Atti degli Apostoli 21:4-40
Atti degli Apostoli 21:4-40 Nuova Riveduta 2006 (NR06)
Trovati i discepoli, soggiornammo là sette giorni. Essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non mettere piede a Gerusalemme; quando però fummo al termine di quei giorni, partimmo per continuare il viaggio, accompagnati da tutti loro, con le mogli e i figli, sin fuori dalla città; dopo esserci inginocchiati sulla spiaggia, pregammo e ci dicemmo addio; poi salimmo sulla nave, e quelli se ne tornarono alle loro case. Terminata la navigazione, da Tiro arrivammo a Tolemaide; e, salutati i fratelli, restammo un giorno con loro. Ripartiti il giorno dopo, giungemmo a Cesarea; ed entrati in casa di Filippo l’evangelista, che era uno dei sette, restammo da lui. Egli aveva quattro figlie non sposate, le quali profetizzavano. Eravamo là da molti giorni, quando scese dalla Giudea un profeta, di nome Agabo. Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: “A Gerusalemme i Giudei legheranno così l’uomo a cui questa cintura appartiene, e lo consegneranno nelle mani dei pagani”». Quando udimmo queste cose, tanto noi che quelli del luogo lo pregavamo di non salire a Gerusalemme. Paolo allora rispose: «Che fate voi, piangendo e spezzandomi il cuore? Sappiate che io sono pronto non solo a essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». E, poiché non si lasciava persuadere, ci rassegnammo dicendo: «Sia fatta la volontà del Signore». Dopo quei giorni, fatti i nostri preparativi, salimmo a Gerusalemme. Vennero con noi anche alcuni discepoli di Cesarea, che ci condussero in casa di un certo Mnasone di Cipro, discepolo di vecchia data, presso il quale dovevamo alloggiare. Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente. Il giorno seguente Paolo si recò con noi da Giacomo; e vi si trovarono tutti gli anziani. Dopo averli salutati, Paolo si mise a raccontare dettagliatamente quello che Dio aveva fatto tra i pagani, per mezzo del suo servizio. Ed essi, dopo averlo ascoltato, glorificavano Dio. Poi gli dissero: «Fratello, tu vedi quante migliaia di Giudei hanno creduto; e tutti sono zelanti per la legge. Ora sono stati informati su di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani ad abbandonare Mosè, e dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non conformarsi più ai riti. E allora? Sicuramente verranno a sapere che tu sei venuto. Fa’ dunque quello che ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto; prendili con te, purìficati con loro e paga le spese per loro affinché possano radersi il capo; così tutti conosceranno che non c’è niente di vero nelle informazioni che hanno ricevute sul tuo conto, ma che tu pure osservi la legge. Quanto ai pagani che hanno creduto, noi abbiamo scritto decretando che si astengano dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione». Allora Paolo, il giorno seguente, prese con sé quegli uomini e, dopo essersi purificato con loro, entrò nel tempio annunciando di voler compiere i giorni della purificazione, fino alla presentazione dell’offerta per ciascuno di loro. Quando i sette giorni stavano per compiersi, i Giudei dell’Asia, vedendolo nel tempio, aizzarono tutta la folla e gli misero le mani addosso, gridando: «Israeliti, venite in aiuto: questo è l’uomo che va predicando a tutti e dappertutto contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; e, oltre a ciò, ha condotto anche dei Greci nel tempio e ha profanato questo santo luogo». Infatti, prima avevano veduto Trofimo di Efeso in città con Paolo, e pensavano che egli lo avesse condotto nel tempio. Tutta la città fu in agitazione e si fece un assembramento di gente; afferrato Paolo, lo trascinarono fuori dal tempio, e subito le porte furono chiuse. Mentre cercavano di ucciderlo, fu riferito al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in subbuglio. Ed egli, presi immediatamente dei soldati e dei centurioni, si precipitò verso i Giudei, i quali, vedendo il tribuno e i soldati, cessarono di battere Paolo. Allora il tribuno si avvicinò, prese Paolo e ordinò che fosse legato con due catene; poi domandò chi fosse e che cosa avesse fatto. E nella folla gli uni gridavano una cosa e gli altri un’altra; per cui, non potendo sapere nulla di certo a causa della confusione, ordinò che fosse condotto nella fortezza. Quando