Davide si accorse che si consultavano tra loro e capì che il bambino era morto. — È morto? — domandò. — Sì, — gli risposero. Allora Davide si alzò da terra, si lavò, si profumò e si cambiò gli abiti. Andò nel santuario del Signore a pregare, poi tornò a casa, ordinò il pranzo e mangiò. I servi gli domandarono: — Come mai, quando il bambino era vivo digiunavi e piangevi e ora che è morto ti sei risollevato e mangi? Non riusciamo a comprendere questo tuo modo di agire. — Finché il bambino era in vita, — rispose Davide, — digiunavo e piangevo pensando: «Chi sa! forse il Signore avrà pietà e lo farà guarire». Ora che è morto non ha più senso il mio digiuno: non potrò certo farlo tornare in vita. Io andrò un giorno da lui, ma lui non tornerà da me. Davide confortò sua moglie Betsabea. Si unì a lei ed ebbe un altro figlio che chiamò Salomone. Il Signore amò il bambino e lo fece sapere a Davide per mezzo del profeta Natan. Per questo al bambino fu dato anche il nome di Iedidià (Caro al Signore).
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