Genesi 31:3-42
Genesi 31:3-42 Nuova Riveduta 2006 (NR06)
Il SIGNORE disse a Giacobbe: «Torna al paese dei tuoi padri, dai tuoi parenti, e io sarò con te». Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lea perché venissero ai campi, presso il suo gregge, e disse loro: «Io vedo che il volto di vostro padre non è più, verso di me, quello di prima; ma il Dio di mio padre è stato con me. Voi sapete che io ho servito vostro padre con tutte le mie forze, mentre vostro padre mi ha ingannato e ha mutato il mio salario dieci volte; ma Dio non gli ha permesso di farmi del male. Quando egli diceva: “I macchiati saranno il tuo salario”, tutto il gregge figliava agnelli macchiati. Quando diceva: “Gli striati saranno il tuo salario”, tutto il gregge figliava agnelli striati. Così Dio ha tolto il bestiame a vostro padre e lo ha dato a me. Una volta, quando le pecore entravano in calore, io alzai gli occhi e vidi in sogno che i maschi, che montavano le femmine, erano striati, macchiati o chiazzati. L’angelo di Dio mi disse nel sogno: “Giacobbe!” Io risposi: “Eccomi!” L’angelo disse: “Alza ora gli occhi e guarda; tutti i maschi che montano le femmine sono striati, macchiati o chiazzati, perché ho visto tutto quello che Labano ti fa. Io sono il Dio di Betel, dove tu versasti dell’olio su una pietra commemorativa e mi facesti un voto. Ora àlzati, parti da questo paese e torna al tuo paese natìo”». Rachele e Lea gli risposero: «Abbiamo forse ancora qualche parte o eredità in casa di nostro padre? Non ci ha forse trattate da straniere, quando ci ha vendute e ha per di più divorato il nostro denaro? Tutte le ricchezze che Dio ha tolte a nostro padre sono nostre e dei nostri figli. Fa’ dunque tutto quello che Dio ti ha detto». Allora Giacobbe si alzò, mise i suoi figli e le sue mogli sui cammelli e portò via tutto il suo bestiame – tutti i beni che si era procurato, il bestiame che gli apparteneva e che aveva acquistato in Paddan-Aram – per andarsene da suo padre Isacco nel paese di Canaan. Or mentre Labano se ne era andato a tosare le sue pecore, Rachele rubò gli idoli di suo padre. Giacobbe ingannò Labano l’Arameo, perché non gli disse che stava per fuggire. Così se ne fuggì con tutto quello che aveva; si levò, passò il fiume e si diresse verso il monte di Galaad. Il terzo giorno avvertirono Labano che Giacobbe era fuggito. Allora egli prese con sé i suoi fratelli, lo inseguì per sette giornate di cammino e lo raggiunse al monte di Galaad. Ma Dio venne da Labano l’Arameo, di notte, in un sogno, e gli disse: «Guàrdati dal parlare a Giacobbe, né in bene né in male». Labano dunque raggiunse Giacobbe. Giacobbe aveva piantato la sua tenda sul monte; anche Labano e i suoi fratelli avevano piantato le loro sul monte di Galaad. Allora Labano disse a Giacobbe: «Che hai fatto? Mi hai ingannato e portato via le mie figlie come prigioniere di guerra. Perché sei fuggito di nascosto e mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con gioia e canti, al suono di timpano e di cetra. E non mi hai neppure permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Tu hai agito da stolto. Ora è in mio potere di farvi del male, ma il Dio di vostro padre mi parlò la notte scorsa, dicendo: “Guàrdati dal parlare a Giacobbe, né in bene né in male”. Ora certo te ne sei andato poiché avevi nostalgia della casa di tuo padre, ma perché hai rubato i miei dèi?» Giacobbe rispose a Labano: «Avevo paura, perché mi sono detto che mi avresti tolto con la forza le tue figlie. Ma chiunque sia colui presso il quale troverai i tuoi