Il vino perfetto e lo sposo perfetto

Il maestro della festa, ignaro del miracolo appena avvenuto, assaggia il vino e rimane colpito dalla sua qualità straordinaria. Egli rappresenta simbolicamente Dio Padre che, dopo aver ricevuto per secoli sacrifici e offerte imperfette, trova piena soddisfazione in un’unica offerta perfetta: il sacrificio di Gesù. Come dichiarato dalla Parola, nessun sacrificio animale poteva realmente togliere il peccato, ma il sacrificio di Cristo è stato sufficiente una volta per sempre.

Il vino, in questa scena, non è solo un simbolo di festa e gioia, ma rappresenta il sangue di Cristo, l’unico sacrificio capace di compiere una redenzione eterna. Il maestro delle feste assapora questo “vino” e ne rimane soddisfatto, un’immagine che richiama l’approvazione divina di Gesù durante il battesimo: “Questi è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto”

Chiamare lo sposo è un gesto significativo. Lo sposo è l’immagine di Cristo, il vero sposo della Chiesa. L’elogio non va ai servi, che hanno solo eseguito le istruzioni, ma a Colui che ha reso possibile il miracolo. Questo ci ricorda che, anche quando siamo strumenti nelle mani di Dio, tutta la gloria va sempre a Cristo, lo sposo perfetto.

I servi, testimoni silenziosi del miracolo, vivono un’esperienza unica: vedono la trasformazione dell’acqua in vino e la soddisfazione del maestro della festa. Questo ci insegna che chi serve con fede e obbedienza è spesso il primo a sperimentare la potenza e la gloria di Dio.

In questo versetto, tutto converge: Dio Padre, soddisfatto dal sacrificio di Cristo; Gesù, il perfetto sposo; e i servi, unici testimoni del miracolo. È un’immagine profonda della salvezza: Dio si compiace nel sacrificio del Figlio, che porta gioia e redenzione ai servi, i Suoi figli.