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Genesi 37:1-36

Genesi 37:1-36 Nuova Riveduta 2006 (NR06)

Giacobbe abitò nel paese dove suo padre aveva soggiornato, nel paese di Canaan. Questa è la discendenza di Giacobbe. Giuseppe, all’età di diciassette anni, pascolava il gregge con i suoi fratelli. Egli era giovane e stava con i figli di Bila e con i figli di Zilpa, mogli di suo padre. Giuseppe riferì al loro padre la cattiva fama che circolava sul loro conto. Israele amava Giuseppe più di tutti gli altri suoi figli, perché era il figlio della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga con le maniche. I suoi fratelli vedevano che il loro padre lo amava più di tutti gli altri fratelli; perciò lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai suoi fratelli; allora questi lo odiarono più che mai. Egli disse loro: «Ascoltate, vi prego, il sogno che ho fatto. Noi stavamo legando dei covoni in mezzo ai campi, ed ecco che il mio covone si alzò e restò diritto; i vostri covoni si radunarono intorno al mio covone e gli s’inchinarono davanti». Allora i suoi fratelli gli dissero: «Regnerai forse tu su di noi o ci dominerai?» E lo odiarono ancor di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole. Egli fece ancora un altro sogno e lo raccontò ai suoi fratelli, dicendo: «Ho fatto un altro sogno! Il sole, la luna e undici stelle s’inchinavano davanti a me». Egli lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli; suo padre lo sgridò e gli disse: «Che significa questo sogno che hai fatto? Dovremo dunque io, tua madre e i tuoi fratelli venire a inchinarci fino a terra davanti a te?» I suoi fratelli erano invidiosi di lui, ma suo padre serbava dentro di sé queste parole. Or i fratelli di Giuseppe erano andati a pascolare il gregge del padre a Sichem. Israele disse a Giuseppe: «I tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem. Vieni, ti manderò da loro». Egli rispose: «Eccomi». Israele gli disse: «Va’ a vedere se i tuoi fratelli stanno bene e se tutto procede bene con il gregge; poi torna a dirmelo». Così lo mandò dalla valle di Ebron, e Giuseppe arrivò a Sichem. Mentre andava errando per i campi un uomo lo trovò; e quest’uomo lo interrogò, dicendo: «Che cerchi?» Egli rispose: «Cerco i miei fratelli; ti prego, dimmi dove sono a pascolare il gregge». Quell’uomo gli disse: «Sono partiti di qui, perché li ho uditi che dicevano: “Andiamocene a Dotan”». Giuseppe andò quindi in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. Essi lo videro da lontano e, prima che egli fosse vicino a loro, complottarono per ucciderlo. Dissero l’uno all’altro: «Ecco, il sognatore arriva! Forza, uccidiamolo e gettiamolo in una di queste cisterne; diremo poi che una bestia feroce l’ha divorato e vedremo che ne sarà dei suoi sogni». Ruben udì e lo liberò dalle loro mani dicendo: «Non togliamogli la vita». Poi Ruben aggiunse: «Non spargete sangue; gettatelo in quella cisterna che è nel deserto, ma non lo colpisca la vostra mano». Diceva così per liberarlo dalle loro mani e restituirlo a suo padre. Quando Giuseppe fu giunto presso i suoi fratelli, lo spogliarono della sua veste, della veste lunga con le maniche che aveva addosso, lo presero e lo gettarono nella cisterna. La cisterna era vuota, non c’era acqua. Poi si sedettero per mangiare e, alzando gli occhi, videro una carovana d’Ismaeliti che veniva da Galaad, con i suoi cammelli carichi di aromi, di balsamo e di mirra, che scendeva in Egitto. Giuda disse ai suoi fratelli: «Che ci guadagneremo a uccidere nostro fratello e a nascondere il suo sangue? Su, vendiamolo agli Ismaeliti e non lo colpisca la nostra mano, perché è nostro fratello, nostra carne». I suoi fratelli gli diedero ascolto. Come quei mercanti madianiti passavano, essi tirarono su Giuseppe, lo fecero salire dalla cisterna, e lo vendettero per venti sicli d’argento a quegli Ismaeliti. Questi condussero Giuseppe in Egitto. Ruben tornò alla cisterna; ed ecco, Giuseppe non era più nella cisterna. Allora egli si stracciò le vesti, tornò dai suoi fratelli e disse: «Il ragazzo non c’è più, e io, dove andrò?» Essi presero la veste di Giuseppe, scannarono un becco e intinsero la veste nel sangue. Poi mandarono uno a portare al padre loro la veste lunga con le maniche e gli fecero dire: «Abbiamo trovato questa veste; vedi tu se è quella di tuo figlio o no». Egli la riconobbe e disse: «È la veste di mio figlio. Una bestia feroce l’ha divorato; certamente Giuseppe è stato sbranato». Allora Giacobbe si stracciò le vesti, si vestì di sacco e fece cordoglio di suo figlio per molti giorni. Tutti i suoi figli e tutte le sue figlie vennero a consolarlo; ma egli rifiutò di essere consolato, e disse: «Io scenderò con cordoglio da mio figlio, nel soggiorno dei morti». E suo padre lo pianse. Intanto quei Madianiti vendettero Giuseppe in Egitto a Potifar, ufficiale del faraone, capitano delle guardie.

