All’inizio del venticinquesimo anno dalla nostra deportazione, il dieci del mese, quattordici anni esatti dopo la caduta di Gerusalemme, Dio il Signore mi afferrò con la sua potenza e mi portò lontano: in visione mi trasportò nella terra d'Israele. Mi depose su una montagna molto alta. Sul suo versante sud c’era un gruppo di costruzioni, sembrava una città. Mi guidò là e vidi un uomo, che splendeva come il rame. Aveva in mano una cordicella di lino e una canna, che servivano per misurare, e stava in piedi vicino a una porta. Egli mi disse: «Ezechiele, tieni bene aperti gli occhi e apri le orecchie. Fa’ attenzione a tutto quel che ti mostro. Sei stato portato qui perché io ti faccia vedere ogni cosa. Dopo dovrai riferire agli Israeliti quel che hai visto». Mi fece vedere il tempio: era circondato da un muro. L’uomo prese la canna, lunga tre metri, e misurò il muro. Aveva uno spessore e un’altezza di tre metri. Poi andò alla porta est, salì i gradini e ne misurò la soglia: aveva una profondità di tre metri.
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