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1 Samuele 14:25-52

1 Samuele 14:25-52 ICL00D

Tutti attraversarono un bosco nel quale c’era del miele sul terreno. Mentre passavano, vedevano il miele colare, ma nessuno stese la mano per mangiarne: tutti avevano timore della maledizione. Giònata, però, non aveva udito quel che Saul aveva minacciato alla gente; tese la lancia che aveva in mano, la intinse nel miele e se lo portò alla bocca con la mano. Subito riprese le forze. Ma uno dei soldati gli disse: — Non sai che tuo padre ci ha imposto, sotto pena di maledizione, di non mangiare niente per tutto il giorno? E adesso tutti siamo sfiniti. Giònata rispose: — Mio padre porta il paese alla rovina. Non vedete come mi sono ripreso con un po’ di questo miele? Se i nostri avessero mangiato qualcosa del bottino preso ai nemici, la sconfitta dei Filistei sarebbe stata ancora maggiore. In quel giorno i Filistei furono sconfitti da Micmas fino ad Àialon. I soldati erano sfiniti; Si gettarono sul bottino, presero agnelli, buoi e vitelli, li uccisero sul posto e li mangiarono senza dissanguarli. Qualcuno lo disse a Saul: — La gente sta peccando contro il Signore: mangia anche il sangue! Saul esclamò: — Traditori! Preparatemi subito una grossa pietra. Poi ordinò: — Passate tra la gente e ordinate che ciascuno mi porti qui il suo montone o il suo bue. Li macellerete su questa pietra e poi li mangerete. Così non offenderete il Signore nutrendovi anche di sangue. Quella notte tutti portarono i loro animali e li macellarono sulla pietra. Fu quella la prima volta che Saul innalzò un altare al Signore. Poi Saul propose: — Inseguiamo i Filistei questa notte, non lasciamocene scappare nessuno e facciamo bottino fino all’alba. Tutti risposero: — Va bene, fa’ come credi giusto. Ma il sacerdote disse: — Prima interroghiamo il Signore. Saul interrogò il Signore: — Devo inseguire i Filistei? Li metterai in potere di noi Israeliti? Quella volta Dio non gli rispose. Allora ordinò ai comandanti del popolo: — Venite qui tutti. Cercate di scoprire quale peccato è stato commesso oggi. Come è vero che il Signore vive e dà la vittoria agli Israeliti, vi giuro che il colpevole sarà condannato a morte, fosse pure mio figlio Giònata. Tutti tacevano, e Saul continuò: — Voi mettetevi da una parte, io e mio figlio Giònata ci metteremo dall’altra. Il popolo approvò. Saul interrogò il Signore con questa richiesta: — Dio d'Israele, mostra chi è innocente. Fu tirato a sorte e il popolo risultò innocente a differenza di Saul e Giònata. Saul disse: — Ora sorteggiate tra me e mio figlio Giònata. Giònata risultò colpevole. Saul gli chiese che cosa aveva fatto, e Giònata raccontò: — Ho preso un po’ di miele con la punta della lancia. Sono pronto a morire. Saul giurò: — Il Signore mi punisca severamente se non ti metterò a morte. Ma il popolo disse a Saul: — Perché deve morire Giònata che ha dato agli Israeliti questa grande vittoria? Come è vero che il Signore vive, non gli si deve torcere neppure un capello. Egli ha agito con l’aiuto di Dio. Così il popolo salvò Giònata, ed egli non fu messo a morte. Saul smise di inseguire i Filistei, ed essi tornarono nei loro territori. Saul si assicurò la sovranità sugli Israeliti e combatté contro tutti i nemici che li circondavano: i Moabiti, gli Ammoniti e gli Edomiti, contro il regno di Soba e contro i Filistei. Ebbe successo in ogni sua impresa. Compì azioni coraggiose, sconfisse gli Amaleciti e così liberò gli Israeliti dai loro oppressori. I figli di Saul furono: Giònata, Isvì e Malchisùa; ebbe anche due figlie: Merab, la maggiore, e Mical. La moglie di Saul si chiamava Achinòam ed era figlia di un certo Achimàas. Il capo delle truppe si chiamava Abner ed era figlio di Ner, zio di Saul. Infatti, Ner padre di Abner e Kis padre di Saul erano figli di Abièl. Durante tutto il regno di Saul si combatterono battaglie contro i Filistei. Saul prendeva al suo seguito ogni uomo valoroso e in grado di combattere che incontrava.