dèi, egli deve morire! In presenza dei nostri fratelli, riscontra ciò che è tuo fra le cose mie e prenditelo!» Giacobbe ignorava che Rachele avesse rubato gli idoli. Labano dunque entrò nella tenda di Giacobbe, nella tenda di Lea e nella tenda delle due serve, ma non trovò nulla. Uscito dalla tenda di Lea, entrò nella tenda di Rachele. Ora Rachele aveva preso gli idoli, li aveva messi nella sella del cammello e si era seduta sopra quelli. Labano frugò tutta la tenda e non trovò nulla. Lei disse a suo padre: «Il mio signore non si adiri se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho le solite ricorrenze delle donne». Egli cercò, ma non trovò gli idoli. Allora Giacobbe si adirò e si mise a litigare con Labano, dicendo: «Qual è il mio delitto, e quale il mio peccato, perché tu mi abbia inseguito con tanto ardore? Tu hai frugato tutta la mia roba; che hai trovato di tutta la roba di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi fratelli e giudichino loro tra noi due! Ecco, sono stato con te vent’anni, le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e io non ho mangiato i montoni del tuo gregge. Io non ti ho mai portato una bestia sbranata; ne ho subìto il danno io; tu mi chiedevi conto di quello che era stato rubato di giorno o rubato di notte. Di giorno mi consumava il caldo; di notte, il gelo; il sonno fuggiva dagli occhi miei. Ecco vent’anni che sono in casa tua; ti ho servito quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per le tue pecore, e tu hai modificato il mio salario dieci volte. Se il Dio di mio padre, il Dio di Abraamo e il Terrore d’Isacco non fosse stato con me, ora tu mi avresti certo rimandato a mani vuote. Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la notte scorsa ha pronunciato la sua sentenza».
Genesi 31:3-42 Nuova Riveduta 1994 (NR94)
Il Signore disse a Giacobbe: «Torna al paese dei tuoi padri, dai tuoi parenti, e io sarò con te». Allora Giacobbe mandò a chiamare *Rachele e *Lea perché venissero ai campi, presso il suo gregge, e disse loro: «Io vedo che il volto di vostro padre non è piú, verso di me, quello di prima; ma il Dio di mio padre è stato con me. Voi sapete che io ho servito vostro padre con tutte le mie forze, mentre vostro padre mi ha ingannato e ha mutato il mio salario dieci volte; ma Dio non gli ha permesso di farmi del male. Quand'egli diceva: “I macchiati saranno il tuo salario”, tutto il gregge figliava agnelli macchiati. Quando diceva: “Gli striati saranno il tuo salario”, tutto il gregge figliava agnelli striati. Cosí Dio ha tolto il bestiame a vostro padre e lo ha dato a me. Una volta, quando le pecore entravano in calore, io alzai gli occhi e vidi in sogno che i maschi, che montavano le femmine, erano striati, macchiati o chiazzati. L'angelo di Dio mi disse nel sogno: “Giacobbe!” Io risposi: “Eccomi!” L'angelo disse: “Alza ora gli occhi e guarda; tutti i maschi che montano le femmine sono striati, macchiati o chiazzati, perché ho visto tutto quello che Labano ti fa. Io sono il Dio di *Betel, dove tu versasti dell'olio su una pietra commemorativa e mi facesti un voto. Ora àlzati, parti da questo paese e torna al tuo paese natío”». Rachele e Lea gli risposero: «Abbiamo forse ancora qualche parte o eredità in casa di nostro padre? Non ci ha forse trattate da straniere, quando ci ha vendute e ha per di piú divorato il nostro denaro? Tutte le ricchezze che Dio ha tolte a nostro padre, sono nostre e dei nostri figli. Fa' dun que tutto quello che Dio ti ha detto». Allora Giacobbe si alzò, mise i suoi figli e le