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Isaia 27:2-13

Isaia 27:2-13 ICL00D

Quel giorno il Signore dirà: «Lodate la mia magnifica vigna. Io stesso, il Signore, sono il suo vignaiolo, la irrigo di continuo e la custodisco giorno e notte perché nessuno le arrechi danno. Non sono più adirato con la mia vigna. Se vi fossero rovi e spini, muoverei loro guerra, li brucerei tutti insieme. Cerchi pure la mia protezione e faccia la pace con me. Sì, faccia la pace con me». In futuro il popolo d'Israele, discendente da Giacobbe, metterà radici, fiorirà e germoglierà come un albero. Con i suoi frutti riempirà tutta la terra. Il Signore ha punito il popolo d'Israele ma è stato più severo con i suoi oppressori. Non lo ha distrutto, come invece ha fatto con quelli che volevano annientarlo. Lo ha castigato e cacciato via, lontano dalla sua terra. Lo ha travolto con la stessa forza di un turbine di vento che viene da oriente. Ma i peccati del popolo saranno perdonati. Allora verranno abbattuti gli altari degli idoli, le loro pietre andranno in polvere come calce. Non resterà in piedi nessun altare e nessun palo sacro. La città fortificata è in rovina, in una solitudine di deserto. È diventata un luogo di pascolo, dove possono sdraiarsi e nutrirsi i vitelli. I rami degli alberi sono secchi e spezzati, e le donne li raccolgono come legna per il fuoco. Israele è un popolo davvero privo di senno: ha costretto Dio, il suo creatore, a non avere pietà di lui né a usargli misericordia. Quel giorno, o Israeliti, dal fiume Eufrate ai confini dell'Egitto, il Signore vi radunerà a uno a uno, come si raccolgono le spighe. Quel giorno, la grande tromba suonerà per chiamare a raccolta dall’Assiria e dall’Egitto tutti gli Israeliti in esilio. Essi verranno e adoreranno il Signore sulla sua santa montagna, a Gerusalemme.

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