Genesi 37:1-36 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

*Giacobbe abitò nel paese dove suo padre aveva soggiornato, nel paese di *Canaan. Questa è la discendenza di Giacobbe. *Giuseppe, all'età di diciassette anni, pascolava il gregge con i suoi fratelli. Egli era giovane e stava con i figli di Bila e con i figli di Zilpa, mogli di suo padre. Giuseppe riferí al loro padre la cattiva fama che circolava sul loro conto. *Israele amava Giuseppe piú di tutti gli altri suoi figli, perché era il figlio della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga con le maniche. I suoi fratelli vedevano che il loro padre l'amava piú di tutti gli altri fratelli; perciò l'odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai suoi fratelli; allora questi lo odiarono piú che mai. Egli disse loro: «Ascoltate, vi prego, il sogno che ho fatto. Noi stavamo legando dei covoni in mezzo ai campi, ed ecco che il mio covone si alzò e restò diritto; i vostri covoni si radunarono intorno al mio covone e gli s'inchinarono davanti». Allora i suoi fratelli gli dissero: «Regnerai forse tu su di noi o ci dominerai?» E l'odiarono ancor di piú a causa dei suoi sogni e delle sue parole. Egli fece ancora un altro sogno e lo raccontò ai suoi fratelli, dicendo: «Ho fatto un altro sogno! Il sole, la luna e undici stelle si inchinavano davanti a me». Egli lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli; suo padre lo sgridò e gli disse: «Che significa questo sogno che hai fatto? Dovremo dunque io, tua madre e i tuoi fratelli venire a inchinarci fino a terra davanti a te?» I suoi fratelli erano invidiosi di lui, ma suo padre serbava dentro di sé queste parole. Or i fratelli di Giuseppe erano andati a pascolare il gregge del padre a Sichem. Israele disse a Giuseppe: «I tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem. Vieni, ti manderò da loro». Egli rispose: «Eccomi». Israele gli disse: «Va' a vedere se i tuoi fratelli stanno bene e se tutto procede bene con il gregge; poi torna a dirmelo». Cosí lo mandò dalla valle di Ebron, e Giuseppe arrivò a Sichem. Mentre andava errando per i campi un uomo lo trovò; e quest'uomo lo interrogò, dicendo: «Che cerchi?» Egli rispose: «Cerco i miei fratelli; ti prego, dimmi dove sono a pascolare il gregge». Quell'uomo gli disse: «Sono partiti di qui, perché li ho uditi che dicevano: “Andiamocene a Dotan”». Giuseppe andò quindi in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. Essi lo videro da lontano e, prima che egli fosse vicino a loro, complottarono per ucciderlo. Dissero l'uno all'altro: «Ecco, il sognatore arriva! Forza, uccidiamolo e gettiamolo in una di queste cisterne; diremo poi che una bestia feroce l'ha divorato e vedremo che ne sarà dei suoi sogni». *Ruben udí e lo liberò dalle loro mani dicendo: «Non togliamogli la vita». Poi Ruben aggiunse: «Non spargete sangue; gettatelo in quella cisterna che è nel deserto, ma non lo colpisca la vostra mano». Diceva cosí per liberarlo dalle loro mani e restituirlo a suo padre. Quando Giuseppe fu giunto presso i suoi fratelli, lo spogliarono della sua veste, della veste lunga con le maniche, che aveva addosso, lo presero e lo gettarono nella cisterna. La cisterna era vuota, non c'era acqua. Poi si sedettero per mangiare e, alzando gli occhi, videro una carovana d'*Ismaeliti che veniva da *Galaad, con i suoi cammelli carichi di aromi, di balsamo e di mirra, che scendeva in Egitto. *Giuda disse ai suoi fratelli: «Che ci guadagneremo a uccidere nostro fratello e a nascondere il suo sangue? Su, vendiamolo agl'Ismaeliti e non lo colpisca la nostra mano, perché è nostro fratello, nostra carne». I suoi fratelli gli diedero ascolto. Come quei mercanti madianiti passavano, essi tirarono su