sue mogli sui cammelli e portò via tutto il suo bestiame - tutti i beni che si era procurato, il bestiame che gli apparteneva e che aveva acquistato in Paddan-Aram - per andarsene da suo padre *Isacco nel paese di *Canaan. Or mentre Labano se ne era andato a tosare le sue pecore, Rachele rubò gli *idoli di suo padre. Giacobbe ingannò Labano l'*Arameo, perché non gli disse che stava per fuggire. Cosí se ne fuggí, con tutto quello che aveva; si levò, passò il fiume e si diresse verso il monte di *Galaad. Il terzo giorno avvertirono Labano che Giacobbe era fuggito. Allora egli prese con sé i suoi fratelli, lo inseguí per sette giornate di cammino e lo raggiunse al monte di Galaad. Ma Dio venne da Labano l'Arameo, di notte, in un sogno, e gli disse: «Guàrdati dal parlare a Giacobbe, né in bene né in male». Labano dunque raggiunse Giacobbe. Giacobbe aveva piantato la sua tenda sul monte; anche Labano e i suoi fratelli avevano piantato le loro sul monte di Galaad. Allora Labano disse a Giacobbe: «Che hai fatto? Mi hai ingannato e portato via le mie figlie come prigioniere di guerra. Perché sei fuggito di nascosto e mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con gioia e canti, al suono di timpano e di cetra. E non mi hai neppure permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Tu hai agito da stolto. Ora è in mio potere di farvi del male, ma il Dio di vostro padre mi parlò la notte scorsa, dicendo: “Guàrdati dal parlare a Giacobbe, né in bene né in male”. Ora certo te ne sei andato poiché avevi nostalgia della casa di tuo padre, ma perché hai rubato i miei dèi?» Giacobbe rispose a Labano: «Avevo paura, perché mi son detto che mi avresti tolto con la forza le tue figlie. Ma chiunque sia colui presso il quale troverai i tuoi dèi, egli deve morire! In presenza dei nostri fratelli, riscontra ciò che è tuo fra le cose mie e prenditelo!» Giacobbe ignorava che Rachele avesse rubato gli idoli. Labano dunque entrò nella tenda di Giacobbe, nella tenda di Lea e nella tenda delle due serve, ma non trovò nulla. Uscito dalla tenda di Lea, entrò nella tenda di Rachele. Ora Rachele aveva preso gli idoli, li aveva messi nella sella del cammello e si era seduta sopra quelli. Labano frugò tutta la tenda e non trovò nulla. Lei disse a suo padre: «Il mio signore non si adiri se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho le solite ricorrenze delle donne». Egli cercò, ma non trovò gli idoli. Allora Giacobbe si adirò e si mise a litigare con Labano, dicendo: «Qual è il mio delitto, e quale il mio peccato, perché tu mi abbia inseguito con tanto ardore? Tu hai frugato tutta la mia roba; che hai trovato di tutta la roba di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi fratelli e giudichino loro tra noi due! Ecco, sono stato con te venti anni, le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e io non ho mangiato i montoni del tuo gregge. Io non ti ho mai portato una bestia sbranata; ne ho subíto il danno io; tu mi chiedevi conto di quello che era stato rubato di giorno o rubato di notte. Di giorno, mi consumava il caldo; di notte, il gelo; il sonno fuggiva dagli occhi miei. Ecco vent'anni che sono in casa tua; ti ho servito quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per le tue pecore, e tu hai modificato il mio salario dieci volte. Se il Dio di mio padre, il Dio d'*Abraamo e il Terrore d'Isacco non fosse stato con me, ora tu mi avresti certo rimandato a mani vuote. Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la notte scorsa ha pronunziato la sua sentenza».
