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EPISTOLA AGLI EBREI 4:1-15

EPISTOLA AGLI EBREI 4:1-15 DB1885

Temiamo adunque che talora, poichè vi resta una promessa d'entrar nel riposo d'esso, alcun di voi non paia essere stato lasciato addietro. Poichè è stato evangelizzato a noi ancora, come a coloro; ma la parola della predicazione non giovò loro nulla, non essendo incorporata per la fede in coloro che l'aveano udita. Perciocchè noi, che abbiam creduto, entriamo nel riposo (siccome egli disse: Talchè io giurai nell'ira mia: Se giammai entrano nel mio riposo); e questo disse benchè le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Poichè egli ha in un certo luogo detto del settimo giorno: E Iddio si riposò al settimo giorno da tutte le opere sue. E in questo luogo egli dice ancora: Se giammai entrano nel mio riposo. Poichè dunque resta che alcuni entrino in esso, e quelli a cui fu prima evangelizzato per incredulità non vi entrarono, egli determina di nuovo un giorno: Oggi, in Davide, dicendo, dopo cotanto tempo, come s'è già detto: Oggi, se udite la sua voce, non indurate i cuori vostri. Perciocchè, se Giosuè li avesse messi nel riposo, Iddio non avrebbe dipoi parlato d'altro giorno. Egli resta adunque un riposo di sabato al popolo di Dio. Perciocchè colui che entra nel riposo d'esso si riposa anch'egli dalle sue opere, come Iddio dalle sue. Studiamoci adunque d'entrare in quel riposo, acciocchè niuno cada per un medesimo esempio d'incredulità. Perciocchè la parola di Dio è viva, ed efficace, e vie più acuta che qualunque spada a due tagli; e giunge fino alla divisione dell'anima e dello spirito, e delle giunture e delle midolle; ed è giudice de' pensieri e delle intenzioni del cuore. E non vi è creatura alcuna occulta davanti a colui al quale abbiamo da render ragione; anzi tutte le cose son nude e scoperte agli occhi suoi. AVENDO adunque un gran sommo sacerdote, ch'è entrato ne' cieli, Gesù, il Figliuol di Dio, riteniamo fermamente la professione della nostra fede. Perciocchè noi non abbiamo un sommo sacerdote, che non possa compatire alle nostre infermità; anzi, che è stato tentato in ogni cosa simigliantemente, senza peccato.