Paolo arrivò alla gradinata dovette, per la violenza della folla, essere portato di peso dai soldati, perché una marea di gente incalzava, gridando: «A morte!» Quando Paolo stava per essere introdotto nella fortezza, disse al tribuno: «Mi è permesso dirti qualcosa?» Quegli rispose: «Sai il greco? Non sei dunque quell’egiziano che tempo fa sobillò e condusse nel deserto quei quattromila briganti?» Ma Paolo disse: «Io sono un Giudeo di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia; e ti prego che tu mi permetta di parlare al popolo». Il tribuno glielo permise e Paolo, stando in piedi sulla gradinata, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un gran silenzio, parlò loro in ebraico, dicendo
Atti degli Apostoli 21:4-40 Nuova Riveduta 1994 (NR94)
Trovati i discepoli, soggiornammo là sette giorni. Essi, mossi dallo Spirito, dicevano a *Paolo di non metter piede a *Gerusalemme; quando però fummo al termine di quei giorni, partimmo per continuare il viaggio, accompagnati da tutti loro, con le mogli e i figli, sin fuori dalla città; dopo esserci inginocchiati sulla spiaggia, pregammo e ci dicemmo addio; poi salimmo sulla nave, e quelli se ne tornarono alle loro case. Terminata la navigazione, da Tiro arrivammo a Tolemaide; e, salutati i fratelli, restammo un giorno con loro. Ripartiti il giorno dopo, giungemmo a *Cesarea; ed entrati in casa di *Filippo l'evangelista, che era uno dei sette, restammo da lui. Egli aveva quattro figlie non sposate, le quali profetizzavano. Eravamo là da molti giorni, quando scese dalla *Giudea un *profeta, di nome Agabo. Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: “A Gerusalemme i Giudei legheranno cosí l'uomo a cui questa cintura appartiene, e lo consegneranno nelle mani dei pagani”». Quando udimmo queste cose, tanto noi che quelli del luogo lo pregavamo di non salire a Gerusalemme. Paolo allora rispose: «Che fate voi, piangendo e spezzandomi il cuore? Sappiate che io sono pronto non solo a essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesú». E, poiché non si lasciava persuadere, ci rassegnammo dicendo: «Sia fatta la volontà del Signore». Dopo quei giorni, fatti i nostri preparativi, salimmo a Gerusalemme. Vennero con noi anche alcuni discepoli di Cesarea, che ci condussero in casa di un certo Mnasone di Cipro, discepolo di vecchia data, presso il quale dovevamo alloggiare. Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente. Il giorno seguente, Paolo si recò con noi da *Giacomo; e vi si trovarono tutti gli *anziani. Dopo averli salutati, Paolo si mise a raccontare dettagliatamente quello che Dio aveva fatto tra i pagani, per mezzo del suo servizio. Ed essi, dopo averlo ascoltato, glorificavano Dio. Poi, dissero a Paolo: «Fratello, tu vedi quante migliaia di Giudei hanno creduto; e tutti sono zelanti per la legge. Ora sono stati informati su di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani ad abbandonare *Mosè, e dicendo di non circoncidere piú i loro figli e di non conformarsi piú ai riti. E allora? È inevitabile [che molti di loro si radunino, perché] verranno a sapere che tu sei venuto. Fa' dunque quello che ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto; prendili con te, puríficati con loro, e paga le spese per loro affinché possano radersi il capo; cosí tutti conosceranno che non c'è niente di vero nelle informazioni che hanno ricevute sul tuo conto; ma che tu pure osservi la legge. Quanto ai pagani che hanno creduto, noi abbiamo scritto decretando che si astengano dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione». Allora Paolo, il giorno seguente, prese con sé quegli uomini e, dopo essersi purificato con loro, entrò nel *tempio, annunziando di voler compiere i giorni della purificazione, fino alla presentazione dell'offerta per ciascuno di loro. Quando i sette giorni stavano per compiersi, i Giudei dell'*Asia, vedendolo nel tempio, aizzarono tutta la folla, e gli misero le mani addosso, gridando: «Israeliti, venite in aiuto: questo è l'uomo che va predicando a tutti e dappertutto contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; e oltre a ciò, ha condotto anche dei Greci nel tempio, e ha profanato questo santo luogo». Infatti, prima avevano veduto *Trofimo di *Efeso in città con Paolo, e pensavano che egli lo avesse condotto nel