Logo YouVersion
Icona Cerca

Isaia 44:1-20

Isaia 44:1-20 Nuova Riveduta 2006 (NR06)

«Ora ascolta, Giacobbe, mio servo, o Israele, che io ho scelto! Così parla il SIGNORE che ti ha fatto, che ti ha formato fin dal seno materno, colui che ti soccorre: “Non temere, Giacobbe, mio servo, o Iesurun, che io ho scelto!” Io infatti spanderò le acque sul suolo assetato e i ruscelli sull’arida terra; spanderò il mio Spirito sulla tua discendenza e la mia benedizione sui tuoi rampolli; essi germoglieranno come in mezzo all’erba, come salici in riva a correnti d’acque. L’uno dirà: “Io sono del SIGNORE”, l’altro si chiamerà Giacobbe, e un altro scriverà sulla sua mano: “Del SIGNORE”, e si onorerà di portare il nome d’Israele. Così parla il SIGNORE, re d’Israele e suo Redentore, il SIGNORE degli eserciti: “Io sono il primo e sono l’ultimo, e fuori di me non c’è Dio. Chi, come me, proclama l’avvenire fin da quando fondai questo popolo antico? Che egli lo dichiari e me lo provi! Lo annuncino essi l’avvenire, e quanto avverrà! Non vi spaventate, non temete! Non te l’ho io annunciato e dichiarato da tempo? Voi me ne siete testimoni. C’è forse un Dio fuori di me? Non c’è altra Rocca; io non ne conosco nessuna”». Quelli che fabbricano immagini scolpite sono tutti vanità; i loro idoli più cari non giovano a nulla; i loro testimoni non vedono, non capiscono nulla, perché essi siano coperti di vergogna. Chi fabbrica un dio o fonde un’immagine che non gli serva a nulla? Ecco, tutti quelli che vi lavorano saranno coperti di vergogna, e gli artefici stessi non sono che uomini! Si radunino tutti, si presentino! Saranno spaventati e coperti di vergogna tutti insieme. Il fabbro lima il ferro, lo mette nel fuoco, forma l’idolo a colpi di martello e lo lavora con braccio vigoroso; soffre perfino la fame e la forza gli viene meno, non beve acqua e si affatica. Il falegname stende la sua corda, disegna l’idolo con la matita, lo lavora con lo scalpello, lo misura con il compasso, ne fa una figura umana, una bella forma d’uomo, perché abiti una casa. Si tagliano dei cedri, si prendono degli elci, delle querce, si fa la scelta fra gli alberi della foresta, si piantano dei pini che la pioggia fa crescere. Poi tutto questo serve all’uomo per fare fuoco, ed egli ne prende per riscaldarsi, ne accende anche il forno per cuocere il pane; e ne fa pure un dio e lo adora, ne scolpisce un’immagine, davanti alla quale si inginocchia. Ne brucia la metà nel fuoco, con l’altra metà prepara la carne, la fa arrostire e si sazia. Poi si scalda e dice: «Ah! mi riscaldo, godo a vedere questa fiamma!» Con l’avanzo si fa un dio, il suo idolo, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice: «Salvami, perché tu sei il mio dio!» Non sanno nulla, non capiscono nulla; hanno impiastrato loro gli occhi perché non vedano e il cuore perché non comprendano. Nessuno rientra in se stesso e ha conoscimento e intelletto per dire: «Ne ho bruciato la metà nel fuoco, sui suoi carboni ho fatto cuocere il pane, vi ho arrostito la carne che ho mangiata; con il resto farei un idolo abominevole? Mi inginocchierei davanti a un pezzo di legno?» Un tale uomo si pasce di cenere, il suo cuore sviato lo inganna al punto che non può liberarsene e dire: «Ciò che stringo nella mia destra non è forse una menzogna?»

