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GIOBBE 3:11-26

GIOBBE 3:11-26 DB1885

Perchè non morii io dalla matrice? Perchè non trapassai come prima uscii del seno? Perchè mi furono pòrte le ginocchia? Perchè le mammelle, acciocchè io poppassi? Conciossiachè ora giacerei, e mi riposerei; Io dormirei, e pezzo fa sarei in riposo, Con i re, e con i consiglieri della terra, I quali edificavano i luoghi deserti; Ovvero co' principi, che aveano dell'oro, Ed empievano le lor case d'argento; Ovvero anche del tutto non sarei stato, come un abortivo nascosto, Come il feto che non ha veduta la luce. Quivi cessano gli empi di travagliare altrui, E quivi si riposano gli stanchi. Parimente i prigioni hanno requie, E non odono più la voce del sollecitator delle opere. Quivi è il piccolo e il grande; E il servo franco del suo signore. Perchè dà egli la luce al miserabile, E la vita a coloro che sono in amaritudine d'animo? I quali aspettano la morte, e pure ella non viene; E la ricercano più che tesori nascosti; E si rallegrano, fino a festeggiarne, E gioiscono, quando hanno trovato il sepolcro. Perchè dà egli la luce all'uomo, la cui via è nascosta, E il quale Iddio ha assiepato d'ogn'intorno? Conciossiachè, avanti che io prenda il mio cibo, il mio sospiro venga, E i miei ruggiti si versino come acqua. Perchè ciò di che io avea spavento mi è avvenuto, E mi è sopraggiunto quello di che avea paura. Io non ho avuta tranquillità, nè riposo, nè quiete; Ed è venuto il turbamento.