Isaia 17:1-14
Isaia 17:1-14 Nuova Riveduta 2006 (NR06)
Oracolo contro Damasco. «Ecco, Damasco è tolto dal numero delle città e non sarà più che un ammasso di rovine. Le città di Aroer sono abbandonate; sono lasciate alle mandrie che vi si riposano, e nessuno le spaventa. Non ci sarà più fortezza in Efraim né reame in Damasco; del residuo di Siria avverrà ciò che è avvenuto della gloria dei figli d’Israele», dice il SIGNORE degli eserciti. «In quel giorno la gloria di Giacobbe sarà diminuita e il grasso del suo corpo dimagrirà. Avverrà come quando il mietitore raccoglie il grano e con il braccio falcia le spighe; avverrà come quando si raccolgono le spighe nella valle di Refaim. Vi rimarrà qualcosa da spigolare, come quando si scuote l’olivo: restano due o tre olive nelle cime più alte, quattro o cinque nei rami più carichi», dice il SIGNORE, Dio d’Israele. In quel giorno l’uomo volgerà lo sguardo verso il suo Creatore e i suoi occhi guarderanno al Santo d’Israele; non volgerà più lo sguardo verso gli altari, opera delle sue mani; non guarderà più a ciò che le sue dita hanno fatto, agli idoli di Astarte e alle colonne solari. In quel giorno le sue fortezze saranno abbandonate, come le foreste e le sommità dei monti furono abbandonate all’avvicinarsi dei figli d’Israele: sarà una desolazione. Poiché hai dimenticato il Dio della tua salvezza e non ti sei ricordato della Rocca della tua forza, ti sei fatto piantagioni piacevoli e hai piantato tralci stranieri. Il giorno che li piantasti li circondasti di una siepe e ben presto facesti fiorire le tue piante, ma la raccolta ti sfugge nel giorno dell’angoscia, del disperato dolore. Oh, che rumore di popoli numerosi! Muggono come muggono i mari. Che tumulto di nazioni! Le nazioni rumoreggiano come rumoreggiano le grandi acque. Ma egli le minaccia ed esse fuggono lontano, cacciate, come la pula dei monti dal vento, come un turbine di polvere dall’uragano. Alla sera, ecco il terrore; prima del mattino, non sono più. Ecco la fine di quanti ci spogliano, ecco la sorte di chi ci saccheggia!
Isaia 17:1-14 Nuova Riveduta 1994 (NR94)
Oracolo contro *Damasco. «Ecco, Damasco è tolto dal numero delle città e non sarà piú che un ammasso di rovine. Le città d'Aroer sono abbandonate; sono lasciate alle mandrie che vi si riposano, e nessuno le spaventa. Non ci sarà piú fortezza in *Efraim né reame in Damasco; del residuo di *Siria avverrà ciò che è avvenuto della gloria dei figli d'*Israele», dice il Signore degli eserciti. «In quel giorno, la gloria di *Giacobbe sarà diminuita e il grasso del suo corpo dimagrirà. Avverrà come quando il mietitore raccoglie il grano e con il braccio falcia le spighe; avverrà come quando si raccolgon le spighe nella valle di *Refaim. Vi rimarrà qualcosa da spigolare, come quando si scuote l'olivo, restano due o tre olive nelle cime piú alte, quattro o cinque nei rami piú carichi», dice il Signore, Dio d'Israele. In quel giorno, l'uomo volgerà lo sguardo verso il suo Creatore e i suoi occhi guarderanno al Santo d'Israele; non volgerà piú lo sguardo verso gli altari, opera delle sue mani; non guarderà piú a ciò che le sue dita hanno fatto, agli idoli di *Astarte e alle colonne solari. In quel giorno, le sue fortezze saranno abbandonate, come le foreste e le sommità dei monti furono abbandonate all'avvicinarsi dei figli d'Israele: sarà una desolazione. Poiché hai dimenticato il Dio della tua salvezza e non ti sei ricordato della ròcca della tua forza, ti sei fatto piantagioni piacevoli, e hai piantato tralci stranieri. Il giorno che li piantasti li circondasti di una siepe e ben presto facesti fiorire le tue piante, ma la raccolta ti sfugge nel giorno dell'angoscia, del disperato dolore. Oh, che rumore di popoli numerosi! muggono, come muggono i mari. Che tumulto di nazioni! Le nazioni rumoreggiano come rumoreggiano le grandi acque. Ma Egli le minaccia, ed esse fuggono lontano, cacciate, come la pula dei monti dal vento, come un turbine di polvere dall'uragano. Alla sera, ecco il terrore; prima del mattino, non sono piú. Ecco la fine di quanti ci spogliano, ecco la sorte di chi ci saccheggia!
