Cantico dei Cantici 2:1-17
Cantico dei Cantici 2:1-17 Nuova Riveduta 2006 (NR06)
Io sono la rosa di Saron, il giglio delle valli. Quale un giglio tra le spine, tale è l’amica mia tra le fanciulle. Quale è un melo tra gli alberi del bosco, tale è l’amico mio fra i giovani. Io desidero sedermi alla sua ombra, il suo frutto è dolce al mio palato. Egli mi ha condotta nella casa del convito, l’insegna che stende su di me è amore. Fortificatemi con schiacciate d’uva passa, sostentatemi con mele, perché sono malata d’amore. La sua sinistra sia sotto il mio capo, la sua destra mi abbracci! Figlie di Gerusalemme, io vi scongiuro per le gazzelle, per le cerve dei campi: non svegliate, non svegliate l’amore mio, finché lei non lo desideri! Ecco la voce del mio amico! Eccolo che viene, saltando per i monti, balzando per i colli. L’amico mio è simile a una gazzella, o a un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro e guarda per la finestra, lancia occhiate attraverso le persiane. Il mio amico parla e mi dice: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, poiché ecco, l’inverno è passato, il tempo delle piogge è finito, se n’è andato; i fiori spuntano sulla terra, il tempo del canto è giunto e la voce della tortora si fa udire nella nostra campagna. Il fico ha messo i suoi frutti, le viti fiorite esalano il loro profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni». Mia colomba, che stai nelle fessure delle rocce, nel nascondiglio delle balze, mostrami il tuo viso, fammi udire la tua voce; poiché la tua voce è soave e il tuo viso è bello. Prendeteci le volpi, le volpicine che guastano le vigne, poiché le nostre vigne sono in fiore! Il mio amico è mio e io sono sua: di lui, che pastura il gregge fra i gigli. Prima che spiri la brezza del giorno e che le ombre fuggano, torna, amico mio, come la gazzella o il cerbiatto sui monti che ci separano!
Cantico dei Cantici 2:1-17 Nuova Riveduta 1994 (NR94)
Io sono la rosa di *Saron, il giglio delle valli. Quale un giglio tra le spine, tale è l'amica mia tra le fanciulle. Qual è un melo tra gli alberi del bosco, tal è l'amico mio fra i giovani. Io desidero sedermi alla sua ombra, il suo frutto è dolce al mio palato. Egli mi ha condotta nella casa del convito, l'insegna che stende su di me è amore. Fortificatemi con schiacciate d'uva passa, sostentatemi con mele, perché sono malata d'amore. La sua sinistra sia sotto il mio capo, la sua destra mi abbracci! Figlie di *Gerusalemme, io vi scongiuro per le gazzelle, per le cerve dei campi, non svegliate, non svegliate l'amore mio, finché lei non lo desideri! Ecco la voce del mio amico! Eccolo che viene, saltando per i monti, balzando per i colli. L'amico mio è simile a una gazzella, o a un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro e guarda per la finestra, lancia occhiate attraverso le persiane. Il mio amico parla e mi dice: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, poiché, ecco, l'inverno è passato, il tempo delle piogge è finito, se n'è andato; i fiori spuntano sulla terra, il tempo del canto è giunto, e la voce della tortora si fa udire nella nostra campagna. Il fico ha messo i suoi frutti, le viti fiorite esalano il loro profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni». Mia colomba, che stai nelle fessure delle rocce, nel nascondiglio delle balze, mostrami il tuo viso, fammi udire la tua voce; poiché la tua voce è soave, e il tuo viso è bello. Prendeteci le volpi, le volpicine che guastano le vigne, poiché le nostre vigne sono in fiore! Il mio amico è mio, e io sono sua: di lui, che pastura il gregge fra i gigli. Prima che spiri la brezza del giorno e che le ombre fuggano, torna, amico mio, come la gazzella o il cerbiatto sui monti che ci separano!
