Atti degli Apostoli 24:1-23
Atti degli Apostoli 24:1-23 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)
Cinque giorni dopo, Ananìa, il *sommo sacerdote, arrivò con alcuni capi del popolo e un avvocato che si chiamava Tertullo. Si presentarono al governatore Felice per dichiarare le loro accuse contro Paolo. Fu chiamato anche lui. Poi Tertullo cominciò la sua accusa dicendo: «Per merito tuo, eccellentissimo Felice, noi godiamo di una lunga pace. Tu hai provveduto a concedere a questa nazione alcune riforme. Noi accogliamo tutto ciò con la più profonda gratitudine. Ma non ti voglio far perdere troppo tempo; perciò ti prego di ascoltare, nella tua bontà, quel che brevemente abbiamo da dirti. «Quest’uomo, secondo noi, è estremamente pericoloso. Egli è capo del gruppo dei nazirei, e provoca disordini dappertutto tra gli Ebrei sparsi nel mondo. Ha tentato perfino di profanare il *Tempio, noi l’abbiamo arrestato. [ ] Se tu lo interroghi potrai accertarti di tutte queste cose delle quali noi lo accusiamo». Anche gli Ebrei appoggiarono l’accusa di Tertullo e dissero che i fatti stavano proprio così. Il governatore fece un cenno a Paolo di parlare. Allora egli cominciò a dire: «So che da molti anni sei giudice di questo popolo. Perciò con fiducia parlerò in mia difesa. Sono venuto a Gerusalemme appena dodici giorni fa, per pregare nel *Tempio; è un fatto questo che tu stesso puoi controllare. Gli Ebrei non mi hanno mai trovato nel Tempio a discutere con qualcuno o a mettere confusione tra la folla. Neppure nelle *sinagoghe o per la città. Essi non possono dimostrare le accuse che ora lanciano contro di me. Ma ti dichiaro questo: io seguo quella nuova dottrina che essi considerano falsa. Io però riconosco e servo solo il Dio dei nostri padri e accetto tutto quel che è scritto nella *Legge di Mosè e nei libri dei *profeti. Come loro, io ho questa sicura speranza nel Signore: che tutti gli uomini, sia buoni che malvagi, risorgeranno dai morti. Per questo cerco anch’io di conservare sempre una coscienza pura dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini. «Ora, dopo molti anni, sono tornato per portare degli aiuti al mio popolo e per offrire *sacrifici. Proprio durante questi riti, gli Ebrei mi hanno trovato nel Tempio: stavo partecipando alla cerimonia della *purificazione e non c’era folla né agitazione di popolo. C’erano però alcuni Ebrei della provincia d'Asia: questi sì dovrebbero essere qui davanti a te per accusarmi se proprio hanno qualcosa contro di me. Oppure, lo dicano quelli che sono qui ora, se hanno trovato in me qualche colpa quando sono stato portato al tribunale ebraico. L’unica cosa che potrebbero dire è che una volta, stando in mezzo a loro, io gridai: Oggi, io vengo processato davanti a voi perché credo nella risurrezione dei morti». Felice era molto ben informato sulla fede cristiana; perciò mandò via gli accusatori di Paolo dicendo: «Quando verrà il comandante Lisia, allora esaminerò il vostro caso». Poi ordinò al capo dei soldati di fare la guardia a Paolo e di concedergli una certa libertà. Tutti gli amici di Paolo potevano andare da lui per aiutarlo.