tempio. Tutta la città fu in agitazione e si fece un assembramento di gente; afferrato Paolo, lo trascinarono fuori dal tempio, e subito le porte furono chiuse. Mentre cercavano di ucciderlo, fu riferito al *tribuno della *coorte che tutta Gerusalemme era in subbuglio. Ed egli, presi immediatamente dei soldati e dei *centurioni, si precipitò verso i Giudei, i quali, vedendo il tribuno e i soldati, cessarono di battere Paolo. Allora il tribuno si avvicinò, prese Paolo, e ordinò che fosse legato con due catene; poi domandò chi fosse e che cosa avesse fatto. E nella folla gli uni gridavano una cosa, e gli altri un'altra; per cui, non potendo sapere nulla di certo a causa della confusione, ordinò che fosse condotto nella fortezza. Quando Paolo arrivò alla gradinata dovette, per la violenza della folla, essere portato di peso dai soldati, perché una marea di gente incalzava, gridando: «A morte!» Quando Paolo stava per essere introdotto nella fortezza, disse al tribuno: «Mi è permesso dirti qualcosa?» Quegli rispose: «Sai il greco? Non sei dunque quell'egiziano che tempo fa sobillò e condusse nel deserto quei quattromila briganti?» Ma Paolo disse: «Io sono un giudeo di *Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia; e ti prego che tu mi permetta di parlare al popolo». Il tribuno glielo permise e Paolo, stando in piedi sulla gradinata, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un gran silenzio, parlò loro in ebraico, dicendo
Atti degli Apostoli 21:4-40 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)
Visitammo i *discepoli di questa città e restammo con loro una settimana. Per suggerimento dello Spirito, essi dicevano a Paolo di non salire a Gerusalemme. Ma quando furono passati quei giorni partimmo. Tutta la comunità, comprese le donne e i bambini, ci accompagnò, finché arrivammo fuori città. Qui ci mettemmo in ginocchio sulla spiaggia a pregare. Poi ci salutammo a vicenda: noi salimmo sulla nave, ed essi ritornarono alle loro case. Dalla città di Tiro andammo a Tolemàide, e così si concluse il nostro viaggio per mare. Andammo a salutare i cristiani della città di Tolemàide, restando con loro un giorno. Il giorno dopo partimmo di nuovo per raggiungere Cesarèa. Là ci ospitò l’evangelista Filippo che era uno dei sette diaconi. Egli aveva quattro figlie non sposate, che avevano il dono della profezia. Eravamo a Cesarèa da parecchi giorni, quando giunse nella regione della Giudea un certo Agabo, *profeta. Egli venne a farci visita. A un certo punto, prese la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani, poi disse: «Ecco che cosa dice lo *Spirito Santo: l’uomo al quale appartiene questa cintura sarà legato in questa maniera dagli Ebrei a Gerusalemme e sarà consegnato in mano ai pagani». Sentendo queste parole, noi e gli altri presenti pregammo Paolo di non andare a Gerusalemme. Ma Paolo ci rispose: «Perché piangete e cercate di togliermi il coraggio? Io sono pronto ad affrontare in Gerusalemme non solo la prigione ma anche la morte per amore del Signore Gesù». Visto che Paolo non si lasciava convincere, noi, rassegnati, dicemmo: «Sia fatta la volontà del Signore». Alcuni giorni più tardi, ci preparammo per il viaggio e si partì per Gerusalemme. Vennero con noi anche alcuni cristiani di Cesarèa: essi ci condussero da un certo Mnasòne, presso il quale trovammo alloggio. Egli era nativo di Cipro, ed era stato uno dei primi a diventare cristiano. Appena arrivati a Gerusalemme, i cristiani ci accolsero con gioia. Il giorno dopo, Paolo venne con noi da Giacomo, e trovammo uniti tutti i responsabili della comunità. Paolo li salutò e poi riferì loro, a una a una, tutte le cose che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo del servizio da lui svolto. I responsabili lo ascoltarono e ringraziarono Dio. Poi dissero a Paolo: «Tu vedi, fratello, quante migliaia di Ebrei sono diventati cristiani e tu sai che tutti sono rimasti molto attaccati alla *legge di Mosè. Ebbene, essi hanno sentito dire che tu insegni a tutti gli Ebrei che vivono tra i pagani di abbandonare la legge di Mosè, dici di non circoncidere più i figli e di non seguire più le tradizioni ebraiche. Ora che cosa accadrà, quando gli Ebrei di questa città verranno a sapere che sei arrivato? «Fa’ quello che ti suggeriamo: ci sono tra di noi quattro uomini che