L'amico mio è simile ad un cavriuolo,
O ad un cerbiatto;
Ecco ora sta dietro alla nostra parete,
Egli riguarda per le finestre,
Egli si mostra per i cancelli.
Il mio amico mi ha fatto motto, e mi ha detto:
Levati, amica mia, bella mia, e vientene.
Perciocchè, ecco, il verno è passato;
Il tempo delle gran piogge è mutato, ed è andato via;
I fiori si veggono sulla terra;
Il tempo del cantare è giunto,
E s'ode la voce della tortola nella nostra contrada.
Il fico ha messi i suoi ficucci,
E le viti fiorite rendono odore;
Levati, amica mia, bella mia, e vientene.
O colomba mia, che stai nelle fessure delle rocce,
Ne' nascondimenti de' balzi,
Fammi vedere il tuo aspetto,
Fammi udir la tua voce;
Perciocchè la tua voce è soave, e il tuo aspetto è bello.
Pigliateci le volpi,
Le piccole volpi che guastano le vigne,
Le nostre vigne fiorite.
Il mio amico è mio, ed io son sua;
Di lui, che pastura la greggia fra i gigli.
Ritornatene, amico mio,
A guisa di cavriuolo o di cerbiatto,
Sopra i monti di Beter,
Finchè spiri l'aura del giorno,
E che le ombre se ne fuggano.