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Prima lettera ai Corinzi 9:1-27

Prima lettera ai Corinzi 9:1-27 Nuova Riveduta 2006 (NR06)

Non sono libero? Non sono apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro Signore? Non siete voi l’opera mia nel Signore? Se per altri non sono apostolo, lo sono almeno per voi; perché il sigillo del mio apostolato siete voi, nel Signore. Questa è la mia difesa di fronte a quelli che mi sottopongono a inchiesta. Non abbiamo forse il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo il diritto di condurre con noi una moglie, sorella in fede, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa? O siamo soltanto io e Barnaba a non avere il diritto di non lavorare? Chi mai fa il soldato a proprie spese? Chi pianta una vigna e non ne mangia il frutto? O chi pascola un gregge e non si ciba del latte del gregge? Dico forse queste cose da un punto di vista umano? Non le dice anche la legge? Difatti, nella legge di Mosè è scritto: «Non mettere la museruola al bue che trebbia il grano». Forse che Dio si dà pensiero dei buoi? O non dice così proprio per noi? Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza e chi trebbia il grano deve trebbiarlo con la speranza di averne la sua parte. Se abbiamo seminato per voi i beni spirituali, è forse gran cosa se mietiamo i vostri beni materiali? Se altri hanno questo diritto su di voi, non lo abbiamo noi molto di più? Ma non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi, sopportiamo ogni cosa per non creare alcun ostacolo al vangelo di Cristo. Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro mangiano ciò che è offerto nel tempio? E che coloro che attendono all’altare hanno parte all’altare? Similmente, il Signore ha ordinato che coloro che annunciano il vangelo vivano del vangelo. Io però non ho fatto alcun uso di questi diritti, e non ho scritto questo perché si faccia così a mio riguardo; poiché preferirei morire, anziché vedere qualcuno rendere vano il mio vanto. Perché se evangelizzo, non debbo vantarmi, poiché necessità me n’è imposta; e guai a me se non evangelizzo! Se lo faccio volenterosamente ne ho ricompensa; ma se non lo faccio volenterosamente è sempre un’amministrazione che mi è affidata. Qual è dunque la mia ricompensa? Questa: che, annunciando il vangelo, io offra il vangelo gratuitamente, senza valermi del diritto che il vangelo mi dà. Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; con i Giudei mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri. Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l’atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile. Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato.

Prima lettera ai Corinzi 9:1-27 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

Non sono libero? Non sono *apostolo? Non ho veduto Gesú, il nostro Signore? Non siete voi l'opera mia nel Signore? Se per altri non sono apostolo, lo sono almeno per voi; perché il sigillo del mio apostolato siete voi, nel Signore. Questa è la mia difesa di fronte a quelli che mi sottopongono a inchiesta. Non abbiamo forse il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo il diritto di condurre con noi una moglie, sorella in fede, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e *Cefa? O siamo soltanto io e *Barnaba a non avere il diritto di non lavorare? Chi mai fa il soldato a proprie spese? Chi pianta una vigna e non ne mangia il frutto? O chi pascola un gregge e non si ciba del latte del gregge? Dico forse queste cose da un punto di vista umano? Non le dice anche la legge? Difatti, nella legge di *Mosè è scritto: «Non mettere la museruola al bue che trebbia il grano». Forse che Dio si dà pensiero dei buoi? O non dice cosí proprio per noi? Certo, per noi fu scritto cosí; perché chi ara deve arare con speranza e chi trebbia il grano deve trebbiarlo con la speranza di averne la sua parte. Se abbiamo seminato per voi i beni spirituali, è forse gran cosa se mietiamo i vostri beni materiali? Se altri hanno questo diritto su di voi, non lo abbiamo noi molto di piú? Ma non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi sopportiamo ogni cosa, per non creare alcun ostacolo al *vangelo di Cristo. Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro mangiano ciò che è offerto nel *tempio? E che coloro che attendono all'altare, hanno parte all'altare? Similmente, il Signore ha ordinato che coloro che annunziano il vangelo vivano del vangelo. Io però non ho fatto alcun uso di questi diritti, e non ho scritto questo perché si faccia cosí a mio riguardo; poiché preferirei morire, anziché vedere qualcuno rendere vano il mio vanto. Perché se evangelizzo, non debbo vantarmi, poiché necessità me n'è imposta; e guai a me, se non evangelizzo! Se lo faccio volenterosamente, ne ho ricompensa; ma se non lo faccio volenterosamente è sempre un'amministrazione che mi è affidata. Qual è dunque la mia ricompensa? Questa: che annunziando il vangelo, io offra il vangelo gratuitamente, senza valermi del diritto che il vangelo mi dà. Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri. Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l'atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile. Io quindi corro cosí; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitú, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato.