Isaia 17:1-14 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)
Questo messaggio riguarda Damasco: «Damasco non sarà più una città, ma un cumulo di rovine. Le città che da essa dipendono saranno abbandonate per sempre. Saranno pascolo per pecore e bestiame che nessuno caccerà via. Èfraim resterà senza difesa e Damasco perderà la sua indipendenza. Gli Aramei superstiti subiranno la stessa sorte d'Israele. Lo dico io, il Signore dell'universo. Quel giorno la grandezza d'Israele sarà abbattuta; dove c’era ricchezza ci sarà povertà. Israele sarà come un campo dove il grano è stato tagliato e raccolto; apparirà desolato come la valle dei Refaìm dopo la mietitura. I superstiti saranno ben pochi, come le olive rimaste sull’albero dopo la raccolta: due o tre in alto, quattro o cinque sui rami più carichi. Lo dico io, il Signore Dio d'Israele. Quel giorno la gente tornerà a chiedere aiuto al suo creatore, al Santo d'Israele. Non si affideranno più agli altari costruiti con le loro mani; non avranno più fiducia nei pali sacri e negli altari per l’incenso. Quel giorno, le città ben difese saranno abbandonate e lasciate in rovina, come le città che gli Evei e gli Amorrei abbandonarono quando furono cacciati dagli Israeliti. Israele, tu hai dimenticato Dio che ti salva e ti protegge come una roccia potente. Invece coltivi piantagioni deliziose per il culto a un dio straniero. Ma anche se esse fioriscono lo stesso giorno in cui le pianti non raccoglierai niente: ci sarà solo pena e dolore». Si sente un frastuono di nazioni potenti come il rumore delle onde del mare, come lo scroscio di acque veementi. Le nazioni avanzano come acque scroscianti, ma Dio le minaccia ed esse si ritirano, si disperdono come polvere sulle colline, come foglie in un turbine di vento. A sera mettono terrore ma al mattino sono già scomparse. Questo è il destino di chiunque saccheggia la nostra terra.
Isaia 17:1-14 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)
ECCO, Damasco è tolto via, e ridotto a non essere più città; e sarà un monte di ruine. Le città di Aroer saranno abbandonate; saranno per le mandre, le quali vi giaceranno; e non vi sarà alcuno che le spaventi. E le fortezze verranno meno in Efraim, e il regno in Damasco, e nel rimanente della Siria; saranno come la gloria de' figliuoli d'Israele, dice il Signor degli eserciti. Ed avverrà in quel giorno che la gloria di Giacobbe sarà scemata, e la grassezza della sua carne dimagrerà. Ed avverrà loro, come quando il mietitore raccoglie le biade, e col suo braccio miete le spighe; avverrà, dico, come quando si raccolgono le spighe ad una ad una nella valle de' Rafei. E pur vi resteranno in esso alcuni grappoli; come quando si scuote l'ulivo, restano due o tre ulive nella cima delle vette, e quattro o cinque ne' rami madornali, dice il Signore Iddio d'Israele. In quel giorno l'uomo riguarderà a colui che l'ha fatto, e gli occhi suoi guarderanno verso il Santo d'Israele. E non riguarderà più verso gli altari, opera delle sue mani; e non guarderà a quello che le sue dita avranno fatto, nè a' boschi, nè a' simulacri. In quel giorno, le sue città forti saranno come rami e vette abbandonate; perciocchè saranno abbandonate dalla presenza de' figliuoli d'Israele; e vi sarà desolazione. Perciocchè tu hai dimenticato l'Iddio della tua salute, e non ti sei ricordato della Rocca della tua fortezza; perciò, pianterai piante bellissime, e porrai magliuoli forestieri. Di giorno farai crescere quello che avrai piantato, e la mattina farai germogliar quello che avrai posto; ma i rami ne saranno scossi al giorno del fiaccamento, e della doglia incurabile. GUAI alla turba de' gran popoli i quali romoreggiano come i mari; ed alla turba risonante delle nazioni, che risuonano a guisa di acque grosse! Le nazioni risuonano a guisa di grandi acque; ma Iddio le sgriderà, e fuggiranno lontano, e saranno perseguite come la pula de' monti dinanzi al vento, e come una palla dinanzi al turbo. Al tempo della sera ecco turbamento, e innanzi alla mattina non saranno più. Quest'è la parte di quelli che ci predano, e la sorte di quelli che ci rubano.