Geremia 39:1-18
Geremia 39:1-18 Nuova Riveduta 2006 (NR06)
Quando Gerusalemme fu presa, il nono anno di Sedechia, re di Giuda, il decimo mese, Nabucodonosor re di Babilonia venne con tutto il suo esercito contro Gerusalemme e la cinse d’assedio. L’undicesimo anno di Sedechia, il quarto mese, il nono giorno, una breccia fu fatta nella città; tutti i capi del re di Babilonia entrarono e si stabilirono alla porta di mezzo: Nergal-Sareser, Samgar-Nebu, Sarsechim, capo degli eunuchi, Nergal-Sareser, capo dei magi, e tutti gli altri capi del re di Babilonia. Quando Sedechia, re di Giuda, e tutta la gente di guerra li videro, fuggirono, uscirono di notte dalla città, per la via del giardino reale, per la porta fra le due mura, e presero la via della pianura. Ma l’esercito dei Caldei li inseguì e raggiunse Sedechia nelle campagne di Gerico. Lo catturarono, lo condussero su da Nabucodonosor, re di Babilonia, a Ribla, nel paese di Camat, dove il re pronunciò la sua sentenza su di lui. Il re di Babilonia fece scannare i figli di Sedechia a Ribla, sotto i suoi occhi; il re di Babilonia fece pure scannare tutti i notabili di Giuda; poi fece cavare gli occhi a Sedechia e lo fece legare con una doppia catena di bronzo per deportarlo a Babilonia. I Caldei incendiarono il palazzo del re e le case del popolo e abbatterono le mura di Gerusalemme; Nebuzaradan, capo delle guardie, deportò a Babilonia il residuo della gente che era ancora nella città, quelli che erano andati ad arrendersi a lui e il resto del popolo. Ma Nebuzaradan, capo delle guardie, lasciò nel paese di Giuda alcuni dei più poveri fra il popolo, i quali non avevano nulla, e diede loro in quel giorno vigne e campi. Nabucodonosor, re di Babilonia, aveva dato a Nebuzaradan, capo delle guardie, quest’ordine riguardo a Geremia: «Prendilo, veglia su di lui e non fargli del male, ma compòrtati verso di lui come egli ti dirà». Così Nebuzaradan, capo delle guardie, Nebusazban, capo degli eunuchi, Nergal-Sareser, capo dei magi, e tutti i capi del re di Babilonia mandarono a prendere Geremia e lo fecero uscire dal cortile della prigione; lo consegnarono a Ghedalia, figlio di Aicam, figlio di Safan, perché fosse condotto a casa; così egli abitò fra il popolo. La parola del SIGNORE fu rivolta a Geremia in questi termini, mentre egli era rinchiuso nel cortile della prigione: «Va’ e parla a Ebed-Melec, l’Etiope, e digli: “Così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d’Israele: ‘Ecco, io sto per adempiere su questa città, per il suo male e non per il suo bene, le parole che ho pronunciate, e in quel giorno esse si avvereranno in tua presenza. Ma in quel giorno io ti libererò’, dice il SIGNORE; ‘tu non sarai dato in mano agli uomini che temi; poiché, certo, io ti farò scampare e tu non cadrai per la spada. La tua vita sarà il tuo bottino, poiché hai posto la tua fiducia in me’”, dice il SIGNORE».
