Perché l’oro così puro e brillante si è annerito?
Perché le pietre del tempio
sono sparpagliate a ogni angolo di strada?
Perché gli abitanti di Sion,
un tempo preziosi come l’oro,
ora sono stimati come vasi di creta,
lavoro di un vasaio qualunque?
Perfino gli sciacalli allattano
i loro piccoli,
ma il mio popolo è crudele
verso i suoi figli
come gli struzzi del deserto.
La lingua dei lattanti
si è attaccata al palato per la sete.
I bambini chiedono pane,
ma nessuno gliene dà.
Quelli che mangiavano cibi delicati
ora cadono sfiniti per strada.
Quelli che erano stati allevati nel lusso
frugano tra le immondizie.
I peccati del mio popolo sono più grandi
di quelli commessi a Sòdoma,
distrutta in un attimo
senza il tempo di reagire.
I suoi prìncipi erano più splendenti della neve,
più bianchi del latte;
i loro corpi erano più rossi dei coralli,
le loro vene come il blu dello zaffiro.
Ora sembrano più neri della fuliggine,
non si riconoscono più per le strade.
Hanno solo pelle raggrinzita sulle ossa,
pelle secca come corteccia d'albero.
Quelli uccisi dalla spada sono più fortunati
di quelli uccisi dalla fame,
caduti senza forze
vittime della carestia.
Nel disastro che ora ha colpito il mio popolo,
donne già piene di compassione
hanno cotto con le loro mani
i propri bambini per nutrirsi.
Il Signore è giunto al colmo della sua ira,
ha riversato la sua collera ardente.
Ha acceso in Sion un incendio
che ha divorato le sue fondamenta.
Né i re della terra né gli abitanti del mondo
avrebbero mai creduto
che nemici e avversari sarebbero entrati
per le porte di Gerusalemme.
Ma questo è accaduto
per le colpe dei profeti,
per i peccati dei sacerdoti
che hanno versato nella città
il sangue dei giusti.
Come ciechi vagano incerti
nelle strade, sporchi di sangue.
Non si possono toccare i loro vestiti.
Quando arrivano si grida:
«Allontanatevi, sono impuri!
Allontanatevi, non li toccate!».
Essi fuggono e vanno randagi.
I popoli stranieri dicono:
«Non possono rimanere tra di noi».
Il Signore stesso li ha dispersi:
non li vuole più vedere.
Nessuno ha avuto riguardo per i sacerdoti,
né rispetto per gli anziani.
I nostri occhi si consumano nell’attesa
di un aiuto che non arriva.
Scrutavamo dalle nostre postazioni
l’arrivo di una nazione che non poteva salvarci.
I nemici sorvegliano i nostri passi,
ci proibiscono di andare nelle nostre piazze.
I nostri giorni sono contati,
la nostra fine è vicina, è arrivata.
I nostri persecutori sono più veloci
delle aquile nel cielo.
Ci hanno inseguiti sulle montagne,
ci hanno teso agguati nel deserto.
Colui che ci fa respirare,
il re che il Signore aveva consacrato,
è caduto nelle loro trappole.
E noi dicevamo: «Alla sua ombra
avremo il nostro posto tra le nazioni».
Gioisci, esulta, Edom,
tu che abiti nella regione di Us!
Anche tu berrai la coppa,
ti ubriacherai e ti mostrerai nuda.
La tua punizione è compiuta, Sion, figlia,
egli non ti manderà più in esilio.
Per quanto riguarda te, Edom,
il Signore punirà i tuoi peccati,
smaschererà le tue colpe.