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Genesi 33:1-20

Genesi 33:1-20 Nuova Riveduta 2006 (NR06)

Giacobbe alzò gli occhi, guardò, ed ecco Esaù che veniva avendo con sé quattrocento uomini. Allora divise i figli tra Lea, Rachele e le due serve. Mise davanti le serve e i loro figli, poi Lea e i suoi figli, e infine Rachele e Giuseppe. Egli stesso passò davanti a loro, e s’inchinò fino a terra sette volte, finché si fu avvicinato a suo fratello. Ed Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero. Poi Esaù, alzando gli occhi, vide le donne e i bambini, e disse: «Chi sono questi che hai con te?» Giacobbe rispose: «Sono i figli che Dio si è compiaciuto di dare al tuo servo». Allora le serve si avvicinarono con i loro figli e s’inchinarono. Si avvicinarono anche Lea e i suoi figli e s’inchinarono. Poi si avvicinarono Giuseppe e Rachele e s’inchinarono. Allora Esaù disse: «Che ne vuoi fare di tutta quella schiera che ho incontrato?» Giacobbe rispose: «È per trovare grazia agli occhi del mio signore». Ed Esaù: «Io ho molta roba, fratello mio; tieni per te ciò che è tuo». Ma Giacobbe disse: «No, ti prego, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, accetta il dono dalla mia mano, perché io ho visto il tuo volto come uno vede il volto di Dio, e tu mi hai fatto buona accoglienza. Ti prego, accetta il mio dono che ti è stato presentato, perché Dio è stato molto buono con me, e io ho di tutto». E tanto insistette che Esaù lo accettò. Poi Esaù disse: «Partiamo, incamminiamoci, io andrò davanti a te». Giacobbe rispose: «Il mio signore sa che i bambini sono in tenera età e che ho con me delle pecore e delle vacche che allattano; se si forzasse la loro andatura anche per un giorno solo, le bestie morirebbero. Passi dunque il mio signore davanti al suo servo; e io me ne verrò pian piano, al passo del bestiame che mi precederà, e al passo dei bambini, finché arrivi presso al mio signore, a Seir». Esaù disse: «Permetti almeno che io lasci con te un po’ della gente che ho con me». Ma Giacobbe rispose: «E perché questo? Basta che io trovi grazia agli occhi del mio signore». Così Esaù, in quel giorno stesso, rifece il cammino verso Seir. Giacobbe partì alla volta di Succot, costruì una casa per sé e fece delle capanne per il suo bestiame; per questo quel luogo fu chiamato Succot. Poi Giacobbe, tornando da Paddan-Aram, arrivò sano e salvo alla città di Sichem, nel paese di Canaan, e piantò le tende di fronte alla città. Per cento pezzi di denaro comprò dai figli di Camor, padre di Sichem, la parte del campo dove aveva piantato le sue tende. Eresse qui un altare e lo chiamò El-Eloè-Israel.