hanno fatto il voto di non bere vino e di non tagliarsi i capelli per un po’ di tempo. Va’ al *Tempio con loro e partecipa anche tu alla cerimonia della *purificazione. Poi paga per loro le spese per i *sacrifici che sciolgono dal voto. Così tutti capiranno che non c’è nulla di vero nelle informazioni ricevute riguardo a te, e che tu invece vivi in modo conforme alla legge di Mosè. «Ai pagani che sono diventati cristiani noi abbiamo fatto conoscere per lettera le nostre decisioni: essi non devono mangiare la carne di animali sacrificati agli idoli; non devono mangiare il sangue o la carne di animali morti per soffocamento; infine devono astenersi dai disordini sessuali». Paolo prese con sé quei quattro uomini e con loro, il giorno seguente, partecipò al rito della purificazione. Poi entrò nel Tempio per far sapere ai *sacerdoti quando scadeva il loro voto: per quel giorno infatti ciascuno di loro doveva offrire il sacrificio. Stavano ormai per finire i sette giorni, quando gli Ebrei della provincia dell’Asia videro Paolo nel Tempio. Eccitarono la folla contro di lui e riuscirono a prenderlo. Gridavano: «Uomini d'Israele, venite ad aiutarci! Questo è l’uomo che va predicando a tutti e dappertutto contro il popolo d'Israele, contro la *legge di Mosè e contro il Tempio di Dio. Adesso, per di più, ha fatto entrare alcuni non Ebrei nel Tempio e così ha profanato questo luogo santo». Poco prima infatti essi avevano visto Paolo in giro per la città in compagnia di Tròfimo, nativo di Efeso, e pensavano che Paolo lo avesse fatto entrare nel Tempio. Allora in tutta la città ci fu grande agitazione e il popolo accorse da ogni parte. Presero Paolo e lo trascinarono fuori del Tempio. Poi chiusero subito le porte del Tempio. La gente stava cercando di ucciderlo, ma qualcuno salì in fretta dal comandante romano e gli disse: «Tutta Gerusalemme è in agitazione». Subito il comandante prese con sé alcuni soldati e ufficiali e si precipitò verso la folla. Vedendo il comandante e i soldati, gli Ebrei smisero di picchiare Paolo. Allora il comandante si avvicinò, e arrestò Paolo e lo fece legare con due catene. Intanto chiedeva alla gente: «Chi è costui? Che cosa ha fatto?». Ma in mezzo alla folla chi gridava una cosa, chi un’altra. Non potendo conoscere con sicurezza quel che era accaduto, a causa della confusione, il comandante ordinò di condurre Paolo nella fortezza. Quando arrivarono ai gradini della fortezza, la folla premeva con tale violenza che i soldati dovettero prendere Paolo sulle spalle. Una gran massa di popolo infatti veniva dietro e gridava: «A morte!». Mentre lo portavano nella fortezza, Paolo disse al comandante dei soldati: — Posso dirti una cosa? Il comandante allora gli disse: — Come, tu sai parlare in greco? Non sei tu, dunque, quell’Egiziano che recentemente ha provocato una rivolta e ha condotto nel deserto quattromila briganti? Paolo rispose: — Io sono un Ebreo nato a Tarso, una città abbastanza importante della Cilicia. Ti prego, permettimi di parlare al popolo. Il comandante acconsentì. Allora Paolo in piedi, dall’alto della scala, con un cenno della mano invitò la folla a tacere. Ottenuto il silenzio Paolo cominciò a parlare loro in ebraico così
Atti degli Apostoli 21:4-40 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)
E, trovati i discepoli, dimorammo quivi sette giorni; ed essi, per lo Spirito, dicevano a Paolo, che non salisse in Gerusalemme. Ora, dopo che avemmo passati quivi que' giorni, partimmo, e ci mettemmo in cammino, accompagnati da tutti loro, con le mogli, e figliuoli, fin fuor della città; e postici in ginocchioni in sul lito, facemmo orazione. Poi, abbracciatici gli uni gli altri, montammo in su la nave; e quelli se ne tornarono alle case loro. E noi, compiendo la navigazione, da Tiro arrivammo a Ptolemaida; e, salutati i fratelli, dimorammo un giorno appresso di loro. E il giorno seguente, essendo partiti, arrivammo a Cesarea; ed entrati in casa di Filippo l'evangelista, ch'era l'uno de' sette, dimorammo appresso di lui. Or egli avea quattro figliuole vergini, le quali profetizzavano. E, dimorando noi quivi molti giorni, un certo profeta, chiamato per nome Agabo, discese di Giudea. Ed egli, essendo venuto a noi, e presa la cintura di Paolo, se ne legò le mani ed i piedi, e disse: Questo dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei in Gerusalemme l'uomo di cui è questa cintura, e lo metteranno nelle mani de' Gentili. Ora, quando udimmo queste cose, e noi, e que' del luogo, lo pregavamo che non salisse in Gerusalemme. Ma Paolo rispose: Che fate voi, piangendo, e macerandomi il cuore? poichè io sia tutto pronto, non solo ad esser legato, ma eziandio a morire in Gerusalemme, per lo nome del Signor Gesù. E, non potendo egli esser persuaso, noi ci acquetammo, dicendo: La volontà del Signore sia fatta. E, dopo que' giorni, ci mettemmo in ordine, e salimmo in Gerusalemme. E con noi vennero eziandio alcuni de' discepoli di Cesarea, menando con loro un certo Mnason Cipriota, antico discepolo, presso il quale dovevamo albergare. Ora, come fummo giunti in Gerusalemme, i fratelli ci accolsero lietamente. E il giorno seguente, Paolo entrò con noi da Giacomo; e tutti gli anziani vi si trovarono. E Paolo, salutatili, raccontò loro ad una ad una le cose che il Signore avea fatte fra i Gentili, per lo suo ministerio. Ed essi, uditele, glorificavano Iddio; poi dissero a Paolo: Fratello, tu vedi quante migliaia vi sono de' Giudei che hanno creduto; e tutti son zelanti della legge. Or sono stati informati intorno a te, che tu insegni tutti i Giudei, che son fra i Gentili, di rivoltarsi da Mosè, dicendo che non circoncidano i figliuoli, e non camminino secondo i riti. Che devesi adunque fare? del tutto conviene che la moltitudine si raduni, perciocchè udiranno che tu sei venuto. Fa' dunque questo che ti diciamo. Noi abbiamo quattro uomini, che hanno un voto sopra loro. Prendili teco, e purificati con loro, e fa' la spesa con loro; acciocchè si tondano il capo, e tutti conoscano che non è nulla di quelle cose delle quali sono stati informati intorno a te; ma che tu ancora procedi osservando la legge. Ma, quant'è a' Gentili che hanno creduto, noi ne abbiamo scritto, avendo statuito che non osservino alcuna cosa tale; ma solo che si guardino dalle cose sacrificate agl'idoli, e dal sangue, e dalle cose soffocate, e dalla fornicazione. Allora Paolo, presi seco quegli uomini, il giorno seguente, dopo essersi con loro purificato, entrò con loro nel tempio, pubblicando i giorni della purificazione esser compiuti, infino a tanto che l'offerta fu presentata per ciascun di loro. Ora, come i sette giorni erano presso che compiuti, i Giudei dell'Asia, vedutolo nel tempio, commossero tutta la moltitudine, e gli misero le mani addosso, gridando: Uomini Israeliti, venite al soccorso; costui è quell'uomo, che insegna per tutto a tutti una dottrina che è contro al popolo, e contro alla legge, e contro a questo luogo; ed oltre a ciò, ha eziandio menati de' Greci dentro al tempio, ed ha contaminato questo santo luogo. (Perciocchè dinanzi avean veduto Trofimo Efesio nella città con Paolo, e pensavano ch'egli l'avesse menato dentro al tempio.) E tutta la città fu commossa, e si fece un concorso di popolo; e, preso Paolo, lo trassero fuor del tempio; e subito le porte furon serrate. Ora, com'essi cercavano d'ucciderlo, il grido salì al capitano della schiera, che tutta Gerusalemme era sottosopra. Ed egli in quello stante prese de' soldati, e de' centurioni, e corse a' Giudei. Ed essi, veduto il capitano, e i soldati, restarono di batter Paolo. E il capitano, accostatosi, lo prese, e comandò che fosse legato di due catene; poi domandò chi egli era, e che cosa avea fatto. E gli uni gridavano una cosa, e gli altri un'altra, nella moltitudine; laonde, non potendone egli saper la certezza, per lo tumulto, comandò ch'egli fosse menato nella rocca. Ed avvenne, quando egli fu sopra i gradi, ch'egli fu portato da' soldati, per lo sforzo della moltitudine. Poichè la moltitudine del popolo lo seguitava, gridando: Toglilo. OR Paolo, come egli era per esser menato dentro alla rocca, disse al capitano: Emmi egli lecito di dirti qualche cosa? Ed egli disse: Sai tu Greco? Non sei tu quell'Egizio, il quale a' dì passati suscitò, e menò nel deserto que' quattromila ladroni? E Paolo disse: Quant'è a me, io son uomo Giudeo, da Tarso, cittadino di quella non ignobile città di Cilicia; or io ti prego che tu mi permetta di parlare al popolo. Ed avendoglielo egli permesso, Paolo, stando in piè sopra i gradi, fece cenno con la mano al popolo. E, fattosi gran silenzio, parlò loro in lingua ebrea, dicendo