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Qoelet 6:1-12

Qoelet 6:1-12 ICL00D

Ho visto che può accadere un altro caso grave e doloroso per l’uomo in questo mondo. Dio concede a uno grandi ricchezze e onori, gli dà tutto quel che desidera, ma non gli permette di goderseli. Infatti un estraneo se li gode al suo posto. Questa è una disgrazia e una grande delusione. Uno può avere cento figli e vivere molto a lungo. Se però non è felice di quello che ha e quando è morto non gli danno sepoltura, che valore ha la sua lunga vita? Meglio essere un aborto piuttosto che vivere così! Un aborto nasce per niente e se ne va senza vedere la luce. Non ha nemmeno un nome. Non ha mai visto la luce del giorno, non ha conosciuto la vita, ma almeno riposa più tranquillo. L’altro, invece, potrebbe anche vivere duemila anni, senza trovare la felicità. E alla fine tutti vanno allo stesso luogo. L’uomo lavora per mangiare, ma la gola non è mai sazia. Che cosa ha il sapiente più dello stolto? Che cosa serve al povero conoscere le buone maniere? Meglio godere di ciò che si ha piuttosto che vivere di sogni e speranze. Fantasticare è inutile, come andare a caccia di vento. Ciò che esiste ha già un nome, e noi lo conosciamo: si chiama Uomo, ed egli non può competere con chi è più forte di lui. A far molti ragionamenti e discorsi si dicono molte sciocchezze. E che cosa ci si guadagna? Chi sa quel che è meglio per l’uomo? La sua vita ha i giorni contati, passa come un soffio, come l’ombra. Chi può dire che cosa succederà nel mondo dopo di noi?