Genesi 33:1-20 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

*Giacobbe alzò gli occhi, guardò, ed ecco *Esaú che veniva avendo con sé quattrocento uomini. Allora divise i figli tra *Lea, *Rachele e le due serve. Mise davanti le serve e i loro figli, poi Lea e i suoi figli, e infine Rachele e *Giuseppe. Egli stesso passò davanti a loro, e si inchinò fino a terra sette volte, finché si fu avvicinato a suo fratello. Ed Esaú gli corse incontro, l'abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero. Poi Esaú, alzando gli occhi, vide le donne e i bambini, e disse: «Chi sono questi che hai con te?» Giacobbe rispose: «Sono i figli che Dio si è compiaciuto di dare al tuo servo». Allora le serve si avvicinarono con i loro figli e si inchinarono. Si avvicinarono anche Lea e i suoi figli e si inchinarono. Poi si avvicinarono Giuseppe e Rachele e s'inchinarono. Allora Esaú disse: «Che ne vuoi fare di tutta quella schiera che ho incontrato?» Giacobbe rispose: «È per trovare grazia agli occhi del mio signore». Ed Esaú: «Io ho molta roba, fratello mio; tieni per te ciò che è tuo». Ma Giacobbe disse: «No, ti prego, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, accetta il dono dalla mia mano, perché io ho visto il tuo volto come uno vede il volto di Dio, e tu mi hai fatto buona accoglienza. Ti prego, accetta il mio dono che ti è stato presentato, perché Dio è stato molto buono con me, e io ho di tutto». E tanto insistette, che Esaú l'accettò. Poi Esaú disse: «Partiamo, incamminiamoci, io andrò davanti a te». Giacobbe rispose: «Il mio signore sa che i bambini sono in tenera età e che ho con me delle pecore e delle vacche che allattano; se si forzasse la loro andatura anche per un giorno solo, le bestie morirebbero. Passi dunque il mio signore davanti al suo servo; e io me ne verrò pian piano, al passo del bestiame che mi precederà, e al passo dei bambini, finché arrivi presso al mio signore, a *Seir». Esaú disse: «Permetti almeno che io lasci con te un po' della gente che ho con me». Ma Giacobbe rispose: «E perché questo? Basta che io trovi grazia agli occhi del mio signore». Cosí Esaú, in quel giorno stesso, rifece il cammino verso Seir. Giacobbe partí alla volta di Succot, costruí una casa per sé e fece delle capanne per il suo bestiame; per questo quel luogo fu chiamato Succot. Poi Giacobbe, tornando da Paddan-Aram, arrivò sano e salvo alla città di Sichem, nel paese di *Canaan, e piantò le tende di fronte alla città. Per cento pezzi di denaro, comprò dai figli di Camor, padre di Sichem, la parte del campo dove aveva piantato le sue tende. Eresse qui un altare e lo chiamò El-Eloè-Israel.

Genesi 33:1-20 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)

Giacobbe scrutò l’orizzonte e vide che Esaù avanzava con quattrocento uomini. Allora divise i figli in tre gruppi tra Lia, Rachele e le due serve. Mise davanti le due serve e i loro figli, dietro Lia e i suoi figli e, come ultimi, Rachele e Giuseppe. Egli stesso passò davanti a tutti e si inchinò sette volte fino a terra prima di arrivare vicino a suo fratello. Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, se lo strinse al petto, lo baciò e piansero. Quando Esaù vide le donne e i bambini chiese: — Chi sono questi che ti accompagnano? — Sono i figli che Dio ha dato a me tuo servitore — rispose Giacobbe. Allora si avvicinarono le serve con i loro figli e si inchinarono. Poi si avvicinarono e si inchinarono Lia e i suoi figli e infine fecero lo stesso Rachele e Giuseppe. Esaù chiese: — Perché hai mandato avanti quei greggi che ho incontrato? — Volevo ottenere da te una buona accoglienza, signor mio! — rispose Giacobbe. — Ma, caro fratello — rispose Esaù — io ho beni a sufficienza! Tieniti pure i tuoi. — No! Te ne prego! — si mise a insistere Giacobbe. — Se veramente non mi serbi alcun rancore, accetta il regalo che ti faccio. Incontrare te è stato per me come incontrare Dio, perché mi hai accolto amorevolmente. Accetta perciò, ti prego, il regalo che ti ho mandato, perché Dio è stato generoso con me e io ho di tutto in abbondanza. Tanto insistette che Esaù finì con l’accettare e gli disse: — Su! Mettiamoci in marcia; io ti accompagnerò. — Ma tu sai, signor mio — obiettò Giacobbe — che i miei figli sono delicati e che le mie pecore e le mie mucche allattano i piccoli. Se forzo l’andatura di questo bestiame, anche solo per un giorno, morrà tutto quanto! Perciò, mio signore, ti prego, vai avanti a me, tuo servitore. Io invece procederò lentamente, secondo il passo del bestiame e di questi fanciulli, finché ti raggiungerò a Seir. Esaù disse: — Ti lascerò a disposizione almeno una parte della gente che mi accompagna. — Non è il caso — rispose Giacobbe; — a me basta avere avuto una buona accoglienza presso di te, mio signore. Così in quello stesso giorno Esaù ritornò sui suoi passi verso Seir. Giacobbe invece si avviò verso Succot dove costruì una casa per sé e fece alcune capanne per il suo bestiame. Perciò chiamò quel luogo Succot (Capanne). Di ritorno dalla Mesopotamia, Giacobbe arrivò sano e salvo alla città di Sichem, in Canaan, e si accampò di fronte alla città. Poi comprò dai discendenti di Camor, fondatore di Sichem, quella parte di terra dove aveva piantato le sue tende. La pagò cento pezzi d'argento. Costruì un altare e lo chiamò «El, il Dio d'Israele».

