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Isaia 5:3-30

Isaia 5:3-30 ICL00D

Allora disse il mio amico: «Abitanti di Gerusalemme e di Giuda, fate da arbitri tra me e la mia vigna: potevo fare di più per la mia vigna? Perché essa mi ha dato solo uva selvatica e non l’uva buona che io mi aspettavo? Ecco quel che farò alla mia vigna: le toglierò la siepe d'intorno, abbatterò il muro di cinta, la farò diventare un pascolo, un ritrovo per animali selvatici. La ridurrò terreno incolto: nessuno verrà più né a zappare né a potare, vi cresceranno soltanto rovi e spine. Dirò alle nuvole di non darle la pioggia». Anche il Signore dell'universo ha una vigna: Israele. Questa piantagione da lui preferita è il popolo di Giuda. Dio si aspettava giustizia vi trovò invece assassinii e violenze, chiedeva fedeltà udì solamente le grida degli sfruttati. Guai a voi, che continuate a comprare palazzi e terreni. Voi che non lasciate un pezzo di terra a nessuno e diventate così gli unici padroni del paese. Ho sentito che il Signore dell'universo ha fatto un giuramento: «Tutte queste abitazioni saranno distrutte, questi palazzi grandi e belli resteranno disabitati. Una vigna di tre ettari non produrrà nemmeno cinquanta litri di vino; e chi seminerà cento chili di grano ne raccoglierà appena dieci». Guai a chi comincia a bere di prima mattina e si ubriaca fino a tarda notte. C’è vino e musica di arpe, tamburi e flauti ai loro banchetti; ma non si accorgono che il Signore agisce, non vedono quel che il Signore fa, e non comprendono. Perciò il popolo sarà deportato. I suoi capi moriranno di fame, la gente brucerà per la sete. La morte ha spalancato le sue fauci per inghiottire i nobili e il popolo di Gerusalemme nel chiasso delle loro feste. Gli uomini orgogliosi saranno piegati e umiliati. Il Signore, Dio dell'universo, mostrerà la sua grandezza, e farà quel che è giusto; manifesterà la sua santità, giudicherà il popolo. Sulle città distrutte gli agnelli mangeranno e i capretti troveranno i loro pascoli. Guai a quelli che si trascinano dietro i peccati con le corde dell'inganno, come se tirassero le funi di un carro. Voi dite: «Il Signore faccia presto quel che ha promesso e così lo potremo vedere. Il Santo d'Israele si affretti a realizzare i suoi progetti e così li potremo conoscere». Guai a coloro che chiamano male il bene e bene il male, cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, rendono dolce l’amaro e amaro il dolce. Guai a quelli che si illudono di essere saggi e intelligenti. Guai a quelli che bevono vino senza misura e continuano a mescolare bevande forti. Guai a quelli che si lasciano corrompere per assolvere un colpevole e per far condannare l’innocente. Come la paglia e l’erba secca si consumano e bruciano nel fuoco, così le loro radici marciranno, e i loro fiori seccheranno e voleranno come polvere. Essi hanno rifiutato quel che il Signore dell'universo ha insegnato; hanno disprezzato le parole del Santo d'Israele. Perciò il Signore è sdegnato con il suo popolo e ha steso la sua mano per punirlo. I monti hanno tremato e i cadaveri sono rimasti nelle strade come rifiuti. Eppure l’ira del Signore non è ancora finita, egli continuerà a punire. Con un segnale il Signore chiamerà un popolo lontano. Sarà come un fischio di richiamo: dall’estremità della terra quel popolo arriverà leggero e veloce. Nessuno di loro è stanco, nessuno inciampa. Nessuno sonnecchia o dorme. Non una cintura è sciolta nessun legaccio dei sandali si slaccia. Le frecce sono appuntite, e gli archi pronti a scoccare. Gli zoccoli dei cavalli sono duri come pietra, e le ruote dei carri corrono come il vento. I soldati ruggiscono come un leone che afferra la preda e la porta al sicuro, dove nessuno gliela strappa. Quel giorno si riverseranno su Israele come un mare in tempesta. Guardate la terra: solo oscurità e angoscia, e la luce è oscurata da una densa nube.

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