Isaia 44:1-20 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

«Ora ascolta, *Giacobbe, mio servo, o *Israele, che io ho scelto! Cosí parla il Signore che ti ha fatto, che ti ha formato fin dal seno materno, colui che ti soccorre: Non temere, Giacobbe mio servo, o Iesurun che io ho scelto! Io infatti spanderò le acque sul suolo assetato e i ruscelli sull'arida terra; spanderò il mio Spirito sulla tua discendenza e la mia benedizione suoi tuoi rampolli; essi germoglieranno come in mezzo all'erba, come salici in riva a correnti d'acque. L'uno dirà: “Io sono del Signore”; l'altro si chiamerà Giacobbe, e un altro scriverà sulla sua mano: “Del Signore”, e si onorerà di portare il nome d'Israele. «Cosí parla il Signore, re d'Israele e suo redentore, il Signore degli eserciti: Io sono il primo e sono l'ultimo, e fuori di me non c'è Dio. Chi, come me, proclama l'avvenire fin da quando fondai questo popolo antico? Che egli lo dichiari e me lo provi! Lo annunzino essi l'avvenire, e quanto avverrà! Non vi spaventate, non temete! Non te l'ho io annunziato e dichiarato da tempo? Voi me ne siete testimoni. C'è forse un Dio fuori di me? Non c'è altra Ròcca; io non ne conosco nessuna». Quelli che fabbricano immagini scolpite sono tutti vanità; i loro idoli piú cari non giovano a nulla; i loro testimoni non vedono, non capiscono nulla, perché essi siano coperti di vergogna. Chi fabbrica un dio o fonde un'immagine che non gli serva a nulla? Ecco, tutti quelli che vi lavorano saranno coperti di vergogna, e gli artefici stessi non sono che uomini! Si radunino tutti, si presentino!… Saranno spaventati e coperti di vergogna tutti insieme. Il fabbro lima il ferro, lo mette nel fuoco, forma l'idolo a colpi di martello e lo lavora con braccio vigoroso; soffre perfino la fame e la forza gli vien meno; non beve acqua e si affatica. Il falegname stende la sua corda, disegna l'idolo con la matita, lo lavora con lo scalpello, lo misura con il compasso, ne fa una figura umana, una bella forma d'uomo, perché abiti una casa. Si tagliano dei cedri, si prendono degli elci, delle querce, si fa la scelta fra gli alberi della foresta, si piantano dei pini che la pioggia fa crescere. Poi tutto questo serve all'uomo per fare fuoco, ed egli ne prende per riscaldarsi, ne accende anche il forno per cuocere il pane; e ne fa pure un dio e lo adora, ne scolpisce un'immagine, davanti alla quale si inginocchia. Ne brucia la metà nel fuoco, con l'altra metà prepara la carne, la fa arrostire, e si sazia. Poi si scalda e dice: «Ah! mi riscaldo, godo a veder questa fiamma!» Con l'avanzo si fa un dio, il suo idolo, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice: «Salvami, perché tu sei il mio dio!» Non sanno nulla, non capiscono nulla; hanno impiastrato loro gli occhi perché non vedano, e il cuore perché non comprendano. Nessuno rientra in sé stesso e ha conoscimento e intelletto per dire: «Ne ho bruciato la metà nel fuoco, sui suoi carboni ho fatto cuocere il pane, vi ho arrostito la carne che ho mangiata; con il resto farei un idolo abominevole? Mi inginocchierei davanti a un pezzo di legno?» Un tal uomo si pasce di cenere, il suo cuore sviato lo inganna al punto che non può liberarsene e dire: «Ciò che stringo nella mia destra non è forse una menzogna?»

Isaia 44:1-20 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)

Dice il Signore: «Ora ascolta, Israele, mio servo, popolo di Giacobbe da me scelto. Io sono il Signore che ti ha creato: da quando ti ho plasmato nel seno materno ti ho preso a cuore. Non temere: tu sei il mio servo, il popolo da me scelto, o Iesurùn! Verserò acqua sulla terra assetata, farò scorrere torrenti sul suolo arido. Manderò il mio spirito suoi tuoi figli, la mia benedizione sui tuoi discendenti. Cresceranno come erba fra le acque, come salici lungo corsi d'acqua. Uno dirà: Appartengo al Signore! Un altro si chiamerà Giacobbe! Un altro ancora scriverà il nome di Dio sulla sua mano e sarà orgoglioso del nome d'Israele». Così dice il Signore dell'universo, re e salvatore d'Israele: «Io sono il primo e l’ultimo. All’infuori di me non c’è altro Dio. Chi è come me? Lo proclami pure, abbia il coraggio di annunziarlo e di esporlo davanti a me. Chi ha fatto conoscere gli avvenimenti passati? Ci comunichi quel che accadrà. Non vi spaventate e non temete. Non ve l’ho annunziato e fatto sapere da lungo tempo? Voi siete miei testimoni: all’infuori di me non c’è altro Dio! Non conosco nessuno sul quale possiate fare affidamento». «Quelli che fabbricano gli idoli sono gente da nulla. I loro dèi preziosi non servono a niente. Quelli che li adorano non vedono e non si rendono conto; perciò saranno coperti di vergogna. Chi fabbrica un idolo o fonde una statua si illude di averne un vantaggio. Quelli che li prendono sul serio saranno umiliati, perché gli idoli sono stati fatti da semplici uomini. Si radunino e si facciano avanti, tremeranno di paura e saranno coperti di vergogna. Il fabbro di una scurlavora un pezzo di ferro, lo arroventa con il fuoco e gli dà forma con il martello. Lo rifinisce con le sue braccia robuste, finché ha fame ed è sfinito, perché non beve e non riposa. Il falegname prende le misure, disegna l’immagine con il gesso, misura il pezzo con il compasso e lo lavora con lo scalpello. Gli dà una forma umana, una bella figura d'uomo, che metterà in casa. Tiene d'occhio un cedro da tagliare, sceglie un cipresso o una quercia e li fa crescere robusti tra gli alberi della foresta. Oppure pianta un pino che la pioggia farà crescere, usa una parte dell'albero per accendere il fuoco, e una parte per costruire un idolo. Mette la prima in un braciere per riscaldarsi e cuocere il pane; con l’altra invece fa la statua di un dio e la adora con grande rispetto. Con un po’ di legna fa fuoco; arrostisce la carne, se la mangia ed è sazio. Poi si riscalda e dice: “Che bel calduccio! Che bel fuocherello!”. Poi con il resto si costruisce un dio, il suo idolo, lo adora, si inchina e lo prega così: “Tu sei il mio Dio, salvami!”. Questa gente è troppo stupida per capire che cosa sta facendo: hanno gli occhi e l’intelligenza chiusi alla verità. Nessuno di loro riflette, nessuno ha il buon senso o l’intelligenza di dire: “Ho bruciato metà di un albero; sulla brace ho cotto il pane e arrostito la carne che mangio. Dell’altra metà ho fatto un idolo inutile. Mi prostro davanti a un pezzo di legno!”. Niente affatto! La loro mente si nutre di cenere; il loro cuore è sviato, li fa sragionare. Il loro idolo non li può salvare, ma essi non riescono a pensare: “È evidente che quello che ho in mano è un falso dio”».