Atti degli Apostoli 24:1-23 Nuova Riveduta 2006 (NR06)
Cinque giorni dopo, il sommo sacerdote Anania discese con alcuni anziani e con un avvocato di nome Tertullo, e si presentarono al governatore per accusare Paolo. Egli fu chiamato e Tertullo cominciò ad accusarlo, dicendo: «Siccome per merito tuo, eccellentissimo Felice, godiamo molta pace, e per la tua previdenza sono state fatte delle riforme in favore di questa nazione, noi in tutto e per tutto lo riconosciamo con viva gratitudine. Ora, per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di ascoltare brevemente, secondo la tua benevolenza. Abbiamo dunque trovato che quest’uomo è una peste, che fomenta rivolte fra tutti i Giudei del mondo ed è capo della setta dei Nazareni. Egli ha perfino tentato di profanare il tempio; perciò lo abbiamo arrestato; [e volevamo giudicarlo secondo la nostra legge; ma il tribuno Lisia è intervenuto e lo ha tolto con violenza dalle nostre mani, ordinando che i suoi accusatori si presentassero davanti a te;] interrogandolo, potrai tu stesso avere piena conoscenza di tutte le cose di cui noi lo accusiamo». I Giudei si unirono anch’essi nelle accuse, affermando che le cose stavano così. Allora Paolo, dopo che il governatore gli ebbe fatto cenno di parlare, rispose: «Sapendo che già da molti anni tu sei giudice di questa nazione, parlo con più coraggio a mia difesa. Perché tu puoi accertarti che non sono più di dodici giorni da quando salii a Gerusalemme per adorare; ed essi non mi hanno trovato nel tempio a discutere con nessuno né a fare assembramenti di popolo, né nelle sinagoghe né in città; e non possono provarti le cose delle quali ora mi accusano. Ma ti confesso questo, che adoro il Dio dei miei padri, secondo la Via che essi chiamano setta, credendo in tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti; avendo in Dio la speranza, condivisa anche da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. Per questo anch’io mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini. Dopo molti anni sono venuto a portare elemosine alla mia nazione e a presentare delle offerte. Mentre io stavo facendo questo, mi hanno trovato purificato nel tempio, senza assembramento e senza tumulto; e vi erano alcuni Giudei dell’Asia; questi avrebbero dovuto comparire davanti a te e accusarmi, se avevano qualcosa contro di me. Oppure dicano costoro quale misfatto hanno trovato in me, quando mi presentai davanti al sinedrio; a meno che si tratti di questa sola parola che gridai, quando comparvi davanti a loro: “È a motivo della risurrezione dei morti, che io sono oggi giudicato da voi”». Allora Felice, che era assai bene informato su questa Via, li rinviò dicendo: «Quando sarà giunto il tribuno Lisia, esaminerò il caso vostro». E ordinò al centurione che egli fosse custodito, permettendogli però una certa libertà e senza vietare ad alcuno dei suoi di rendergli dei servizi.
Atti degli Apostoli 24:1-23 Nuova Riveduta 1994 (NR94)
Cinque giorni dopo, il sommo *sacerdote Anania discese con alcuni *anziani e con un avvocato di nome Tertullo, e si presentarono al governatore per accusare *Paolo. Egli fu chiamato e Tertullo cominciò ad accusarlo, dicendo: «Siccome per merito tuo, eccellentissimo *Felice, godiamo molta pace, e per la tua previdenza sono state fatte delle riforme in favore di questa nazione, noi in tutto e per tutto lo riconosciamo con viva gratitudine. Ora, per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di ascoltare brevemente, secondo la tua benevolenza. Abbiamo dunque trovato che quest'uomo è una peste, che fomenta rivolte fra tutti i Giudei del mondo, ed è capo della setta dei Nazareni. Egli ha perfino tentato di profanare il *tempio; perciò lo abbiamo preso; [e volevamo giudicarlo secondo la nostra legge; ma il *tribuno Lisia è intervenuto, e lo ha tolto con violenza dalle nostre mani, ordinando che i suoi accusatori si presentassero davanti a te; ] interrogandolo, potrai tu stesso aver piena conoscenza di tutte le cose di cui noi lo accusiamo». I Giudei si unirono anch'essi nelle accuse, affermando che le cose stavano cosí. Allora Paolo, dopo che il governatore gli ebbe fatto cenno di parlare, rispose: «Sapendo che già da molti anni tu sei giudice di questa nazione, parlo con piú coraggio a mia difesa. Perché tu puoi accertarti che non sono piú di dodici giorni da quando salii a *Gerusalemme per adorare; ed essi non mi hanno trovato nel tempio a discutere con nessuno, né a fare assembramenti di popolo, né nelle *sinagoghe, né in città; e non possono provarti le cose delle quali ora mi accusano. Ma ti confesso questo, che adoro il Dio dei miei padri, secondo la Via che essi chiamano setta, credendo in tutte le cose che sono scritte nella legge e nei *profeti; avendo in Dio la speranza, condivisa anche da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. Per questo anch'io mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini. Dopo molti anni, sono venuto a portare elemosine alla mia nazione e a presentare delle offerte. Mentre io stavo facendo questo, mi hanno trovato purificato nel tempio, senza assembramento e senza tumulto; e vi erano alcuni Giudei dell'*Asia; questi avrebbero dovuto comparire davanti a te ed accusarmi, se avevano qualcosa contro di me. Oppure dicano costoro quale misfatto hanno trovato in me, quando mi presentai davanti al *sinedrio; a meno che si tratti di questa sola parola che gridai, quando comparvi davanti a loro: “È a motivo della risurrezione dei morti, che io sono oggi giudicato da voi”». Allora Felice, che era assai bene informato su questa Via, li rinviò, dicendo: «Quando sarà giunto il tribuno Lisia, esaminerò il caso vostro». E ordinò al *centurione che Paolo fosse custodito, permettendogli però una certa libertà, e senza vietare ad alcuno dei suoi di rendergli dei servizi.
