Essi si vantano e dicono:
«Ogni nostro comandante vale quanto un re!
Abbiamo conquistato le città di Calno e di Càrchemis.
La città di Camat è stata presa
e così pure Arpad, Samaria e Damasco.
Abbiamo annientato questi regni
che fanno più idoli di Gerusalemme e di Samaria.
Come abbiamo distrutto Samaria e tutti i suoi idoli,
faremo lo stesso a Gerusalemme
e a tutte le statue adorate dai suoi abitanti».
Ma dice il Signore: «Quando avrò finito con il monte Sion e con Gerusalemme, punirò anche il re di Assiria per il suo orgoglio e la sua presunzione».
Infatti il re di Assiria si vanta dicendo:
«Ho fatto tutto questo da solo.
Sono forte, saggio e intelligente.
Ho spostato i confini delle nazioni
e ho saccheggiato i loro tesori.
Con la mia potenza ho abbattuto
quei popoli.
Ho raccolte nella mia mano le ricchezze dei popoli
come si prendono le uova abbandonate in un nido;
ho preso tutta la terra.
Nessuno ha agitato le ali.
Nessuno ha aperto il becco per gridare».
Dice ancora il Signore:
«Può una scure vantarsi di essere più grande di chi la usa?
Una sega è forse più importante
di chi la maneggia?
Un bastone non può comandare un uomo,
è l’uomo che maneggia il bastone».
Perciò il Signore, Dio dell'universo,
colpirà con la malattia quell’esercito vigoroso.
Essa sarà come un fuoco ardente.
Dio, la luce d'Israele, diventerà come un fuoco.
Il Santo d'Israele diventerà come una fiamma
che in un sol giorno brucerà ogni cosa,
come se fossero rovi e spine.
Quell’esercito è simile
a una foresta e a un giardino
ma Dio lo distruggerà completamente
come una malattia mortale
distrugge un uomo.
Resteranno così pochi alberi nella foresta.
Persino un bambino potrà contarli.
Allora il resto del popolo d'Israele,
i pochi superstiti dei discendenti di Giacobbe,
non avranno più fiducia
in chi li ha così duramente colpiti.
Porranno la loro fiducia solo nel Signore, il Santo d'Israele.
Un resto tornerà,
il resto del popolo d'Israele
tornerà al suo Dio forte.
Anche se il popolo d'Israele
fosse numeroso come la sabbia in riva al mare,
solo un resto tornerà.
Per il popolo è già stabilita
la punizione che si è meritata.
Il Signore, Dio dell'universo ha decretato
la distruzione di tutto il territorio
ed eseguirà il suo decreto.
Il Signore, Dio dell'universo,
dice al suo popolo che abita in Sion:
«Non temere gli Assiri,
anche se ora ti opprimono crudelmente
come un tempo fecero gli Egiziani.
Soltanto un poco e finirò di punirti,
e poi li distruggerò.
Io, il Signore dell'universo,
li colpirò con la mia frusta
come ho fatto con il popolo di Madian alla roccia di Oreb.
Punirò gli Assiri come ho punito gli Egiziani.
Quel giorno ti libererò dal potere degli Assiri,
il loro giogo non peserà più sulle tue spalle,
e tu vivrai nell’abbondanza».
L’esercito nemico ha occupato la città di Aiàt,
ha attraversato Migron,
ha lasciato le vettovaglie a Micmas,
ha superato il passo e pernotterà a Gheba!
La gente del villaggio di Rama è atterrita,
e gli abitanti di Gàbaa, città del re Saul, scappano via.
Grida, popolo di Bat-Gallìm!
Ascoltate, gente di Làisa!
Rispondete, popolo di Anatòt!
Quelli di Madmenà e di Ghebìm
si danno alla fuga.
Il nemico è già nel villaggio di Nob,
e agita minaccioso il pugno contro il monte Sion,
contro la città di Gerusalemme.
Il Signore, Dio dell'universo, abbatte
con violenza gli invasori,
come rami strappati da un tronco d'albero.
I più alti e i più superbi sono stroncati.
Il Signore li abbatte
come si tagliano gli alberi con la scure
nel cuore della foresta.
Anche se sono maestosi, come gli alberi del Libano, crollano.