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FATTI DEGLI APOSTOLI 16:12-40

FATTI DEGLI APOSTOLI 16:12-40 DB1885

e di là a Filippi, ch'è la prima città di quella parte di Macedonia, ed è colonia; e dimorammo in quella città alquanti giorni. E nel giorno del sabato andammo fuor della città, presso del fiume, dove era il luogo ordinario dell'orazione; e postici a sedere, parlavamo alle donne ch'erano quivi raunate. Ed una certa donna, chiamata per nome Lidia, mercatante di porpora, della città di Tiatiri, la qual serviva a Dio, stava ad ascoltare. E il Signore aperse il suo cuore, per attendere alle cose dette da Paolo. E, dopo che fu battezzata ella e la sua famiglia, ci pregò dicendo: Se voi mi avete giudicata esser fedele al Signore, entrate in casa mia, e dimoratevi. E ci fece forza. Or avvenne, come noi andavamo all'orazione, che noi incontrammo una fanticella, che avea uno spirito di Pitone, la quale con indovinare facea gran profitto a' suoi padroni. Costei, messasi a seguitar Paolo e noi, gridava, dicendo: Questi uomini son servitori dell'Iddio altissimo, e vi annunziano la via della salute. E fece questo per molti giorni; ma, essendone Paolo annoiato, si rivoltò, e disse allo spirito: Io ti comando, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca fuor di lei. Ed egli uscì in quello stante. Or i padroni d'essa, veggendo che la speranza del lor guadagno era svanita, presero Paolo, e Sila, e li trassero alla corte a' rettori. E presentatili a' pretori, dissero: Questi uomini turbano la nostra città; perciocchè son Giudei; ed annunziano dei riti, i quali non è lecito a noi, che siam Romani, di ricevere, nè di osservare. La moltitudine ancora si levò tutta insieme contro a loro; e i pretori, stracciate loro le vesti, comandarono che fosser frustati. E dopo aver loro data una gran battitura, li misero in prigione, comandando al carceriere di guardarli sicuramente. Il quale, ricevuto un tal comandamento, li mise nella prigione più addentro, e serrò loro i piedi ne' ceppi. Or in su la mezzanotte, Paolo e Sila, facendo orazione, cantavono inni a Dio; e i prigioni li udivano. E di subito si fece un gran tremoto, talchè i fondamenti della prigione furono scrollati; e in quello stante tutte le porte si apersero, e i legami di tutti si sciolsero. E il carceriere, destatosi, e vedute le porte della prigione aperte, trasse fuori la spada, ed era per uccidersi, pensando che i prigioni se ne fosser fuggiti. Ma Paolo gridò ad alta voce, dicendo: Non farti male alcuno; perciocchè noi siam tutti qui. Ed egli, chiesto un lume, saltò dentro; e tutto tremante, si gettò a' piedi di Paolo e di Sila. E menatili fuori, disse: Signori, che mi conviene egli fare per esser salvato? Ed essi dissero: Credi nel Signor Gesù Cristo, e sarai salvato tu, e la casa tua. Ed essi annunziarono la parola del Signore a lui, ed a tutti coloro ch'erano in casa sua. Ed egli, presili in quell'istessa ora della notte, lavò loro le piaghe. Poi in quell'istante fu battezzato egli, e tutti i suoi. Poi, menatili in casa sua, mise loro la tavola; e giubilava d'avere, con tutta la sua casa, creduto a Dio. Ora, come fu giorno, i pretori mandarono i sergenti a dire al carceriere: Lascia andar quegli uomini. E il carceriere rapportò a Paolo queste parole, dicendo: I pretori hanno mandato a dire che siate liberati; ora dunque uscite, e andatevene in pace. Ma Paolo disse loro: Dopo averci pubblicamente battuti, senza essere stati condannati in giudicio, noi che siam Romani, ci hanno messi in prigione; ed ora celatamente ci mandano fuori! La cosa non andrà così; anzi, vengano eglino stessi, e ci menino fuori. E i sergenti rapportarono queste parole a' pretori; ed essi temettero, avendo inteso ch'erano Romani. E vennero, e li pregarono di perdonar loro; e menatili fuori, li richiesero d'uscir della città. Ed essi, usciti di prigione, entrarono in casa di Lidia; e, veduti i fratelli, li consolarono, e poi si dipartirono.