Giuseppe, lo fecero salire dalla cisterna, e lo vendettero per venti *sicli d'argento a quegl'Ismaeliti. Questi condussero Giuseppe in Egitto. Ruben tornò alla cisterna; ed ecco, Giuseppe non era piú nella cisterna. Allora egli si stracciò le vesti, tornò dai suoi fratelli e disse: «Il ragazzo non c'è piú, e io, dove andrò?» Essi presero la veste di Giuseppe, scannarono un becco e intinsero la veste nel sangue. Poi mandarono uno a portare al padre loro la veste lunga con le maniche e gli fecero dire: «Abbiamo trovato questa veste; vedi tu se è quella di tuo figlio, o no». Egli la riconobbe e disse: «È la veste di mio figlio. Una bestia feroce l'ha divorato; certamente Giuseppe è stato sbranato». Allora Giacobbe si stracciò le vesti, si vestí di sacco, e fece cordoglio di suo figlio per molti giorni. Tutti i suoi figli e tutte le sue figlie vennero a consolarlo; ma egli rifiutò di essere consolato, e disse: «Io scenderò con cordoglio da mio figlio, nel *soggiorno dei morti». E suo padre lo pianse. Intanto quei Madianiti vendettero Giuseppe in Egitto a Potifar, ufficiale del *faraone, capitano delle guardie.

Genesi 37:1-36 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)

Giacobbe abitava in Canaan, là dove suo padre era vissuto come forestiero. È questa è la storia della famiglia di Giacobbe. Giuseppe aveva diciassette anni quando pascolava i greggi con i suoi fratelli, i figli di Bila e di Zilpa, concubine di suo padre. Giuseppe riferiva al padre le cattiverie che riguardavano i suoi fratelli. Giacobbe amava Giuseppe più di tutti gli altri suoi figli, perché era il figlio avuto nella sua vecchiaia, e gli fece fare un vestito molto bello. I fratelli si accorsero che il padre amava Giuseppe più di tutti loro e arrivarono a odiarlo tanto da non essere più capaci di rivolgergli serenamente la parola. Una volta Giuseppe fece un sogno. Quando lo raccontò ai suoi fratelli, questi lo odiarono ancora di più. — Fratelli — aveva detto loro — vi prego, ascoltate il sogno che ho fatto! Al tempo della mietitura noi stavamo legando covoni di grano nei campi. A un tratto il mio covone si alzò e rimase dritto in piedi, mentre tutti i vostri si misero attorno al mio e gli si inchinarono davanti. — Vuoi forse essere il nostro re e dominarci? — gli risposero i fratelli. E lo odiarono ancor più, sia per i suoi sogni, sia per il modo di raccontarli. Poi Giuseppe fece un altro sogno e raccontò anche quello ai suoi fratelli. Disse loro: — Ho fatto un altro sogno: il sole, la luna e undici stelle si inchinavano fino a terra dinanzi a me. Raccontò anche questo sogno a suo padre e ai suoi fratelli. Ma il padre lo rimproverò: — Che vai sognando? — gli disse. — Tutti noi: io, tua madre e i tuoi fratelli dovremmo venire a inchinarci fino a terra davanti a te? I suoi fratelli erano gelosi di lui. Suo padre invece pensava spesso a queste cose. I fratelli di Giuseppe si erano recati nella contrada di Sichem per portarvi al pascolo il gregge del padre. Un giorno Giacobbe disse a Giuseppe: — I tuoi fratelli stanno pascolando i greggi in Sichem. Ti devo mandare da loro. — Va bene! — rispose Giuseppe. — Va’ a vedere come stanno i tuoi fratelli e i greggi — riprese Giacobbe. — Poi vieni a dirmelo. Così Giacobbe mandò Giuseppe dalla valle di Ebron a Sichem. Arrivò, e stava andando qua e là per la campagna, quando un uomo lo incontrò e gli disse: — Che cosa cerchi? — Cerco i miei fratelli — egli rispose. — Stanno pascolando i greggi. Sai dirmi dove si trovano? — Sono andati via di qui! — rispose quell’uomo. — Ho udito che dicevano: andiamocene dalle parti di Dotan! Allora Giuseppe partì alla ricerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. Essi lo videro quand'egli era ancora lontano, e