, come faccio io quest’oggi; il padre farà conoscere ai suoi figli la tua fedeltà. Il SIGNORE mi salva! Suoneremo melodie, tutti i giorni della nostra vita, nella casa del SIGNORE. Isaia aveva detto: «Si prenda un impiastro di fichi secchi, lo si applichi sull’ulcera e il re guarirà». Ezechia aveva detto: «Da quale segno riconoscerò che io salirò alla casa del SIGNORE?»

Isaia 38:9-22 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

Scritto di Ezechia, re di *Giuda, in occasione della sua malattia e della guarigione dal suo male. Io dicevo: «Al declino dei miei giorni devo andarmene alle porte del *soggiorno dei morti; io sono privato del resto dei miei anni!» Io dicevo: «Non vedrò piú ilSignore, il Signore, sulla terra dei viventi; fra gli abitanti del mondo dei trapassati, non vedrò piú nessun uomo. La mia abitazione è divelta e portata via lontano da me, come una tenda di pastore. Io ho arrotolato la mia vita, come fa il tessitore; egli mi taglia via dalla trama; dal giorno alla notte tu mi avrai finito. Io speravo fino al mattino… ma come un leone, egli mi spezzava tutte le ossa; dal giorno alla notte tu mi avrai finito. Io stridevo come la rondine, come la gru, io gemevo come la colomba: i miei occhi erano stanchi di guardare in alto. Signore, mi si fa violenza; sii tu il mio garante». Che dirò? Egli mi ha parlato, ed egli l'ha fatto; io camminerò con umiltà durante i miei anni, ricordando l'amarezza della mia anima. Signore, mediante queste cose si vive e in tutte queste cose sta la vita del mio spirito; guariscimi dunque, e rendimi la vita! Ecco, è per la mia pace che io ho avuto grande amarezza; ma tu, nel tuo amore, mi hai liberato dalla fossa della decomposizione, perché ti sei gettato dietro alle spalle tutti i miei peccati. Poiché non è il soggiorno dei morti che possa lodarti, non è la morte che ti possa celebrare; quelli che scendono nella tomba non possono piú sperare nella tua fedeltà. Il vivente, il vivente è quello che ti loda, come faccio io quest'oggi; il padre farà conoscere ai suoi figli la tua fedeltà. Il Signore mi salva! Soneremo melodie, tutti i giorni della nostra vita, nella casa del Signore. Isaia aveva detto: «Si prenda un impiastro di fichi secchi, lo si applichi sull'ulcera e il re guarirà». Ezechia aveva detto: «Da quale segno riconoscerò che io salirò alla casa delSignore?»

Isaia 38:9-22 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)

Quest'è quel che scrisse Ezechia, re di Giuda, dopo che fu stato infermo, e fu guarito della sua infermità: Io diceva allora che i miei giorni erano ricisi: Io me ne vol alle porte del sepolcro; Io son privato del rimanente de' miei anni. Io diceva: Io non vedrò più il Signore, Il Signore, nella terra de' viventi; Io non riguarderò più alcun uomo Con gli abitanti del mondo. La mia età è passata, ella è andata via, Toltami come la tenda di un pastore; Io ho tagliata la mia vita, a guisa di un tessitore; Egli mi ha tagliato, mentre io era sol mezzo tessuto; Dalla mattina alla sera, tu avrai fatto fine di me. Io faceva conto che infra la mattina egli mi avrebbe fiaccate tutte le ossa, come un leone; Dalla mattina alla sera, tu avrai fatto fine di me. Io garriva come la gru, o la rondine; Io gemeva come la colomba; I miei occhi erano scemati, riguardando ad alto; Io diceva: O Signore, ei mi si fa forza, Da' sicurtà per me. Che dirò io? Conciossiachè egli mi abbia parlato, Ed egli stesso abbia operato. Io me ne andrò pian piano tutti gli anni della mia vita A cagion dell'amaritudine dell'anima mia. O Signore, altri vivono oltre a questo numero d'anni; Ma in tutti questi, ne' quali è terminata la vita del mio spirito, Tu mi manterrai in sanità ed in vita. Ecco, in tempo di pace, mi è giunta amaritudine amarissima; Ma tu hai amata l'anima mia, Per trarla fuor della fossa della corruzione; Perciocchè tu hai gittati dietro alle tue spalle tutti i miei peccati. Perciocchè il sepolcro non ti celebrerà, La morte non ti loderà; Quelli che scendono nella fossa non ispereranno nella tua verità. I viventi, i viventi saran quelli che ti celebreranno, Come io fo al dì d'oggi; Il padre farà assapere a' figliuoli la tua verità. Il Signore mi salvera, E noi soneremo i miei cantici, Tutto il tempo della vita nostra, Nella Casa del Signore. Or Isaia avea detto: Piglisi una massa di fichi secchi, e facciasene un impiastro sopra l'ulcera, ed egli guarirà. Ed Ezechia avea detto: Quale è il segno, che io salirò alla Casa del Signore?