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Giosuè 8:1-35

Giosuè 8:1-35 Nuova Riveduta 2006 (NR06)

Poi il SIGNORE disse a Giosuè: «Non temere, e non ti sgomentare! Prendi con te tutta la gente di guerra, àlzati e sali contro Ai. Guarda, io do in tua mano il re di Ai, il suo popolo, la sua città e il suo paese. Tu tratterai Ai e il suo re come hai trattato Gerico e il suo re; ne prenderete per voi soltanto il bottino e il bestiame. Tendi un’imboscata dietro la città». Giosuè dunque con tutta la gente di guerra si alzò per salire contro Ai. Egli scelse trentamila uomini valenti e prodi, li fece partire di notte e diede loro quest’ordine: «Tenderete un’imboscata dietro la città; non allontanatevi troppo dalla città e siate tutti pronti. Io e tutto il popolo che è con me ci accosteremo alla città e, quando essi usciranno contro di noi come la prima volta, ci metteremo in fuga davanti a loro. Essi c’inseguiranno finché noi li avremo attirati lontano dalla città, perché diranno: “Essi fuggono dinanzi a noi come la prima volta”. E noi fuggiremo davanti a loro. Voi allora uscirete dall’imboscata e v’impadronirete della città; il SIGNORE, il vostro Dio, la darà in mano vostra. E quando avrete preso la città, la incendierete; farete come ha detto il SIGNORE. Badate bene, questo è l’ordine che io vi do». Così Giosuè li mandò, e quelli andarono al luogo dell’imboscata, e si fermarono fra Betel e Ai, a occidente di Ai; ma Giosuè rimase quella notte in mezzo al popolo. La mattina presto si alzò, passò in rassegna il popolo e salì contro Ai: egli con gli anziani d’Israele, alla testa del popolo. E tutta la gente di guerra che era con lui salì, si avvicinò, giunse di fronte alla città e si accampò a nord di Ai. Tra lui e Ai c’era una valle. Giosuè prese circa cinquemila uomini, con i quali tese un’imboscata fra Betel e Ai, a occidente della città. Il popolo sistemò tutto l’accampamento a nord della città e tese l’imboscata a occidente della città; ma Giosuè, durante quella notte, si spinse avanti in mezzo alla valle. Quando il re di Ai vide questo, la gente della città si alzò in fretta di buon mattino; e il re e tutto il suo popolo uscirono contro Israele, per dargli battaglia al punto convenuto, al principio della pianura; perché il re non sapeva che c’era un’imboscata contro di lui dietro la città. Allora Giosuè e tutto Israele, fingendosi battuti da quelli, si misero in fuga verso il deserto. E tutto il popolo che era nella città fu chiamato a raccolta per inseguirli; e inseguirono Giosuè e furono attirati lontano dalla città. Non ci fu uomo, in Ai e in Betel, che non uscisse dietro a Israele. Lasciarono la città aperta e inseguirono Israele. Allora il SIGNORE disse a Giosuè: «Stendi verso Ai la lancia che hai in mano, perché io sto per dare Ai in tuo potere». E Giosuè stese verso la città la lancia che aveva in mano. E subito, non appena ebbe steso la mano, gli uomini dell’imboscata uscirono dal luogo dov’erano, entrarono di corsa nella città, la presero, e si affrettarono ad appiccarvi il fuoco. E la gente di Ai, voltandosi indietro, guardò e vide che il fumo della città saliva al cielo; e non vi fu per loro alcuna possibilità di fuggire né da una parte né dall’altra, perché il popolo che fuggiva verso il deserto si era voltato contro quelli che lo inseguivano. Giosuè e tutto Israele, vedendo che quelli dell’imboscata avevano preso la città e che il fumo saliva dalla città, tornarono indietro e batterono la gente di Ai. Anche gli altri uscirono dalla città contro di loro; cosicché gli uomini di Ai furono presi in mezzo da Israele, avendo gli uni di qua e gli altri di là; e Israele li batté in modo che non ne rimase né superstite né fuggiasco. Ma il re di Ai lo presero vivo e lo portarono da Giosuè. Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti gli abitanti di Ai nella campagna, nel deserto dove quelli l’avevano inseguito, e tutti furono caduti sotto i colpi della spada finché non ne rimasero più, tutto Israele tornò verso Ai e la mise a fil di spada. Tutti quelli che caddero in quel giorno, fra uomini e donne, furono dodicimila: vale a dire tutta la gente di Ai. Giosuè non ritirò la mano che aveva stesa con la lancia, finché non ebbe sterminato tutti gli abitanti di Ai. Israele prese per sé soltanto il bestiame e il bottino di quella città, secondo l’ordine che il SIGNORE aveva dato a Giosuè. Giosuè incendiò dunque Ai e la ridusse per sempre in un mucchio di rovine com’è ancora oggi. Quanto al re di Ai, lo appese a un albero, e ve lo lasciò fino a sera; ma al tramonto del sole Giosuè ordinò che il cadavere fosse calato dall’albero; e lo gettarono all’ingresso della porta della città, e gli ammassarono sopra un gran mucchio di pietre, che rimane ancora al giorno d’oggi. Allora Giosuè costruì un altare al SIGNORE, Dio d’Israele, sul monte Ebal, come Mosè, servo del SIGNORE, aveva ordinato ai figli d’Israele, e come sta scritto nel libro della legge di Mosè: un altare di pietre intatte sulle quali nessun ferro era passato; e i figli d’Israele offrirono su di esso olocausti al SIGNORE e fecero sacrifici di riconoscenza. E là, su delle pietre, Giosuè scrisse una copia della legge che Mosè aveva scritta in presenza dei figli d’Israele. Tutto Israele, i suoi anziani, i suoi ufficiali e i suoi giudici stavano in piedi ai due lati dell’arca, di fronte ai sacerdoti levitici che portavano l’arca del patto del SIGNORE: gli stranieri come gli Israeliti di nascita, metà dal lato del monte Gherizim, metà dal lato del monte Ebal, come Mosè, servo del SIGNORE, aveva da prima ordinato che si benedicesse il popolo d’Israele. Dopo questo, Giosuè lesse tutte le parole della legge, le benedizioni e le maledizioni, secondo tutto ciò che è scritto nel libro della legge. Non vi fu parola, di tutto ciò che Mosè aveva comandato, che Giosuè non leggesse in presenza di tutta la comunità d’Israele, delle donne, dei bambini e degli stranieri che camminavano in mezzo a loro.

Giosuè 8:1-35 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

Poi il Signore disse a *Giosuè: «Non temere, e non ti sgomentare! Prendi con te tutta la gente di guerra, àlzati e sali contro Ai. Guarda, io do in tua mano il re di Ai, il suo popolo, la sua città e il suo paese. Tu tratterai Ai e il suo re come hai trattato *Gerico e il suo re; ne prenderete per voi soltanto il bottino e il bestiame. Tendi un'imboscata dietro la città». Giosuè dunque con tutta la gente di guerra si alzò per salire contro Ai. Egli scelse trentamila uomini valenti e prodi, li fece partire di notte e diede loro quest'ordine: «Tenderete un'imboscata dietro la città; non allontanatevi troppo dalla città e siate tutti pronti. Io e tutto il popolo che è con me ci accosteremo alla città e, quando essi usciranno contro di noi come la prima volta, ci metteremo in fuga davanti a loro. Essi c'inseguiranno finché noi li avremo attirati lontano dalla città, perché diranno: “Essi fuggono dinanzi a noi come la prima volta”. E noi fuggiremo davanti a loro. Voi allora uscirete dall'imboscata e v'impadronirete della città; il Signore, il vostro Dio, la darà in mano vostra. E quando avrete preso la città, la incendierete; farete come ha detto il Signore. Badate bene, questo è l'ordine che io vi do». Cosí Giosuè li mandò, e quelli andarono al luogo dell'imboscata, e si fermarono fra *Betel e Ai, a occidente di Ai; ma Giosuè rimase quella notte in mezzo al popolo. La mattina presto si alzò, passò in rassegna il popolo, e salí contro Ai: egli con gli *anziani d'*Israele, alla testa del popolo. E tutta la gente di guerra che era con lui salí, si avvicinò, giunse di fronte alla città, e si accampò a nord di Ai. Tra lui e Ai c'era una valle. Giosuè prese circa cinquemila uomini, con i quali tese un'imboscata fra Betel e Ai, a occidente della città. Il popolo sistemò tutto l'accampamento a nord della città e tese l'imboscata a occidente della città; ma Giosuè, durante quella