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2 Cronache 18:3-34

2 Cronache 18:3-34 ICL00D

Gli propose: — Vuoi allearti con me contro Ramot di Gàlaad? — Conta pure su di me e sul mio esercito, — rispose Giòsafat. — Combatterò con te. Prima però, consultiamo il Signore, oggi stesso. Il re Acab convocò i suoi profeti, quattrocento in tutto, e chiese loro: — Possiamo attaccare Ramot di Gàlaad o io devo rinunziare? — Va’ pure all’attacco, — risposero i profeti. — Dio farà cadere la città in tuo potere. Giòsafat chiese: — Non c’è un altro profeta del Signore che ci aiuti a interrogarlo? Il re Acab rispose: — Ce n’è ancora uno: è Michea figlio di Imla. Lui può aiutarci a interrogare il Signore, però io lo detesto perché non mi annunzia mai niente di buono: sempre cose cattive! — Tu, o re, non dovresti parlare così, — replicò Giòsafat. Allora il re Acab chiamò un ministro e gli ordinò di far venire al più presto Michea figlio di Imla. Intanto Acab, re d'Israele, e Giòsafat, re di Giuda, con indosso i loro abiti regali, stavano seduti, ognuno su un trono, sullo spiazzo all’ingresso di Samaria. I profeti pronunziavano oracoli in loro presenza. Uno di loro, Sedecia figlio di Chenaanà, si era fatto un paio di corna di ferro e diceva: «Il Signore ha parlato e ha detto: Con queste schiaccerai gli Aramei». Tutti i profeti dicevano la stessa cosa: «Attacca Ramot di Gàlaad! Ce la farai. Il Signore farà cadere in mano tua la città!». Nel frattempo, il messaggero che era andato a chiamare Michea, gli diceva: — Tutti i profeti, a una sola voce, annunziano al re cose buone. Fa’ anche tu come loro e fagli buone previsioni. Michea rispose: — Com’è vero che il Signore vive, dirò quel che il mio Dio mi farà dire. Michea andò dal re e questi gli chiese: — Possiamo attaccare Ramot di Gàlaad o dobbiamo rinunziare? Michea rispose: — Certo, attaccate pure, ce la farete! Il Signore farà cadere la città in vostro potere! — Anche questa volta, ti scongiuro — disse il re Acab: — dimmi soltanto la verità quando parli in nome del Signore. Allora Michea rispose: — Ho visto il popolo d'Israele disperso sulle montagne, come un gregge senza pastore. Il Signore ha detto: «Questi uomini son senza guida; tornino in pace alle loro case!». Acab disse a Giòsafat: — Te l’avevo detto: quest’uomo non mi annunzia mai niente di buono, ma solo cose cattive! Michea riprese a parlare: — Ascoltate la parola del Signore! Io l’ho visto seduto sul suo trono, con tutti i suoi servitori in piedi alla sua destra e alla sua sinistra. A un certo punto ha chiesto loro: «Chi convincerà Acab re d'Israele ad andare a Ramot di Gàlaad, dove finirà ammazzato?». I servitori davano le risposte più varie, finché uno spirito si è presentato al Signore e ha detto: «Lo convincerò io!». Il Signore gli ha chiesto come avrebbe fatto e lui ha risposto: «Farò uscire menzogne dalla bocca dei profeti». «Va’ pure, ingannalo così! Ci riuscirai», gli ha detto il Signore. E Michea concluse: — Il Signore ha fatto uscire menzogne dalla bocca dei profeti, ma in realtà ha deciso di farti finire male. Sedecia figlio di Chenaanà si avvicinò a Michea, gli diede uno schiaffo e gli disse: — Da che parte lo spirito del Signore è uscito da me per parlare a te? — Lo vedrai il giorno che cercherai un nascondiglio di stanza in stanza, — rispose Michea. Il re Acab ordinò: — Arrestate Michea e consegnatelo ad Amon, governatore della città, e al principe Ioas. Ordinate loro di rinchiuderlo in prigione e di tenerlo a pane e acqua, finché non tornerò sano e salvo dalla guerra! Michea replicò: — Se tornerai sano e salvo vorrà dire che non è stato il Signore a parlare per bocca mia! Il re d'Israele, Acab, e il re di Giuda, Giòsafat, salirono a Ramot di Gàlaad. Acab disse a Giòsafat: «Per combattere io mi travestirò ma tu tieni i tuoi abiti regali». Il re Acab si travesti e andò a combattere. Il re di Aram aveva ordinato ai capi dei suoi carri: «Voi cercate di colpire il re d'Israele e lasciate perdere tutti gli altri». Quando i capi dei carri videro Giòsafat, dissero: «Ecco là il re d'Israele!». E lo circondarono per attaccarlo. Giòsafat si mise a gridare. In quel momento il Signore l’aiutò e Dio fece allontanare da lui quelli che lo aggredivano. I capi dei carri si accorsero che non era lui il re d'Israele e si allontanarono. Un soldato, però, tirò a caso con l’arco e una freccia colpì proprio Acab, infilandosi tra le piastre della sua corazza. «Sono ferito! — gridò Acab al suo cocchiere — Gira il carro e portami lontano dal campo di battaglia». La battaglia infuriò per tutto il giorno e Acab, re d'Israele, dovette stare nel suo carro fino a sera, di fronte allo schieramento arameo. Al tramonto morì.