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Ecclesiaste 6:1-12

Ecclesiaste 6:1-12 Nuova Riveduta 2006 (NR06)

C’è un male che ho visto sotto il sole e che grava di frequente sugli uomini: eccone uno a cui Dio dà ricchezze, tesori e gloria, al punto che nulla gli manca di tutto ciò che può desiderare, ma Dio non gli dà il potere di goderne; ne gode uno straniero. Ecco una vanità, un male grave. Se uno generasse cento figli, vivesse molti anni tanto che i giorni dei suoi anni si moltiplicassero, se egli non si sazia di beni e non ha sepoltura, io dico che un aborto è più felice di lui. Infatti l’aborto nasce invano, se ne va nelle tenebre e il suo nome resta coperto di tenebre; non ha neppure visto né conosciuto il sole e tuttavia ha più riposo di quell’altro. Anche se questi vivesse due volte mille anni, se non gode benessere, a che scopo? Non va tutto a finire in un medesimo luogo? Tutta la fatica dell’uomo è per la sua bocca, però l’appetito suo non è mai sazio. Che vantaggio ha il saggio sullo stolto? O che vantaggio ha il povero che sa come comportarsi in presenza dei viventi? Vedere con gli occhi vale più del lasciare vagare i propri desideri. Anche questo è vanità, un correre dietro al vento. Ciò che esiste è già stato chiamato per nome da tempo, ed è noto che cosa l’uomo è, e che non può contendere con Colui che è più forte di lui. Moltiplicare le parole significa moltiplicare la vanità; che vantaggio ne viene all’uomo? Infatti, chi può sapere ciò che è buono per l’uomo nella sua vita, durante tutti i giorni della sua vita vana, che egli passa come un’ombra? Chi sa dire all’uomo quel che sarà dopo di lui sotto il sole?

Ecclesiaste 6:1-12 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

C'è un male che ho visto sotto il sole e che grava di frequente sugli uomini: eccone uno a cui Dio dà ricchezze, tesori e gloria, al punto che nulla gli manca di tutto ciò che può desiderare, ma Dio non gli dà il potere di goderne; ne gode uno straniero. Ecco una vanità, un male grave. Se uno generasse cento figli, vivesse molti anni tanto che i giorni dei suoi anni si moltiplicassero, se egli non si sazia di beni e non ha sepoltura, io dico che un aborto è piú felice di lui; perché l'aborto nasce invano, se ne va nelle tenebre e il suo nome resta coperto di tenebre; non ha neppure visto né conosciuto il sole e tuttavia ha piú riposo di quell'altro. Anche se questi vivesse due volte mille anni, se non gode benessere, a che scopo? Non va tutto a finire in un medesimo luogo? Tutta la fatica dell'uomo è per la sua bocca, però l'appetito suo non è mai sazio. Che vantaggio ha il saggio sullo stolto? O che vantaggio ha il povero che sa come comportarsi in presenza dei viventi? Vedere con gli occhi vale piú del lasciare vagare i propri desideri. Anche questo è vanità, un correre dietro al vento. Ciò che esiste è già stato chiamato per nome da tempo, ed è noto che cosa l'uomo è, e che non può contendere con Colui che è piú forte di lui. Moltiplicare le parole significa moltiplicare la vanità; che vantaggio ne viene all'uomo? Infatti, chi può sapere ciò che è buono per l'uomo nella sua vita, durante tutti i giorni della sua vita vana, che egli passa come un'ombra? Chi sa dire all'uomo quel che sarà dopo di lui sotto il sole?

Ecclesiaste 6:1-12 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)

Ho visto che può accadere un altro caso grave e doloroso per l’uomo in questo mondo. Dio concede a uno grandi ricchezze e onori, gli dà tutto quel che desidera, ma non gli permette di goderseli. Infatti un estraneo se li gode al suo posto. Questa è una disgrazia e una grande delusione. Uno può avere cento figli e vivere molto a lungo. Se però non è felice di quello che ha e quando è morto non gli danno sepoltura, che valore ha la sua lunga vita? Meglio essere un aborto piuttosto che vivere così! Un aborto nasce per niente e se ne va senza vedere la luce. Non ha nemmeno un nome. Non ha mai visto la luce del giorno, non ha conosciuto la vita, ma almeno riposa più tranquillo. L’altro, invece, potrebbe anche vivere duemila anni, senza trovare la felicità. E alla fine tutti vanno allo stesso luogo. L’uomo lavora per mangiare, ma la gola non è mai sazia. Che cosa ha il sapiente più dello stolto? Che cosa serve al povero conoscere le buone maniere? Meglio godere di ciò che si ha piuttosto che vivere di sogni e speranze. Fantasticare è inutile, come andare a caccia di vento. Ciò che esiste ha già un nome, e noi lo conosciamo: si chiama Uomo, ed egli non può competere con chi è più forte di lui. A far molti ragionamenti e discorsi si dicono molte sciocchezze. E che cosa ci si guadagna? Chi sa quel che è meglio per l’uomo? La sua vita ha i giorni contati, passa come un soffio, come l’ombra. Chi può dire che cosa succederà nel mondo dopo di noi?

Ecclesiaste 6:1-12 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)

VI è un male che io ho veduto sotto il sole, ed è frequente fra gli uomini; cioè: che vi è tal uomo, a cui Iddio ha date ricchezze, e facoltà, e gloria, talchè nulla manca all'anima sua, di tutto ciò ch'egli può desiderare; e pure Iddio non gli dà il potere di mangiarne, anzi uno strano le mangia. Questo è vanità, ed una mala doglia. Avvegnachè alcuno generi cento figliuoli, e viva molti anni, talchè il tempo della sua vita sia grande, se l'anima sua non è saziata di bene, e se non ha pur sepoltura, io dico che la condizione di un abortivo è migliore che la sua. Perciocchè quell'abortivo è venuto in vano, e se ne va nelle tenebre, e il suo nome è coperto di tenebre. Ed avvegnachè non abbia veduto il sole, nè avuto alcun conoscimento, pure ha più riposo di quell'altro. Il quale, benchè egli vivesse duemila anni, se non gode del bene, che vantaggio ne ha egli? non vanno essi tutti in un medesimo luogo? Tutta la fatica dell'uomo è per la sua bocca; e pur l'anima sua non è giammai sazia. Perciocchè, qual vantaggio ha il savio sopra lo stolto? qual vantaggio ha il povero intendente? di camminare davanti a' viventi. Meglio è il veder con gli occhi, che andar vagando qua e là con l'anima. Anche questo è vanità, e tormento di spirito. Già fu posto nome all'uomo ciò ch'egli è; ed egli è noto ch'esso nome fu Adamo; ed egli non può litigar con colui che è più forte di lui. Quando vi son cose assai, esse accrescono la vanità; e che vantaggio ne ha l'uomo? Perciocchè, chi sa qual cosa sia buona all'uomo in questa vita, tutti i giorni della vita della sua vanità, i quali egli passa come un'ombra? imperocchè, chi dichiarerà all'uomo ciò che sarà dopo lui sotto il sole?

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