notte, si spinse avanti in mezzo alla valle. Quando il re di Ai vide questo, la gente della città si alzò in fretta di buon mattino; e il re e tutto il suo popolo uscirono contro Israele, per dargli battaglia al punto convenuto, al principio della pianura; perché il re non sapeva che c'era un'imboscata contro di lui dietro la città. Allora Giosuè e tutto Israele, fingendosi battuti da quelli, si misero in fuga verso il deserto. E tutto il popolo che era nella città fu chiamato a raccolta per inseguirli; e inseguirono Giosuè e furono attirati lontano dalla città. Non ci fu uomo, in Ai e in Betel, che non uscisse dietro a Israele. Lasciarono la città aperta e inseguirono Israele. Allora il Signore disse a Giosuè: «Stendi verso Ai la lancia che hai in mano, perché io sto per dare Ai in tuo potere». E Giosuè stese verso la città la lancia che aveva in mano. E subito, non appena ebbe steso la mano, gli uomini dell'imboscata uscirono dal luogo dov'erano, entrarono di corsa nella città, la presero, e s'affrettarono ad appiccarvi il fuoco. E la gente di Ai, voltandosi indietro, guardò, e vide che il fumo della città saliva al cielo; e non vi fu per loro alcuna possibilità di fuggire né da una parte né dall'altra, perché il popolo che fuggiva verso il deserto si era voltato contro quelli che lo inseguivano. Giosuè e tutto Israele, vedendo che quelli dell'imboscata avevano preso la città e che il fumo saliva dalla città, tornarono indietro, e batterono la gente di Ai. Anche gli altri uscirono dalla città contro di loro; cosicché gli uomini di Ai furono presi in mezzo da Israele, avendo gli uni di qua e gli altri di là; e Israele li batté in modo che non ne rimase né superstite né fuggiasco. Ma il re di Ai lo presero vivo e lo portarono da Giosuè. Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti gli abitanti di Ai nella campagna, nel deserto dove quelli l'avevano inseguito, e tutti furono caduti sotto i colpi della spada finché non ne rimasero piú, tutto Israele tornò verso Ai e la mise a fil di spada. Tutti quelli che caddero in quel giorno, fra uomini e donne, furono dodicimila: vale a dire tutta la gente di Ai. Giosuè non ritirò la mano che aveva stesa con la lancia, finché non ebbe sterminato tutti gli abitanti di Ai. Israele prese per sé soltanto il bestiame e il bottino di quella città, secondo l'ordine che il Signore aveva dato a Giosuè. Giosuè incendiò dunque Ai e la ridusse per sempre in un mucchio di rovine com'è ancora oggi. Quanto al re di Ai, l'appese a un albero, e ve lo lasciò fino a sera; ma al tramonto del sole Giosuè ordinò che il cadavere fosse calato dall'albero; e lo gettarono all'ingresso della porta della città, e gli ammassarono sopra un gran mucchio di pietre, che rimane ancora al giorno d'oggi. Allora Giosuè costruí un altare al Signore, Dio d'Israele, sul monte *Ebal, come *Mosè, servo del Signore, aveva ordinato ai figli d'Israele, e come sta scritto nel libro della legge di Mosè: un altare di pietre intatte sulle quali nessun ferro era passato; e i figli d'Israele offrirono su di esso olocausti al Signore, e fecero sacrifici di riconoscenza. E là, su delle pietre, Giosuè scrisse una copia della legge che Mosè aveva scritta in presenza dei figli d'Israele. Tutto Israele, i suoi anziani, i suoi ufficiali e i suoi *giudici stavano in piedi ai due lati dell'*arca, di fronte ai *sacerdoti levitici che portavano l'arca del patto del Signore: gli stranieri come gli Israeliti di nascita, metà dal lato del monte *Gherizim, metà dal lato del monte Ebal, come Mosè, servo del Signore, aveva da prima ordinato che si benedicesse il popolo d'Israele. Dopo questo, Giosuè lesse tutte le parole della legge, le benedizioni e le maledizioni, secondo tutto ciò che è scritto nel libro della legge. Non vi fu parola, di tutto ciò che Mosè aveva comandato, che Giosuè non leggesse in presenza di tutta la comunità d'Israele, delle donne, dei bambini e degli stranieri che camminavano in mezzo a loro.