prima che li avesse raggiunti complottarono per farlo morire. — Ecco, sta arrivando il nostro sognatore! — dicevano fra loro. — Non perdiamo tempo! Uccidiamolo e gettiamo il suo corpo in una cisterna. Poi diremo che l’ha divorato una bestia feroce. Così vedremo a che gli servono i suoi sogni! Ma Ruben li aveva uditi e volle salvare Giuseppe. Perciò disse: — Non dobbiamo ucciderlo. E aggiunse: — Non commettete un assassinio! Basta gettarlo in qualche cisterna nel deserto! Non colpitelo con le vostre stesse mani. Diceva così per poterlo salvare e riportarlo a suo padre. Intanto Giuseppe giunse presso i suoi fratelli. Subito essi gli tolgono quel bel vestito che portava. Poi lo prendono e lo gettano in una cisterna vuota e senz’acqua. Mentre i fratelli stavano là seduti per mangiare, a un certo punto alzarono gli occhi e videro arrivare una carovana di Ismaeliti: proveniva dal Gàlaad e si recava in Egitto. I cammelli erano carichi di svariate merci: resina odorifera, balsamo, laudano. Giuda disse ai suoi fratelli: «Che guadagno c’è a uccidere nostro fratello e a nascondere questo delitto? Invece di fargli del male, vendiamolo a questi Ismaeliti; dopotutto egli fa parte della nostra famiglia, è nostro fratello!». I suoi fratelli furono d'accordo. Così quando quei mercanti madianiti passarono di lì, fecero uscire Giuseppe dalla cisterna e glielo vendettero per venti pezzi d'argento. E quelli lo portarono in Egitto. Quando Ruben tornò alla cisterna non vi trovò più Giuseppe. Allora, disperato, si stracciò le vesti, tornò dai suoi fratelli e gridò: Il ragazzo non c’è più! Che cosa farò io adesso? Allora scannarono un capretto, presero la veste di Giuseppe e la bagnarono nel sangue. Poi la mandarono al loro padre con questo messaggio: «Abbiamo trovato questa veste: osservala bene e vedi se è quella di tuo figlio». Egli la riconobbe e gridò: «È proprio la veste di mio figlio! Una belva feroce l’avrà ucciso! Giuseppe è stato sbranato!». Disperato, Giacobbe si stracciò le vesti, prese il lutto e pianse per suo figlio molti giorni. Gli altri figli e le figlie tentarono di consolarlo, ma egli non volle lasciarsi confortare. Diceva: «Rimarrò in lutto finché morirò, fino a quando raggiungerò mio figlio nel mondo dei morti», e continuò a piangere. I Madianiti intanto, dopo aver portato Giuseppe in Egitto, lo vendettero a Potifàr, l’uomo di fiducia del faraone e capo delle sue guardie.

Genesi 37:1-36 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)

OR Giacobbe abitò nel paese dove suo padre era andato peregrinando, nel paese di Canaan. E le generazioni di Giacobbe furono quelle. Giuseppe, essendo giovane, d'età di diciassette anni, pasturava le gregge, coi suoi fratelli, co' figliuoli di Bilha, e coi figliluoli di Zilpa, mogli di suo padre. Ed egli rapportava al padre loro la mala fama che andava attorno di loro. Or Israele amava Giuseppe più che tutti gli altri suoi figliuoli; perciocchè gli era nato nella sua vecchiezza, e gli fece una giubba vergata. E i suoi fratelli, veggendo che il padre loro l'amava più che tutti i suoi fratelli, l'odiavano, e non potevano parlar con lui in pace. E Giuseppe sognò un sogno, ed egli lo raccontò a' suoi fratelli; ed essi l'odiarono vie maggiormente. Egli adunque disse loro: Deh! udite questo sogno che io ho sognato. Ecco, noi legavamo i covoni in mezzo di un campo; ed ecco, il mio covone si levò su, ed anche si tenne ritto; ed ecco, i vostri covoni furon d'intorno al mio covone, e gli s'inchinarono. E i suoi fratelli gli dissero: Regneresti tu pur sopra noi? signoreggeresti tu pur sopra noi? Essi adunque l'odiarono vie maggiormente per i suoi sogni, e per le sue parole. Ed egli sognò ancora un altro sogno, e lo raccontò a' suoi fratelli, dicendo: Ecco, io ho sognato ancora un sogno: ed ecco, il sole, e la luna, ed undici stelle, mi s'inchinavano. Ed egli lo raccontò a suo padre, e a' suoi fratelli. E suo padre lo sgridò, e gli disse: Quale è questo sogno che tu hai sognato? avremo noi, io, e tua madre, e i tuoi fratelli, pure a venire ad inchinarci a te a terra? E i suoi fratelli gli portavano invidia; ma suo padre riserbava appo sè queste parole. Or i suoi fratelli andarono a pasturar le gregge del padre loro in Sichem. Ed Israele disse a Giuseppe: I tuoi fratelli non pasturano essi in Sichem? Vieni, ed io ti manderò a loro. Ed egli disse: Eccomi. Ed esso gli disse: Or va', e vedi se i tuoi fratelli, e le gregge, stanno bene, e rapportamelo. Così lo mandò dalla valle di Hebron; ed egli venne in Sichem. Ed un uomo lo trovò ch'egli andava errando per li campi; e quell'uomo lo domandò, e gli disse: Che cerchi? Ed egli disse: Io cerco i miei fratelli; deh! insegnami dove essi pasturano. E quell'uomo gli disse: Essi son partiti di qui; perciocchè io li udii che dicevano: Andamocene in Dotain. Giuseppe adunque andò dietro a' suoi fratelli, e li trovò in Dotain. Ed essi lo videro da lungi; ed avanti che si appressasse a loro, macchinarono contro a lui, per ucciderlo. E dissero l'uno all'altro: Ecco cotesto sognatore viene. Ora dunque venite, ed uccidiamolo; e poi gittiamolo in una di queste fosse; e noi diremo che una mala bestia l'ha divorato; e vedremo che diverranno i suoi sogni. Ma Ruben, udendo questo, lo riscosse dalle lor mani, e disse: Non percotiamolo a morte. Ruben ancora disse loro: Non ispandete il sangue; gittatelo in quella fossa ch'è nel deserto, ma non gli mettete la mano addosso; per riscuoterlo dalle lor mani e per rimenarlo a suo padre. E, quando Giuseppe fu venuto a' suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua giubba, di quella giubba vergata ch'egli avea indosso. Poi lo presero, e lo gittarono in quella fossa: or la fossa era vota, e non vi era acqua alcuna dentro. Poi si assettarono per prender cibo, ed alzarono gli occhi, e videro una carovana d'Ismaeliti che veniva di Galaad, i cui cammelli erano carichi di cose preziose, di balsamo e di mirra; ed essi andavano per portar quelle cose in Egitto. E Giuda disse a' suoi fratelli: Che guadagno faremo, quando avremo ucciso il nostro fratello, ed avremo occultato il suo sangue? Venite, vendiamolo a costesti Ismaeliti, e non mettiamogli la mano addosso; perciocchè egli è nostro fratello, nostra carne. E i suoi fratelli gli acconsentirono. E come que' mercatanti Madianiti passavano, essi trassero e fecero salir Giuseppe fuor di quella fossa, e per venti sicli d'argento lo vendettero a quegl'Ismaeliti; ed essi lo menarono in Egitto. Or Ruben tornò alla fossa, ed ecco, Giuseppe non v'era più; ed egli stracciò i suoi vestimenti. E tornò a' suoi fratelli, e disse: Il fanciullo non si trova; ed io, dove andrò io? Ed essi presero la giubba di Giuseppe; e scannarono un becco, e tinsero quella col sangue. E mandarono a portar quella giubba vergata al padre loro, ed a dirgli: Noi abbiam trovata questa giubba: riconosci ora se è la giubba del tuo figliuolo, o no. Ed egli la riconobbe, e disse: Questa è la giubba del mio figliuolo; una mala bestia l'ha divorato; Giuseppe per certo è stato lacerato. E Giacobbe stracciò i suoi vestimenti, e si mise un sacco sopra i lombi, e fece cordoglio del suo figliuolo per molti giorni. E tutti i suoi figliuoli, e tutte le sue figliuole, si levarono per consolarlo; ma egli rifiutò di esser consolato, e disse: Certo io scenderò con cordoglio al mio figliuolo nel sepolcro. E suo padre lo pianse. E que' Madianiti, menato Giuseppe in Egitto, lo vendettero a Potifarre, Eunuco di Faraone, Capitan delle guardie.