Prima lettera ai Corinzi 9:1-27 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)

Non sono libero io? Non sono forse *apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro Signore? E voi, non siete proprio voi il risultato del mio lavoro al servizio del Signore? Se altri non vogliono riconoscermi come apostolo, per voi lo sono senz’altro. Il fatto che voi crediate in Cristo è la prova che io sono apostolo. A chi mi critica rispondo così: Non abbiamo anche noi il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo anche noi il diritto di portare con noi una moglie credente come l’hanno gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Pietro? O forse solo io e Bàrnaba dobbiamo lavorare per mantenerci? Da quando in qua un soldato presta servizio nell’esercito a sue spese? E chi pianta una vigna non mangia forse la sua uva? E chi conduce un gregge al pascolo non beve il latte di quelle pecore? Ma non porto soltanto esempi tratti dall’esperienza umana. Anche la *legge di Mosè prescrive: Non mettere la museruola al bue che trebbia il grano. Dio si preoccupa forse dei buoi? O è per noi che parla? Certamente! Questa regola è stata scritta per noi. Perché, chi ara il campo e chi trebbia il grano deve fare il lavoro nella speranza di avere la sua parte del raccolto. Noi abbiamo seminato per voi beni spirituali. Non c’è dunque nulla di strano se raccogliamo da voi beni materiali. Se altri hanno questo diritto su di voi, tanto più l’abbiamo noi. Ma noi non facciamo uso di questo diritto, anzi sopportiamo ogni specie di difficoltà, per eliminare qualsiasi ostacolo all’annunzio di Cristo. Chi lavora nel *Tempio riceve dal Tempio il proprio nutrimento, e chi si occupa dei sacrifici offerti sull’*altare, riceve una parte dei sacrifici. Allo stesso modo, per quelli che annunziano il *Vangelo, il Signore ha stabilito che hanno il diritto di vivere di questo lavoro. Io però non ho mai fatto uso di questo diritto. E non vi scrivo per pretenderlo ora. Piuttosto preferisco morire! Nessuno potrà togliermi questo vanto. Infatti non posso vantarmi di annunziare la *parola del Signore. Non posso farne a meno, e guai a me se non annunzio Cristo. Se avessi deciso di annunziarla di mia spontanea volontà, sarebbe giusto che ricevessi una paga. Ma poiché mi è stato imposto di farlo, compio semplicemente il mio dovere. Quale sarà dunque la mia ricompensa? La soddisfazione di annunziare Cristo gratuitamente, senza usare quei diritti che la predicazione del Vangelo mi darebbe. Io sono libero. Non sono schiavo di nessuno. Tuttavia mi sono fatto schiavo di tutti, per portare a Cristo il più gran numero possibile di persone. Quando sono tra gli Ebrei, vivo come loro, per portare a Cristo gli Ebrei. Io non sono sottoposto alla legge di Mosè, eppure vivo come se lo fossi, per condurre a Cristo chi è sottoposto a quella Legge. Quando invece mi trovo tra persone che non conoscono quella Legge, vivo come loro senza tenerne conto, per portare a Cristo chi è senza Legge. Questo non vuol dire che io sia privo di obblighi verso Dio, anzi sono sottoposto alla legge di Cristo. Con i deboli nella fede, vivo come se anch’io fossi debole, per condurli a Cristo. Cerco di adattarmi a tutti per salvarne a ogni costo alcuni. Tutto questo lo faccio per il Vangelo, e per ricevere anch’io insieme con gli altri ciò che esso promette. Sapete che nelle gare allo stadio corrono in molti, ma uno solo ottiene il premio. Dunque, correte anche voi in modo da ottenerlo! Sapete pure che tutti gli atleti, durante i loro allenamenti, si sottopongono a una rigida disciplina. Essi l’accettano per avere in premio una corona che presto appassisce; noi invece lo facciamo per avere una corona che durerà sempre. Perciò io mi comporto come uno che corre per raggiungere il traguardo, e come un pugile che non tira colpi a vuoto. Mi sottopongo a dura disciplina e cerco di dominarmi per non essere squalificato proprio io che ho predicato agli altri.