Cantico dei Cantici 2:1-17 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)
Io sono un narciso della pianura di Saròn, un giglio delle valli. Sì, un giglio tra le spine è la mia amica tra le altre ragazze! Un melo tra gli alberi del bosco è il mio amore tra gli altri ragazzi! Mi piace sedermi alla sua ombra e gustare le delizie dei suoi frutti. Mi ha portato in una sala di banchetti; in alto, sopra di me, c’era un’insegna con sopra scritto: «Amore». Presto, portate dolci d'uva che mi restituiscano forza, mele, che mi diano sostegno perché sono malata d'amore! Il suo braccio sinistro è intorno al mio collo, e con il destro mi abbraccia. Ragazze di Gerusalemme, io vi scongiuro, per le gazzelle e le cerve dei campi: non risvegliate il nostro amore, non provocatelo prima del tempo. Sento la voce del mio amore, eccolo, arriva! Salta per le montagne, come fa la gazzella; corre sulle colline, veloce come un cerbiatto. Eccolo, sta dietro al nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle persiane. Ora, il mio amore mi parla: Andiamo, amica mia, mia bella, vieni. È finito l’inverno, sono terminate le piogge. Già spuntano i fiori nei campi, la stagione del canto ritorna. Si sente cantare la tortora nelle nostre campagne. I fichi già danno i primi frutti, le viti sono in fiore e mandano il loro profumo. Andiamo, amica mia, mia bella, vieni. Colomba mia, nascosta nelle fessure delle rocce, in nascondigli segreti, fammi vedere il tuo viso, fammi ascoltare la tua voce; perché la tua voce è soave, il tuo viso è grazioso. Catturateci le volpi; le piccole volpi che ci devastano le vigne proprio ora che sono fiorite. Il mio amore è mio come io sono sua. Egli pascola tra i gigli. Prima che soffi la brezza della sera e le ombre si allunghino, ritorna, amore mio, tra le colline degli aromi, veloce come una gazzella o un cerbiatto.
Cantico dei Cantici 2:1-17 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)
Io son la rosa di Saron, Il giglio delle valli. Quale è il giglio fra le spine, Tale è l'amica mia fra le fanciulle. Quale è il melo fra gli alberi d'un bosco, Tale è il mio amico fra i giovani; Io ho desiderato d'esser all'ombra sua, E mi vi son posta a sedere; E il suo frutto è stato dolce al mio palato. Egli mi ha condotta nella casa del convito, E l'insegna ch'egli mi alza è: Amore. Confortatemi con delle schiacciate d'uva, Sostenetemi con de' pomi, Perciocchè io languisco d'amore. Sia la sua man sinistra sotto al mio capo, Ed abbraccimi la sua destra. IO vi scongiuro, o figliuole di Gerusalemme, Per le cavriuole, e per le cerve della campagna, Che voi non isvegliate l'amor mio, e non le rompiate il sonno, Finchè non le piaccia. Ecco la voce del mio amico; Ecco, egli ora viene Saltando su per i monti, Saltellando su per i colli. L'amico mio è simile ad un cavriuolo, O ad un cerbiatto; Ecco ora sta dietro alla nostra parete, Egli riguarda per le finestre, Egli si mostra per i cancelli. Il mio amico mi ha fatto motto, e mi ha detto: Levati, amica mia, bella mia, e vientene. Perciocchè, ecco, il verno è passato; Il tempo delle gran piogge è mutato, ed è andato via; I fiori si veggono sulla terra; Il tempo del cantare è giunto, E s'ode la voce della tortola nella nostra contrada. Il fico ha messi i suoi ficucci, E le viti fiorite rendono odore; Levati, amica mia, bella mia, e vientene. O colomba mia, che stai nelle fessure delle rocce, Ne' nascondimenti de' balzi, Fammi vedere il tuo aspetto, Fammi udir la tua voce; Perciocchè la tua voce è soave, e il tuo aspetto è bello. Pigliateci le volpi, Le piccole volpi che guastano le vigne, Le nostre vigne fiorite. Il mio amico è mio, ed io son sua; Di lui, che pastura la greggia fra i gigli. Ritornatene, amico mio, A guisa di cavriuolo o di cerbiatto, Sopra i monti di Beter, Finchè spiri l'aura del giorno, E che le ombre se ne fuggano.