Geremia 39:1-18 Nuova Riveduta 1994 (NR94)
Quando *Gerusalemme fu presa, il nono anno di *Sedechia, re di *Giuda, il decimo mese, *Nabucodonosor re di *Babilonia venne con tutto il suo esercito contro Gerusalemme e la cinse d'assedio. L'undicesimo anno di Sedechia, il quarto mese, il nono giorno, una breccia fu fatta nella città, tutti i capi del re di Babilonia entrarono, e si stabilirono alla porta di mezzo: Nergal-Sareser, Samgar-Nebu, Sarsechim, capo degli eunuchi, Nergal-Sareser, capo dei magi, e tutti gli altri capi del re di Babilonia. Quando Sedechia, re di Giuda, e tutta la gente di guerra li videro, fuggirono, uscirono di notte dalla città, per la via del giardino reale, per la porta fra le due mura, e presero la via della pianura. Ma l'esercito dei *Caldei li inseguí e raggiunse Sedechia nelle campagne di *Gerico. Lo catturarono, lo condussero su da Nabucodonosor, re di Babilonia, a Ribla, nel paese di Camat, dove il re pronunziò la sua sentenza su di lui. Il re di Babilonia fece scannare i figli di Sedechia, a Ribla, sotto i suoi occhi; il re di Babilonia fece pure scannare tutti i notabili di Giuda; poi fece cavar gli occhi a Sedechia e lo fece legare con una doppia catena di bronzo per deportarlo a Babilonia. I Caldei incendiarono il palazzo del re e le case del popolo, e abbatterono le mura di Gerusalemme; Nebuzaradan, capo delle guardie, deportò a Babilonia il residuo della gente che era ancora nella città, quelli che erano andati ad arrendersi a lui, e il resto del popolo. Ma Nebuzaradan, capo delle guardie, lasciò nel paese di Giuda alcuni dei piú poveri fra il popolo i quali non avevano nulla, e diede loro in quel giorno vigne e campi. Nabucodonosor, re di Babilonia, aveva dato a Nebuzaradan, capo delle guardie, quest'ordine riguardo a *Geremia: «Prendilo, veglia su di lui, e non gli far del male, ma compòrtati verso di lui com'egli ti dirà». Cosí Nebuzaradan, capo delle guardie, Nebusazban, capo degli eunuchi, Nergal-Sareser, capo dei magi, e tutti i capi del re di Babilonia mandarono a prendere Geremia e lo fecero uscire dal *cortile della prigione; lo consegnarono a Ghedalia figlio di Aicam, figlio di Safan, perché fosse condotto a casa; cosí egli abitò fra il popolo. La parola del Signore fu rivolta a Geremia in questi termini, mentr'egli era rinchiuso nel cortile della prigione: «Va' e parla a Ebed-Melec, l'Etiope, e digli: “Cosí parla il Signore degli eserciti, Dio d'*Israele: Ecco, io sto per adempiere su questa città, per il suo male e non per il suo bene, le parole che ho pronunziate, e in quel giorno esse si avvereranno in tua presenza. Ma in quel giorno io ti libererò, dice il Signore; tu non sarai dato in mano degli uomini che temi; poiché, certo, io ti farò scampare e tu non cadrai per la spada; la tua vita sarà il tuo bottino, poiché hai posto la tua fiducia in me, dice il Signore”».
Geremia 39:1-18 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)
Il re di Babilonia Nabucodònosor aveva schierato tutto il suo esercito per assediare la città. Era il decimo mese del nono anno del regno di Sedecia re di Giuda. Nell’anno undicesimo del regno di Sedecia, nel giorno nove del quarto mese, i Babilonesi aprirono una breccia nelle mura della città. Vi entrarono tutti gli ufficiali del re di Babilonia e stabilirono il comando vicino alla porta di mezzo: erano Nergal-Sareser, Samgar Nebo, Sarsechim capo dei funzionari, Nergal-Sareser capo degli indovini e altri ufficiali del re di Babilonia. Appena il re Sedecia e i suoi ufficiali se ne accorsero, cercarono di fuggire dalla città durante la notte. Attraversarono il giardino del re e, passata la porta fra le due mura, si diressero verso la valle del Giordano. Ma i soldati babilonesi li inseguirono, e raggiunsero Sedecia nella pianura vicino a Gerico. Lo fecero prigioniero e poi lo condussero da Nabucodònosor re di Babilonia che allora si trovava nella regione di Camat, a Ribla. Qui, Nabucodònosor pronunziò la sentenza contro Sedecia e la fece eseguire sul posto: ordinò di uccidere i figli di Sedecia sotto gli occhi del padre e fece uccidere anche tutte le persone importanti di Giuda. Poi fece cavare gli occhi al re Sedecia e ordinò di legarlo con una doppia catena per condurlo a Babilonia. Intanto a Gerusalemme i Babilonesi avevano incendiato il palazzo reale e le case della gente, e avevano demolito le mura della città. Poi il comandante delle guardie Nabuzaradàn fece deportare a Babilonia la popolazione rimasta in città e tutti quelli che si erano arresi. Invece lasciò nel territorio di Giuda la gente più povera, quelli che non possedevano nulla, ed assegnò loro, in quell’occasione, vigne e campi. Il re di Babilonia, Nabucodònosor, aveva dato al comandante delle guardie Nabuzaradàn le disposizioni seguenti nei confronti di Geremia: «Va’ a cercarlo e abbi cura di lui. Bada che nessuno gli faccia del male, anzi concedigli tutto quel che vuole». Così Nabuzaradàn si mise d'accordo con Nabusazbàn capo dei funzionari, con Nergal-Sareser capo degli indovini e con gli altri ufficiali del re di Babilonia: diede l’ordine di andare a liberare Geremia dall’atrio della prigione. Lo affidarono a Godolia, figlio di Achikàm e nipote di Safan, perché lo accompagnasse a casa sano e salvo. Così Geremia tornò a vivere tra la sua gente. Al tempo in cui Geremia si trovava ancora rinchiuso nell’atrio della prigione, il Signore l’aveva incaricato di riferire a Ebed-Melec, l’Etiope, queste parole: «Ascolta il messaggio del Signore dell'universo, Dio d'Israele: Avevo annunziato la distruzione e non il benessere per questa città. Tra poco porterò a compimento le mie minacce e tu stesso potrai vederle attuate. Ma in quel giorno io, il Signore, ti proteggerò e non ti lascerò cadere nelle mani degli uomini che ti fanno tanta paura. Sta’ tranquillo, ti salverò da una morte violenta. Avrai salva la vita perché hai avuto fiducia in me. Te lo prometto io, il Signore».
