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Giovanni 9:1-34

Giovanni 9:1-34 ICL00D

Camminando, Gesù passò accanto a un uomo che era cieco fin dalla nascita. I *discepoli chiesero a Gesù: — *Maestro, se quest’uomo è nato cieco, di chi è la colpa? Sua o dei suoi genitori? Gesù rispose: — Non ne hanno colpa né lui né i suoi genitori, ma è così perché in lui si possano manifestare le opere di Dio. Finché è giorno, io devo fare le opere del Padre che mi ha mandato. Poi verrà la notte, e allora nessuno può agire più. Mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo. Così disse Gesù, poi sputò in terra, fece un po’ di fango e lo mise sugli occhi del cieco. Poi gli disse: — Va’ a lavarti alla piscina di Siloe (Siloe vuol dire «mandato»). Quello andò, si lavò e tornò indietro che ci vedeva. Allora i vicini di casa e tutti quelli che prima lo vedevano chiedere l’elemosina dicevano: — Ma questo non è il mendicante che stava lì seduto a chiedere l’elemosina? Alcuni rispondevano: — È proprio lui. Altri invece dicevano: — Non è lui, è uno che gli somiglia. Lui però dichiarava: — Sì, sono io. La gente allora gli domandò: — Com’è che non sei più cieco? Rispose: — Quell’uomo, che chiamano Gesù, ha fatto un po’ di fango e me l’ha messo sugli occhi. Poi mi ha detto: Va’ a lavarti nella piscina di Siloe. Ci sono andato, mi sono lavato e ho cominciato a vedere. Gli domandarono: — E dov’è, ora, quell’uomo? Rispose: — Non lo so. Allora portarono davanti ai farisei colui che era stato cieco. I farisei chiesero di nuovo a quell’uomo in che modo aveva cominciato a vedere. Egli rispose: — Mi ha messo un po’ di fango sugli occhi. Poi mi sono lavato e ora vedo. Il giorno che Gesù gli aveva aperto gli occhi con il fango era un *sabato. Alcuni farisei dissero: — Quell’uomo non viene da Dio, perché non rispetta il sabato. Altri obiettavano: — Non è possibile che un peccatore faccia *miracoli così straordinari. Non tutti dunque erano dello stesso parere. Si rivolsero di nuovo al cieco e gli dissero: — Ma tu, che cosa dici di quel tale che ti ha aperto gli occhi? Egli rispose: — È un *profeta. Ma le autorità non volevano credere che era stato cieco e ora vedeva; perciò chiamarono i suoi genitori e li interrogarono: — È questo il figlio vostro, che secondo voi è nato cieco? E come mai ora vede? I genitori risposero: — Noi sappiamo che questo è nostro figlio, e che è nato cieco. Come mai ora egli veda, non lo sappiamo. Chi sia stato a ridargli la vista, non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: è maggiorenne, può parlare per conto suo. Dissero così perché avevano paura. Infatti se qualcuno riconosceva Gesù come *Messia, non lo lasciavano più entrare nella *sinagoga. Perciò i genitori dissero: «È abbastanza grande, chiedetelo a lui». Allora chiamarono per la seconda volta quello che era stato cieco e gli ordinarono: — Di’ la verità di fronte a Dio! Noi sappiamo che quell’uomo è un peccatore! Rispose: — Io non so se è un peccatore o no. Una cosa però io so di certo: che ero cieco e ora vedo. Allora gli dissero: — Che cosa ti ha fatto? In che modo ti ha aperto gli occhi? Rispose: — Ve l’ho già detto e non avete ascoltato. Perché volete sentirlo ancora? Per caso, volete diventare suoi discepoli anche voi? Allora lo insultarono e gli dissero: — Tu sì; tu sei un discepolo di lui! Noi siamo discepoli di Mosè. A Mosè ha parlato Dio, ne siamo sicuri; ma questo Gesù, non sappiamo da dove viene. Rispose l’uomo: — Proprio questo è strano: voi non sapete da dove viene, ma intanto io non sono più cieco perché egli mi ha dato la vista! Non si è mai sentito, finora, che uno abbia dato la vista a un uomo nato cieco. Se lui non venisse da Dio non potrebbe farlo, perché Dio non ascolta i malvagi, ma ascolta chi lo rispetta e fa la sua volontà. Ma quelli replicarono: — Tu sei tutto quanto nel peccato fin dalla nascita e vuoi insegnare a noi? E lo buttarono fuori.