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Lettera agli Ebrei 12:18-29

Lettera agli Ebrei 12:18-29 NR94

Voi non vi siete avvicinati al monte che si poteva toccar con mano, e che era avvolto nel fuoco, né all'oscurità, né alle tenebre, né alla tempesta, né allo squillo di tromba, né al suono di parole, tale che quanti l'udirono supplicarono che piú non fosse loro rivolta altra parola; perché non potevano sopportare quest'ordine: «Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata». Tanto spaventevole era lo spettacolo, che *Mosè disse: «Sono spaventato e tremo». Voi vi siete invece avvicinati al monte *Sion, alla città del Dio vivente, la *Gerusalemme celeste, alla festante riunione delle miriadi angeliche, all'assemblea dei primogeniti che sono scritti nei cieli, a Dio, il giudice di tutti, agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesú, il mediatore del nuovo patto e al sangue dell'aspersione che parla meglio del sangue d'*Abele. Badate di non rifiutarvi d'ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono d'ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo; la cui voce scosse allora la terra e che adesso ha fatto questa promessa: «Ancora una volta farò tremare non solo la terra, ma anche il cielo». Or questo «ancora una volta» sta a indicare la rimozione delle cose scosse come di cose fatte perché sussistano quelle che non sono scosse. Perciò, ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo riconoscenti, e offriamo a Dio un culto gradito, con riverenza e timore! Perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante.

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