Un giorno, la ragazza disse alla sua padrona: «Basterebbe che il mio padrone potesse incontrare il profeta che sta a Samaria: lui lo guarirebbe!». Naamàn andò a riferire al suo re quel che aveva detto la ragazza israelita. Il re di Aram gli rispose: «Parti subito: io ti darò una lettera per il re d'Israele». Naamàn prese con sé circa trecentocinquanta chili d'argento, sessantacinque d'oro, dieci abiti di lusso e partì. Consegnò la lettera al re d'Israele. C’era scritto: «Con questa lettera ti presento il mio servitore Naamàn: guariscilo dalla sua malattia». Lette queste parole, preoccupato, il re d'Israele si strappò i vestiti. Esclamò: «Questo mi manda uno perché io lo guarisca. Come se io fossi un dio e avessi il potere di far vivere o morire! È chiaro; cerca un pretesto contro di me! Lo vedete anche voi». Quando il profeta Eliseo venne a sapere che il re si era strappato i vestiti, gli mandò a dire: «Perché fai così? Se quell’uomo viene da me, si accorgerà che in Israele c’è un profeta!». Naamàn andò a casa di Eliseo, con i suoi cavalli e i suoi carri, e si fermò sulla porta. Eliseo mandò un messaggero a dirgli: — Va’ al fiume Giordano: immergiti sette volte nelle sue acque. Il tuo corpo tornerà sano e tu sarai purificato.
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