Atti degli Apostoli 24:1-23 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)
ORA, cinque giorni appresso, il sommo sacerdote Anania discese, insieme con gli anziani, e con un certo Tertullo, oratore; e comparvero davanti al governatore contro a Paolo. Ed esso essendo stato chiamato, Tertullo cominciò ad accusarlo, dicendo: Godendo per te di molta pace, ed essendo molti buoni ordini stati fatti da te a questa nazione, per lo tuo provvedimento, noi in tutto e per tutto lo riconosciamo con ogni ringraziamento, eccellentissimo Felice. Or acciocchè io non ti dia più lungamente impaccio, io ti prego che secondo la tua equità, tu ascolti quello che abbiamo a dirti in breve. Che è, che noi abbiam trovato quest'uomo essere una peste, e commuover sedizione fra tutti i Giudei che son per lo mondo, ed essere il capo della setta de' Nazarei. Il quale ha eziandio tentato di profanare il tempio; onde noi, presolo, lo volevam giudicare secondo la nostra legge. Ma il capitano Lisia sopraggiunto, con grande sforzo, ce l'ha tratto delle mani, e l'ha mandato a te; comandando eziandio che gli accusatori d'esso venissero a te; da lui potrai tu stesso, per l'esaminazione che tu ne farai, saper la verità di tutte le cose delle quali non l'accusiamo. E i Giudei acconsentirono anch'essi a queste cose, dicendo che stavan così. E Paolo, dopo che il governatore gli ebbe fatto cenno che parlasse, rispose: Sapendo che tu già da molti anni sei stato giudice di questa nazione, più animosamente parlo a mia difesa. Poichè tu puoi venire in notizia che non vi son più di dodici giorni, che io salii in Gerusalemme per adorare. Ed essi non mi hanno trovato nel tempio disputando con alcuno, nè facendo raunata di popolo nelle sinagoghe, nè per la città. Nè anche possono provare le cose, delle quali ora mi accusano. Ora, ben ti confesso io questo, che, secondo la professione, la quale essi chiamano setta, così servo all'Iddio de' padri, credendo a tutte le cose che sono scritte nella legge, e ne' profeti; avendo speranza in Dio, che la risurrezione de' morti, così giusti come ingiusti, la quale essi ancora aspettano, avverrà. E intanto, io esercito me stesso in aver del continuo la coscienza senza offesa inverso Iddio, e inverso gli uomini. Ora, in capo di molti anni, io son venuto per far limosine, ed offerte alla mia nazione. Le quali facendo, alcuni Giudei dell'Asia mi hanno trovato purificato nel tempio, senza turba, e senza tumulto. A loro conveniva di comparire davanti a te, e d'accusarmi, se aveano cosa alcuna contro a me. Ovvero, dicano questi stessi, se hanno trovato alcun misfatto in me, quando io mi son presentato davanti al concistoro. Se non è di questa sola parola, che io gridai, essendo in piè fra loro: Io sono oggi giudicato da voi intorno alla risurrezione de' morti. Or Felice, udite queste cose, li rimise ad un altro tempo, dicendo: Dopo che io sarò più appieno informato di questa professione, quando il capitano Lisia sarà venuto, io prenderò conoscenza dei fatti vostri. E ordinò al centurione che Paolo fosse guardato, ma che fosse largheggiato, e ch'egli non divietasse ad alcun de' suoi di servirlo, o di venire a lui.