Giosuè 8:1-35 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)

Il Signore disse a Giosuè: «Non aver paura e non perderti di coraggio. Prendi tutti i tuoi soldati e va’ ad attaccare Ai. Io do in tuo potere il re di Ai e il suo popolo, la sua città e il suo territorio. Dovrete trattare Ai e il suo re come Gerico e il suo re; ma questa volta potrete prendere per voi il bottino e il bestiame. Organizza un agguato alle spalle della città». Giosuè si preparò con tutti i suoi uomini ad assalire Ai. Scelse trentamila soldati valorosi e li fece partire di notte con questo piano: «Nascondetevi dall’altro lato di Ai, ma non troppo distante dalla città e tenetevi pronti. Io mi avvicinerò alla città con il grosso delle truppe. Quando quelli di Ai usciranno ad attaccarci, noi fingeremo di fuggire davanti a loro, come l’altra volta. Ci inseguiranno e così li attireremo lontano dalla città: penseranno che ci siamo dati alla fuga, come l’altra volta. A quel punto voi salterete fuori dai vostri nascondigli e conquisterete la città; il Signore la farà cadere in vostro potere. Appena l’avrete conquistata la incendierete. Questi sono gli ordini del Signore che io vi trasmetto». Poi Giosuè li congedò. Essi andarono a nascondersi in agguato a ovest di Ai, tra la città e Betel. Giosuè trascorse quella notte in mezzo alle sue truppe. L’indomani, all’alba, Giosuè passò in rassegna i suoi uomini; si mise alla loro testa con i capi d'Israele e marciarono contro Ai. Arrivarono in vista della città. Andarono ad accamparsi a nord, di fronte ad essa. In mezzo c’era la valle. Giosuè prese altri cinquemila uomini circa e li mise in agguato tra Betel e Ai, a ovest della città. Il grosso delle truppe era quindi accampato a nord della città; il resto a ovest. Ma Giosuè rimase tutta la notte in mezzo alla valle. L’indomani, quando il re di Ai vide l’esercito di Giosuè, usci in fretta dalla città, alla testa di tutti i suoi soldati. Presero la strada che va verso il deserto, con l’intenzione di attaccare Israele in un luogo preciso. Non sapevano che c’erano soldati Israeliti in agguato dall’altro lato della città. Giosuè e i suoi uomini finsero di ritirarsi e fuggirono verso il deserto. Tutti insieme, gli uomini di Ai si misero a inseguire gli Israeliti. Nel tentativo di raggiungerli si lasciarono attirare lontano dalla città. Ai era rimasta alle loro spalle con le porte spalancate e senza difesa. Allora il Signore ordinò a Giosuè: «Prendi la tua lancia e puntala contro Ai: sto per dare la città in tuo potere!». Appena Giosuè stese il braccio, i soldati in agguato saltarono fuori dai loro nascondigli e piombarono sulla città; la conquistarono e subito la incendiarono. A un certo punto i soldati di Ai guardarono indietro: una grossa nube di fumo saliva dalla città fino al cielo, mentre davanti a loro gli Israeliti, che prima erano in fuga, ora si voltavano per attaccarli. Non restava loro via di scampo. Anche Giosuè e i suoi uomini videro il fumo: capirono che l’agguato era riuscito; subito si voltarono e passarono all’attacco. Nel frattempo anche gli Israeliti che avevano teso l’agguato uscirono a combattere. Così gli uomini di Ai si trovarono accerchiati e furono uccisi. Non se ne salvò nemmeno uno, eccetto il re di Ai, che fu catturato vivo e portato da Giosuè. Gli Israeliti, dopo aver ucciso in aperta campagna tutti i soldati che li avevano inseguiti verso il deserto, tornarono nella città e uccisero tutti gli abitanti. Quel giorno fu sterminata tutta la popolazione di Ai, uomini e donne: circa dodicimila persone. Giosuè aveva sempre tenuto la lancia puntata verso Ai. Smise soltanto quando tutti gli abitanti della città furono uccisi. Come il Signore aveva ordinato a Giosuè, gli Israeliti si impadronirono del bottino e del bestiame di Ai. Ancor oggi, della città di Ai, che Giosuè fece bruciare e radere al suolo, rimane soltanto un