Geremia 39:1-18 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)
NELL'anno nono di Sedechia, re di Giuda, nel decimo mese, Nebucadnesar, re di Babilonia, venne con tutto il suo esercito, sopra Gerusalemme, e l'assediò. Nell'anno undecimo di Sedechia, nel quarto mese, nel nono giorno del mese, i Caldei penetrarono dentro alla città. E tutti i capitani del re di Babilonia vi entrarono, e si fermarono alla porta di mezzo, cioè: Nergal-sareser, Samgar-nebu, Sarsechim, Rab-saris, Nergal-sareser, Rab-mag, e tutti gli altri capitani del re di Babilonia. E quando Sedechia, re di Giuda, e tutta la gente di guerra, li ebber veduti, se ne fuggirono, e uscirono di notte della città, traendo verso l'orto del re, per la porta d'infra le due mura; e il re uscì traendo verso il deserto. Ma l'esercito de' Caldei li perseguitò, e raggiunse Sedechia nelle campagne di Gerico; e lo presero, e lo menarono a Nebucadnesar, re di Babilonia, in Ribla, nel paese di Hamat; e quivi egli gli pronunziò la sua sentenza. E il re di Babilonia fece scannare i figliuoli di Sedechia in Ribla, in sua presenza; fece eziandio scannare tutti i nobili di Giuda. Poi fece abbacinar gli occhi a Sedechia, e lo fece legar di due catene di rame, per menarlo in Babilonia. E i Caldei arsero col fuoco la casa del re, e le case del popolo e disfecero le mura di Gerusalemme. E Nebuzaradan, capitano delle guardie, menò in cattività in Babilonia il rimanente del popolo ch'era restato nella città; e quelli che si erano andati ad arrendere a lui, e tutto l'altro popolo ch'era restato. Ma Nebuzaradan, capitano delle guardie, lasciò nel paese di Giuda i più poveri d'infra il popolo, i quali non avevano nulla; e diede loro in quel giorno vigne e campi. Or Nebucadnesar, re di Babilonia, aveva data commessione a Nebuzaradan, capitano delle guardie, intorno a Geremia, dicendo: Prendilo, ed abbi cura di lui, e non fargli alcun male; anzi fa' inverso lui come egli ti dirà. Nebuzaradan adunque, capitano delle guardie, e Nebusazban, Rab-saris, Nergal-sareser, Rab-mag, e tutti gli altri capitani del re di Babilonia, mandarono a far trarre Geremia fuor delle corte della prigione, e lo diedero a Ghedalia, figliuolo di Ahicam, figliuolo di Safan, per condurlo fuori in casa sua. Ma egli dimorò per mezzo il popolo. Or la parola del Signore era stata indirizzata a Geremia, mentre egli era rinchiuso nella corte della prigione, dicendo: Va' e parla ad Ebed-malec Etiopo, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti, l'Iddio d'Israele: Ecco, io fo venire le mie parole contro a questa città, in male, e non in bene; e in quel giorno esse avverranno nella tua presenza. Ma in quel giorno io ti libererò, dice il Signore; e tu non sarai dato in man degli uomini, de' quali tu temi. Perciocchè io ti scamperò di certo, e tu non caderai per la spada; e l'anima tua ti sarà per ispoglia; conciossiachè tu ti sii confidato in me, dice il Signore.