Genesi 31:3-42 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)
Il Signore disse a Giacobbe: «Ritorna a casa di tuo padre, al tuo paese natio, e io sarò con te». Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lia e le fece venire in campagna, dove c’era il suo gregge. Disse loro: — Ho notato che vostro padre non ha più verso di me l’atteggiamento di un tempo, ma il Dio di mio padre mi ha protetto. Voi sapete bene che ho servito vostro padre con tutte le mie forze. Però lui mi ha ingannato: ha cambiato dieci volte la mia paga, ma Dio non gli ha permesso di farmi del male. Se egli diceva: «Il bestiame punteggiato costituirà la tua paga», tutto il gregge partoriva bestiame punteggiato. Se invece diceva: «Il bestiame striato costituirà la tua paga», tutto il gregge partoriva bestiame striato. Così Dio ha tolto il bestiame a vostro padre e lo ha dato a me. Anzi, al tempo in cui il bestiame si accoppia, feci un sogno: alzai gli occhi e vidi che i maschi che stavano per accoppiarsi erano striati, punteggiati e chiazzati. Sempre in sogno L’angelo di Dio mi chiamò: «Giacobbe!», disse, e io risposi: «Eccomi!». Ed egli: «Alza gli occhi e osserva: tutti i maschi del bestiame che stanno per accoppiarsi sono striati, punteggiati e chiazzati, perché io ho visto quel che ti ha fatto Labano. Io sono il Dio che ti è apparso a Betel, dove tu hai versato dell'olio su una pietra, per dedicarla a me e dove tu hai fatto un voto. Ora parti di qui e ritorna nella tua terra». Rachele e Lia gli risposero: — Noi ormai non facciamo più parte della casa di nostro padre e non aspettiamo più da lui un’eredità. Egli infatti ci ha considerate persone estranee. Ci ha vendute e ha addirittura sperperato tutto il nostro denaro. Tutta la ricchezza che Dio ha tolto a nostro padre appartiene a noi e ai nostri figli! Fa’ dunque quel che Dio ti ha detto. Allora Giacobbe preparò il ritorno da suo padre Isacco, nella terra di Canaan. Radunò tutti i beni che aveva accumulato e il bestiame di sua proprietà che aveva acquistato in Mesopotamia e caricò i suoi figli e le sue mogli su alcuni cammelli. Labano intanto se ne era andato a tosare le sue pecore e Rachele rubò gli idoli di suo padre. Così Giacobbe ingannò l’arameo Labano: non gli disse che stava per andarsene. Fuggì con tutto quel che possedeva. Se ne andò, passò il fiume e si avviò verso la montagna di Gàlaad. Solo tre giorni dopo Labano venne a sapere che Giacobbe era fuggito. Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulla montagna di Gàlaad. Di notte, in sogno, Dio apparve all’arameo Labano e gli disse: «Non litigare con Giacobbe, per nessun motivo». Labano raggiunse Giacobbe che aveva posto il suo accampamento sulla montagna. Anche Labano, con i suoi parenti, piantò le sue tende sulla montagna di Gàlaad. Poi Labano disse a Giacobbe: — Che cosa mi hai combinato? Tu mi hai ingannato! Te ne sei andato e hai portato via le mie figlie come se fossero prigioniere di guerra. Perché sei fuggito di nascosto? Sei partito con inganno, senza farmelo sapere. Io ti avrei lasciato andare tra feste e canti, al suono di tamburi e di cetre. Invece tu non mi hai permesso nemmeno di baciare i miei nipoti e le mie figlie. Hai veramente agito da sciocco! Ora io potrei rovinarti, ma la notte scorsa il Dio di tuo padre mi ha detto: «Non litigare con Giacobbe, per nessun motivo!». Ora, dunque, diciamo pure che tu sei partito perché soffrivi di nostalgia per la tua casa paterna; ma perché hai rubato i miei idoli? Giacobbe rispose a Labano: — Sono fuggito perché avevo paura. Pensavo che tu potevi riprenderti con la forza le tue figlie. Ma se tu trovi che qualcuno ha preso i tuoi idoli, sarà messo a morte. Dinanzi ai tuoi parenti cerca pure quel che è tuo tra la mia roba. Giacobbe non sapeva che