Prima lettera ai Corinzi 9:1-27 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)

NON sono io apostolo? non sono io libero? non ho io veduto il nostro Signor Gesù Cristo? non siete voi l'opera mia nel Signore? Se io non sono apostolo agli altri, pur lo sono a voi; poichè voi siete il suggello del mio apostolato nel Signore. Quest'è quel ch'io dico a mia difesa a coloro che mi accusano. Non abbiamo noi podestà di mangiare e di bere? Non abbiamo noi podestà di menare attorno una donna sorella, come ancora gli altri apostoli, e i fratelli del Signore, e Cefa? Ovvero, io solo, e Barnaba, non abbiam noi podestà di non lavorare? Chi guerreggia mai al suo proprio soldo? chi pianta una vigna, e non ne mangia del frutto? o chi pastura una greggia, e non mangia del latte della greggia? Dico io queste cose secondo l'uomo? la legge non dice ella eziandio queste cose? Poichè nella legge di Mosè è scritto: Non metter la museruola in bocca al bue che trebbia. Ha Iddio cura dei buoi? Ovvero, dice egli del tutto ciò per noi? certo, queste cose sono scritte per noi, perciocchè, chi ara deve arare con isperanza, e chi trebbia deve trebbiare con isperanza d' esser fatto partecipe di ciò ch'egli spera. Se noi vi abbiam seminate le cose spirituali, è egli gran cosa se mietiamo le vostre carnali? Se gli altri hanno parte a questa podestà sopra voi, non l'avremmo noi molto più? ma noi non abbiamo usata questa podestà; anzi sofferiamo ogni cosa, per non dare alcuno sturbo all'evangelo di Cristo. Non sapete voi che coloro che fanno il servigio sacro mangiano delle cose del tempio? e che coloro che vacano all'altare partecipano con l'altare? Così ancora il Signore ha ordinato a coloro che annunziano l'evangelo, che vivano dell'evangelo. MA pure io non ho usata alcuna di queste cose; ed anche non ho scritto questo, acciocchè così sia fatto inverso me; perciocchè, meglio è per me morire, che non che alcuno renda vano il mio vanto. Perciocchè, avvegnachè io evangelizzi, non ho però da gloriarmi; poichè necessità me ne è imposta; e guai a me, se io non evangelizzo! Perciocchè, se io lo facessi volontariamente, meriterei un premio; ma, se lo fo non di mia volontà, è un ministerio che m'è stato confidato. Qual premio ne ho io adunque? questo, che, predicando l'evangelo, io faccia che l'evangelo di Cristo non costi nulla; e non usi della podestà che ho dall'evangelo. Perciocchè, benchè io sia libero da tutti, pur mi son fatto servo a tutti, per guadagnarne il maggior numero. E sono stato a' Giudei come Giudeo, per guadagnare i Giudei; a coloro che son sotto la legge, come se io fossi sotto la legge, per guadagnare quei che son sotto la legge; a quanti son senza la legge, come se io fossi senza la legge (benchè io non sia a Dio senza la legge, ma a Cristo sotto la legge), per guadagnar quanti sono senza la legge. Io sono stato come debole a' deboli, per guadagnare i deboli; a tutti sono stato ogni cosa, per salvarne del tutto alcuni. Or io fo questo per l'evangelo, acciocchè ne sia partecipe io ancora. Non sapete voi che coloro che corrono nell'arringo, corrono ben tutti, ma un solo ne porta il palio? correte per modo, che ne portiate il palio. Ora, chiunque si esercita ne' combattimenti è temperato in ogni cosa; e que' tali fanno ciò, per ricevere una corona corruttibile; ma noi dobbiam farlo per riceverne una incorruttibile. Io dunque corro per modo, che non corra all'incerto; così schermisco, come non battendo l'aria; anzi, macero il mio corpo, e lo riduco in servitù; acciocchè talora, avendo predicato agli altri, io stesso non sia riprovato.