cumulo di rovine abbandonate. Giosuè fece impiccare a un albero il re di Ai e il suo cadavere restò appeso fino a sera. Al tramonto, per ordine di Giosuè, gli Israeliti lo tolsero dall’albero. Lo gettarono all’ingresso della città e lo seppellirono sotto un grande mucchio di pietre. Quel mucchio è ancora là. Giosuè innalzò sul monte Ebal un altare al Signore, Dio d'Israele. Era fatto di blocchi di pietra non ancora lavorati, secondo le istruzioni date agli Israeliti dal servo del Signore Mosè nel libro della legge. Su quell’altare offrirono al Signore sacrifici completi e sacrifici per il banchetto sacro. Poi Giosuè incise su lastre di pietra una copia della legge che Mosè aveva scritto alla presenza degli Israeliti. Tutti gli Israeliti, quelli del posto e quelli di fuori, si erano radunati con i loro anziani, i responsabili del popolo e i giudici. Erano schierati ai lati dell’arca dell'alleanza del Signore, di fronte ai sacerdoti della tribù di Levi, incaricati di portare l’arca. Metà del popolo voltava le spalle al monte Garizìm e l’altra metà al monte Ebal. Così radunati, per la prima volta attendevano la benedizione, come a suo tempo aveva ordinato Mosè, il servo del Signore. Giosuè lesse ad alta voce tutte le parole della legge, comprese le benedizioni e le maledizioni, così come sono riportate nel libro della legge. Non tralasciò nemmeno uno dei comandamenti di Mosè. A quell’assemblea d'Israele partecipavano anche le donne, i bambini e gli stranieri che stavano con loro.

Giosuè 8:1-35 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)

POI il Signore disse a Giosuè: Non temere, e non ispaventarti; prendi teco tutta la gente di guerra, e levati, e sali contro ad Ai; vedi, io ti ho dato nelle mani il re d'Ai, e il suo popolo, e la sua città, e il suo paese. Or fa' ad Ai, e al suo re, come tu hai fatto a Gerico, e al suo re; sol voi prenderete per voi le spoglie, e il bestiame di essa; metti degli agguati alla città, dalla parte di dietro di essa. Giosuè adunque, e tutta la gente di guerra, si levò per salire contro ad Ai; e Giosuè scelse trentamila uomini, valenti e prodi, e li mandò innanzi di notte. E comandò loro, dicendo: Vedete, state agli agguati contro alla città, dalla parte di dietro della città; non vi allontanate molto dalla città, e siate tutti presti. Ed io, e tutto il popolo che resta meco, ci appresseremo alla città, e quando essi usciranno contro a noi, come la prima volta, noi fuggiremo davanti a loro (ed essi usciranno dietro a noi), finchè noi li abbiamo tratti fuor della città; perciocchè diranno: Essi fuggono davanti a noi, come la prima volta; e noi fuggiremo davanti a loro. Allora levatevi dagli agguati, e occupate la città; perciocchè il Signore Iddio vostro ve la darà nelle mani. E quando voi avrete presa la città, mettetevi il fuoco; fate secondo la parola del Signore; vedete, io ve l'ho comandato. Così Giosuè li mandò; ed essi andarono agli agguati, e si fermarono fra Betel ed Ai, dal ponente d'Ai; e Giosuè dimorò quella notte per mezzo il popolo. E la mattina levatosi a buon'ora, fece la rassegna del popolo; ed egli con gli Anziani d'Israele salì davanti al popolo, verso Ai. E tutta la gente di guerra ch'era con lui, salì, e si accostò, e giunse dirimpetto alla città, e pose campo dalla parte settentrionale d'Ai; e la valle era tra lui ed Ai. Prese ancora intorno a cinquemila uomini, i quali egli pose in agguati tra Betel ed Ai, dal Ponente della città. E, dopo che tutto il popolo fu disposto, cioè tutto il campo, ch'era dal Settentrione della città, e il suo agguato, ch' era dal Ponente di essa, Giosuè camminò quella notte per lo mezzo della valle. E quando il re d'Ai ebbe ciò veduto, la gente della città si affrettò, e si levò a buon'ora. E il re, e tutto il suo popolo uscì alla campagna a punto preso ad incontrare Israele, per dargli battaglia; or egli non sapeva