era stata Rachele a rubarli. Labano entrò nella tenda di Giacobbe, in quella di Lia e in quella delle due serve. Non trovò nulla. Allora uscì dalla tenda di Lia ed entrò in quella di Rachele. Rachele però aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello e vi si era seduta sopra. Così Labano frugò tutta la tenda, ma non li trovò. Rachele disse a suo padre: «Signor mio, non offenderti se non posso alzarmi alla tua presenza, ma mi trovo in uno di quei giorni che hanno tutte le donne». Labano cercò, ma non trovò gli idoli. Allora Giacobbe si arrabbiò e litigò con Labano. Protestò con lui e gli disse: — Quale delitto o quale errore ho commesso perché tu mi perseguiti con tanto accanimento? Tu hai frugato tra la mia roba. Hai trovato qualcosa di tuo? Portalo qui dinanzi ai miei e ai tuoi parenti e giudichino loro chi di noi due ha ragione. Io sono stato con te vent’anni! Le tue pecore e le tue capre non hanno mai abortito e io non ho mai preso montoni dal tuo gregge per mangiarli. Non ti ho mai riportato qualche bestia sbranata: ne risarcivo io stesso il danno. Tu invece mi chiedevi conto di quel che era stato rubato non soltanto di giorno, ma anche di notte. Di giorno soffocavo per il caldo. Di notte gelavo di freddo e non riuscivo a dormire. Sono ormai vent’anni che faccio da servitore in casa tua: quattordici per avere le tue due figlie e sei per le tue pecore; e tu hai cambiato ben dieci volte la mia paga. Se non mi avesse protetto il Dio di mio padre, Dio di Abramo e Terrore di Isacco, ora sicuramente tu mi avresti rimandato a mani vuote. Ma Dio ha visto la mia tribolazione e la mia fatica e la notte scorsa ha fatto conoscere il suo giudizio.
Genesi 31:3-42 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)
E il Signore disse a Giacobbe: Ritornatene al paese de' tuoi, ed al tuo luogo natio, ed io sarò teco. E Giacobbe mandò a chiamar Rachele e Lea, a' campi, presso della sua greggia. E disse loro: Io veggo che la faccia di vostro padre non è inverso me qual soleva esser per addietro; e pur l'Iddio di mio padre è stato meco. E voi sapete che ho servito a vostro padre di tutto il mio potere. Ma egli mi ha ingannato, e m'ha cambiato il mio salario dieci volte; ma Iddio non gli ha permesso di farmi alcun danno. Se egli diceva così: Le macchiate saranno il tuo salario, tutta la greggia figliava parti macchiati; e se diceva così: Le vergate saranno il tuo salario, tutta la greggia figliava parti vergati. E Iddio ha tolto il bestiame a vostro padre, e me lo ha dato. Ed avvenne una volta, al tempo che le pecore entrano in calore, che io alzai gli occhi, e vidi in sogno che i becchi ed i montoni che ammontavano le pecore e le capre, erano vergati, macchiati e grandinati. E l'angelo di Dio mi disse in sogno: Giacobbe. Ed io dissi: Eccomi. Ed egli disse: Alza ora gli occhi, e vedi tutti i becchi e i montoni, che ammontano le capre e le pecore, come son tutti vergati, macchiati, e grandinati; perciocchè io ho veduto tutto quello che Labano ti fa. Io son l'Iddio di Betel, dove tu ugnesti quel piliere, e dove tu mi facesti quel voto; ora levati, e partiti di questo paese, e ritornatene nel tuo natio paese. E Rachele e Lea risposero, e dissero: Abbiamo noi più alcuna parte od eredità in casa di nostro padre? Non fummo noi da lui reputate straniere, quando egli ci vendette? ed oltre a ciò egli ha tutti mangiati i nostri danari. Conciossiachè tutte queste facoltà che Iddio ha tolte a nostro padre, già fosser nostre e de' nostri figliuoli; ora dunque fa' pur tutto quello che Iddio ti ha detto. E Giacobbe si levò, e mise i suoi figliuoli e le sue mogli in su de' cammelli. E ne menò tutto il suo bestiame, e tutte le sue facoltà ch'egli avea acquistate; il bestiame ch'egli avea acquistato in Paddan-aram per