Se vi ho rattristati con la lettera che vi ho scritto, non me ne pento. Prima sono stato un po’ dispiaciuto quando ho visto che effettivamente quella lettera vi ha rattristati, sia pure per breve tempo. Ma ora sono contento di averla scritta, non perché vi ha addolorati, ma perché questa vostra tristezza vi ha fatto cambiare atteggiamento. Il vostro dolore era come Dio lo desiderava, quindi io non vi ho fatto alcun danno. Infatti, la tristezza che rientra nei piani di Dio fa cambiare vita in modo radicale e porta alla salvezza; invece la tristezza che viene dalle preoccupazioni di questo mondo porta alla morte. La vostra tristezza era nei piani di Dio, ed essa ha suscitato in voi desiderio di difendervi, indignazione, timore, desiderio di rivedermi, premura e zelo nel punire il male. In ogni modo avete dimostrato di non avere alcuna colpa in questa faccenda. Se vi ho scritto non è stato per accusare chi ha offeso e per difendere chi è stato offeso, ma proprio perché vi rendeste conto, davanti a Dio, della stima che avete per me. E questo vostro modo di agire mi ha consolato. Ma oltre a questa consolazione mi sono anche rallegrato perché ho visto che Tito era contento di voi. Infatti, tutti voi lo avete tranquillizzato.
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