Genesi 33:1-20 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)

POI Giacobbe alzò gli occi, e riguardò; ed ecco Esaù veniva, menando seco quattrocent'uomini. Ed egli spartì i fanciulli in tre schiere, sotto Lea, sotto Rachele, e sotto le due serve. E mise le serve e i lor figliuoli davanti; e Lea e i suoi figliuoli appresso; e Rachele e Giuseppe gli ultimi. Ed egli passò davanti a loro, e s'inchinò sette volte a terra, finchè fu presso al suo fratello. Ed Esaù gli corse incontro, e l'abbracciò, e gli si gittò al collo, e lo baciò; ed amendue piansero. Ed Esaù alzò gli occhi, e vide quelle donne e que' fanciulli, e disse: Che ti son costoro? E Giacobbe disse: Sono i fanciulli che Iddio ha donati al tuo servitore. E le serve si accostarono, coi loro figliuoli, e s'inchinarono. Poi Lea si accostò, co' suoi figliuoli, e s'inchinarono. Poi si accostò Giuseppe e Rachele, e si inchinarono. Ed Esaù disse a Giacobbe: Che vuoi far di tutta quell'oste che io ho scontrata? Ed egli disse: Io l'ho mandata per trovar grazia appo il mio signore. Ed Esaù disse: Io ne ho assai, fratel mio; tienti per te ciò ch' è tuo. Ma Giacobbe disse: Deh! no; se ora io ho trovato grazia appo te, prendi dalla mia mano il mio presente; conciossiachè per ciò io abbia veduta la tua faccia, il che mi è stato come se avessi veduta la faccia di Dio; e tu mi hai gradito. Deh! prendi il mio presente che ti è stato condotto; perciocchè Iddio mi è stato liberal donatore, ed io ho di tutto. E gli fece forza, sì ch'egli lo prese. Poi Esaù disse: Partiamoci, ed andiamocene; ed io ti accompagnerò. Ma Giacobbe gli disse: Ben riconosce il mio signore che questi fanciulli son teneri; ed io ho le mie pecore e le mie vacche pregne; e se sono spinte innanzi pure un giorno, tutta la greggia morrà. Deh! passi il mio signore davanti al suo servitore, ed io mi condurrò pian piano, al passo di questo bestiame ch'è davanti a me, e di questi fanciulli, finchè io arrivi al mio signore in Seir. Ed Esaù disse: Deh! lascia che io faccia restar teco della gente ch'è meco. Ma Giacobbe disse: Perchè questo? lascia che io ottenga questa grazia dal mio signore. Esaù adunque in quel dì se ne ritornò verso Seir, per lo suo cammino. E Giacobbe partì, e venne in Succot, e si edificò una casa, e fece delle capanne per lo suo bestiame; perciò pose nome a quel luogo Succot. Poi Giacobbe arrivò sano e salvo nella città di Sichem, nel paese di Canaan, tornando di Paddan-aram; e tese i suoi padiglioni davanti alla città. E comperò da' figliuoli d'Hemor, padre di Sichem, per cento pezze di moneta, la parte del campo, ove avea tesi i suoi padiglioni. E rizzò un altare, e lo nominò Iddio, l'Iddio d'Israele.

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