che vi erano degli agguati dietro alla città contro a lui. Allora Giosuè, e tutto Israele, fecero vista d'essere sconfitti da loro, e fuggirono, traendo al deserto. E tutto il popolo ch'era in Ai, fu adunato a grido, per perseguitarli. Così perseguitarono Giosuè, e furono tratti fuor della città. E non restò alcun uomo dentro ad Ai, nè dentro a Betel, che non uscisse dietro ad Israele; e lasciarono la città aperta, e perseguitarono Israele. Allora il Signore disse a Giosuè: Leva lo stendardo che tu hai in mano, verso Ai; perciocchè io te la darò nelle mani. E Giosuè levò verso la città lo stendardo ch'egli avea in mano. E tosto, come egli ebbe stesa la mano, gli agguati si levarono dal lor luogo, e corsero, ed entrarono nella città, e la presero, e si affrettarono a mettervi il fuoco. E gli uomini d'Ai, rivoltisi indietro, riguardarono; ed ecco, il fumo della città saliva al cielo, e non ebbero spazio per fuggir nè qua nè là; e il popolo che fuggiva verso il deserto si rivoltò contro a quelli che lo perseguitavano. Giosuè adunque, e tutto Israele, veggendo che gli agguati aveano presa la città, e che il fumo di essa saliva, voltarono faccia, e percossero la gente d'Ai. Quegli altri eziandio uscirono fuor della città incontro a loro; e così furono rinchiusi in mezzo d'Israele, essendo gli uni di qua, e gli altri di là; ed essi li sconfissero in modo, che non ne lasciarono alcuno di resto in vita. Presero ancora il re di Ai vivo, e lo menarono a Giosuè. E, dopo ch'Israele ebbe finito di uccidere tutti gli abitanti d'Ai nella campagna, nel deserto, dove li aveano perseguitati; e che tutti interamente furono abbattuti a fil di spada, tutto Israele se ne ritornò verso Ai, e la mise a fil di spada. E tutti quelli che caddero morti in quel giorno, così uomini come donne, furono dodicimila persone ch'erano tutta la gente d'Ai. E Giosuè non ritrasse la sua mano, la quale egli avea stesa con lo stendardo, finchè non ebbe distrutti nel modo dell'interdetto tutti gli abitanti d'Ai. Gl'Israeliti predarono sol per loro il bestiame, e le spoglie di quella città, secondo ciò che il Signore avea comandato a Giosuè. E Giosuè bruciò Ai, e la ridusse in un monte di ruine in perpetuo, come è infino al dì d'oggi. Appiccò ancora ad un legno il re d'Ai, il qual vi rimase fino alla sera; ma in sul tramontar del sole, Giosuè comandò che il corpo morto di esso fosse messo giù dal legno; e fu gittato all'entrata della porta della città, e sopra esso fu alzato un gran monte di pietre, il qual dura fino a questo giorno. ALLORA Giosuè edificò un altare al Signore Iddio d'Israele, nel monte di Ebal, secondo che Mosè, servitor del Signore, avea comandato a' figliuoli d'Israele, come è scritto nel Libro della Legge di Mosè; un altare di pietre intiere, sopra le quali non avea fatto passar ferro; e i figliuoli d'Israele offersero sopra esso olocausti al Signore, e sacrificarono sacrificii da render grazie. Scrisse ancora quivi, sopra delle pietre un transunto della Legge di Mosè; la quale egli avea scritta, per esser posta davanti a' figliuoli d'Israele. E tutto Israele, e i suoi Anziani, e i suoi Ufficiali, Prefetti, e i suoi Giudici, stavano in piè di qua e di là dall'Arca, dirimpetto a' sacerdoti Leviti, che portavano l'Arca del patto del Signore; tutti dico, così forestieri, come natii d'Israele; l'una metà stava dirimpetto al monte di Gherizim, e l'altra metà dirimpetto al monte di Ebal; come Mosè, servitor del Signore, avea comandato, per benedire il popolo d'Israele la prima volta. E, dopo questo, egli lesse tutte le parole della Legge, le benedizioni e le maledizioni, secondo tutto ciò ch'è scritto nel Libro della Legge. Ei non vi fu parola alcuna, di tutto ciò che Mosè avea comandato, che Giosuè non leggesse davanti a tutta la raunanza d'Israele, eziandio delle donne, e de' piccoli fanciulli, e de' forestieri che andavano fra loro.