venirsene nel paese di Canaan, ad Isacco suo padre. Or Labano se n'era andato a tondere le sue pecore; e Rachele rubò gl'idoli di suo padre. E Giacobbe si partì furtivamente da Labano, Sirio; perciocchè egli non gliel dichiarò; conciossiachè egli se ne fuggisse. Egli adunque se ne fuggì, con tutto quello ch'egli avea; e si levò, e passò il Fiume, e si dirizzò verso il monte di Galaad. E il terzo giorno appresso fu rapportato a Labano, che Giacobbe se n'era fuggito. Allora egli prese seco i suoi fratelli, e lo perseguì per sette giornate di cammino; e lo raggiunse al monte di Galaad. Ma Iddio venne a Labano, Sirio, in sogno di notte, e gli disse: Guardati che tu non venga a parole con Giacobbe, nè in bene, nè in male. Labano adunque raggiunse Giacobbe. E Giacobbe avea tesi i suoi padiglioni in sul monte; e Labano, co' suoi fratelli, tese parimente i suoi nel monte di Galaad. E Labano disse a Giacobbe: Che hai tu fatto, partendoti da me furtivamente, e menandone le mie figliuole come prigioni di guerra? Perchè ti sei fuggito celatamente, e ti sei furtivamente partito da me, e non me l'hai fatto assapere? ed io ti avrei accommiatato con allegrezza e con canti, con tamburi e con cetere. E non mi hai pur permesso di baciare i miei figliuoli e le mie figliuole; ora tu hai stoltamente fatto. E' sarebbe in mio potere di farvi del male; ma l'Iddio del padre vostro mi parlò la notte passata, dicendo: Guardati che tu non venga a parole con Giacobbe, nè in bene, nè in male. Ora dunque, siitene pure andato, poichè del tutto bramavi la casa di tuo padre; ma, perchè hai tu rubati i miei dii? E Giacobbe rispose, e disse a Labano: Io me ne son così andato, perchè io avea paura; perciocchè io diceva che mi conveniva guardar che talora tu non rapissi le tue figliuole d'appresso a me. Colui, appo il quale tu avrai trovati i tuoi dii, non sia lasciato vivere; riconosci, in presenza de' nostri fratelli, se vi è nulla del tuo appo me, e prenditelo. Or Giacobbe non sapeva che Rachele avesse rubati quegl'iddii. Labano adunque entrò nel padiglione di Giacobbe, e nel padiglione di Lea, e nel padiglione delle due serve, e non li trovò; ed uscito del padiglione di Lea, entrò nel padiglione di Rachele. Ma Rachele avea presi quegl'idoli, e li avea messi dentro l'arnese d'un cammello, e s'era posta a sedere sopra essi; e Labano frugò tutto il padiglione, e non li trovò. Ed ella disse a suo padre: Non prenda il mio signore sdegno, ch'io non posso levarmi su davanti a te; perciocchè io ho quello che sogliono aver le donne. Egli adunque investigò, ma non trovò quegl'idoli. E Giacobbe si adirò, e contese con Labano, e gli parlò, e gli disse: Qual misfatto, o qual peccato ho io commesso, che tu mi abbi così ardentemente perseguito? Poichè tu hai frugate tutte le mie masserizie, che hai tu trovato di tutte le masserizie di casa tua? mettilo qui davanti a' tuoi e miei fratelli, acciocchè giudichino chi di noi due ha ragione. Già son vent'anni ch'io sono stato teco; le tue pecore e le tue capre non hanno disperduto, ed io non ho mangiati i montoni della tua greggia. Io non ti ho portato ciò ch'era lacerato; io l'ho pagato; tu me lo hai ridomandato: come ancora se alcuna cosa era stata rubata di giorno o di notte. Io mi son portato in maniera che il caldo mi consumava di giorno, e di notte il gelo, e il sonno mi fuggiva dagli occhi. Già son vent'anni ch' io sono in casa tua, io ti ho servito quattordici anni per le tue due figliuole, e sei anni per le tue pecore; e tu mi hai mutato il mio salario dicei volte. Se l'Iddio di mio padre, l'Iddio di Abrahamo, e il terrore d'Isacco, non fosse stato meco, certo tu mi avresti ora rimandato voto. Iddio ha veduta la mia afflizione, e la fatica delle mie mani: e però la notte passata ne ha data la sentenza.