Isaia 44:1-20 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)

ORA dunque ascolta, o Giacobbe, mio servitore; e tu, Israele, che io ho eletto. Così ha detto il Signore, tuo Fattore, e tuo Formatore fin dal ventre, il qual ti aiuta: Non temere, o Giacobbe, mio servitore; e tu, Iesurun, che io ho eletto. Perciocchè io spanderò dell'acque sopra l'assetato, e dei rivi sopra la terra asciutta; io spanderò il mio Spirito sopra la tua progenie, e la mia benedizione sopra quelli che usciranno di te. Ed essi germoglieranno fra l'erba, come salci presso a' rivi delle acque. L'uno dirà: Io son del Signore; e l'altro si nominerà del nome di Giacobbe; e l'altro si sottoscriverà di sua mano del Signore, e si soprannominerà del nome d'Israele. Così ha detto il Signore, il Re d'Israele, e suo Redentore, il Signor degli eserciti: Io sono il primiero, ed io son l'ultimo; e non vi è Dio alcuno fuor che me. E chi è come me, che abbia chiamato, e dichiarato, e ordinato quello, da che io stabilii il popolo antico? annunzino loro que' dii le cose future, e quelle che avverranno. Non vi spaventate, e non vi smarrite; non ti ho io fatte intendere, e dichiarate queste cose ab antico? e voi me ne siete testimoni; evvi alcun Dio, fuor che me? non vi è alcun'altra Rocca, io non ne conosco alcuna. Gli artefici delle sculture son tutti quanti vanità; e i lor cari idoli non giovano nulla; ed essi son testimoni a sè stessi che quelli non vedono, e non conoscono; acciocchè sieno confusi. Chi ha formato un dio? e chi ha fusa una scultura? Ella non gioverà nulla. Ecco, tutti i compagni di un tale uomo saranno confusi, e insieme gli artefici, che son fra gli uomini; aduninsi pure, e presentinsi tutti quanti; sì, saranno tutti insieme spaventati, e confusi. Il ferraiuolo adopera la lima, e lo scarpello, e lavora col carbone, e forma la scultura co' martelli; ed anche, mentre la lavora con la forza del suo braccio, ha fame, e le forze gli mancano; egli non beve acqua, e si stanca. Il legnaiuolo stende il regolo, disegna la scultura con la sinopia, la lavora con asce, e la disegna con la sesta, e la fa alla somiglianza umana, secondo la gloria dell'uomo; acciocchè dimori in casa. Tagliando de' cedri, egli prende un elce, ed una quercia, e li lascia fortificar fra gli alberi di una selva; egli pianta un frassino salvatico, il qual la pioggia fa crescere. E quegli alberi servono all'uomo per bruciare; ed egli ne prende una parte, e se ne scalda; ed anche ne accende del fuoco, e ne cuoce del pane; ed anche ne fa un dio, e l'adora; ne fa una scultura, e le s'inchina. Egli ne avrà bruciata la metà al fuoco, col mezzo dell'altra metà egli avrà mangiata della carne, ed avrà arrostito l'arrosto, e si sarà saziato; ed anche, dopo essersi scaldato, dirà: Eia! io mi sono scaldato; io ho veduto il fuoco. Poi impiega il rimanente a fare un dio, in una sua scultura, alla quale egli s'inchina, e l'adora, e gli fa orazione, e dice: Liberami; perciocchè tu sei il mio dio. Essi non hanno conoscimento, nè intendimento alcuno; perciocchè i loro occhi sono incrostati, per non vedere; e i lor cuori, per non intendere. E non si recano la cosa al cuore, e non hanno conoscimento, nè intendimento alcuno, per dire: Io ho arsa col fuoco la metà di questo, ed anche ho cotto del pane su le brace di esso: io ne ho arrostita della carne, e l'ho mangiata; farei io del rimanente di esso una cosa abbominevole? m'inchinerei io davanti ad un tronco di legno? Essi si pascono di cenere, il cuor sedotto li travia; e non rinfrancano mai l'anima loro, e non dicono: Questo che io ho nella destra, non è egli una cosa falsa?

YouVersion utilizza i cookie per personalizzare la tua esperienza. Utilizzando il nostro sito Web, accetti il nostro utilizzo dei cookie come descritto nella nostra Privacy Policy