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1 Samuele 25:14-44

1 Samuele 25:14-44 ICL00D

Intanto un servo aveva raccontato tutto ad Abigàil, la moglie di Nabal: «Davide ha mandato alcuni messaggeri dal deserto a fare gli auguri al nostro padrone, ma lui li ha trattati male. Eppure gli uomini di Davide erano stati molto buoni con noi: nessun fastidio e nessun danno per tutto il tempo che siamo stati con loro quando eravamo al pascolo. Anzi, sono stati per noi una difesa, giorno e notte, per tutto il tempo che siamo stati a pascolare il gregge vicino a loro. Pensaci tu e vedi che cosa fare, altrimenti andrà a finire male per il padrone e per tutti noi. Ma a lui non si può parlare perché non capisce niente». Abigàil prese in fretta duecento pagnotte, due otri di vino, cinque pecore pronte da cucinare, cinque misure di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi. Caricò tutto su alcuni asini e ordinò ai servi: «Voi andate avanti e io vi seguirò». A suo marito non disse niente. Lei, in groppa al suo asino, scendeva per il fianco della collina e, a un certo punto, si trovò di fronte Davide e i suoi uomini che venivano avanti. Davide stava dicendo: «Nel deserto, ho custodito per niente la roba di quell’individuo: non ha avuto nessun danno alle sue proprietà e ora mi rende male per bene. Che Dio mi punisca mille volte se lascerò in vita fino a domattina un solo maschio della sua famiglia». Appena vide Davide, Abigàil smontò in fretta dall’asino e si inchinò davanti a lui con la faccia a terra. Si buttò ai suoi piedi e disse: — La colpa è mia! Lascia che ti parli chiaramente, o mio signore, e abbi la bontà di ascoltarmi. Non far caso, o mio signore, al comportamento di quel poco di buono. È proprio come il suo nome: si chiama Nabal (Stupido) ed è davvero uno stupido. È colpa mia se io, la tua serva, non ho visto gli uomini che avevi mandato. Ma, com’è vero che il Signore vive e tu sei vivo, il Signore stesso ti ha impedito di compiere un omicidio e di farti giustizia da te. I tuoi nemici e quelli che ti vogliono male abbiano la stessa sorte di Nabal. E ora da’ agli uomini che ti accompagnano questi doni che io, tua serva, ti ho portato. Perdona la mia colpa. Il Signore, — ne sono certa, — ti assicurerà sempre una discendenza, perché tu combatti le sue battaglie e in te non si troverà nulla di male per tutti i giorni della tua vita. C’è chi si è messo a inseguirti e cerca la tua morte, ma la tua vita è custodita gelosamente in mano al Signore tuo Dio. Egli invece eliminerà la vita dei tuoi nemici, come si getta lontano un sasso con la fionda. Quando il Signore compirà tutto il bene che ti ha promesso, ti metterà a capo d'Israele. Allora tu non sarai turbato nel tuo cuore e non avrai il rimorso di aver versato sangue innocente o di esserti fatto giustizia da solo. Il Signore ti concederà ogni bene e tu ricordati di me, tua serva. Davide rispose ad Abigàil: — Sia benedetto il Signore, Dio d'Israele, che oggi ti ha mandato a incontrarmi. E benedetta anche tu, perché con il tuo buon senso mi hai impedito di uccidere e di farmi giustizia da solo. Com’è vero che il Signore, Dio d'Israele, vive e mi ha impedito di farti del male, ti assicuro che, se tu non fossi giunta in tempo a incontrarmi, oggi non sarebbe rimasto in vita nessun maschio della famiglia di Nabal. Poi Davide prese dalle mani di Abigàil i doni che lei gli aveva portato e le disse: — Torna in pace a casa tua: come vedi ho ascoltato le tue parole e ti ho trattata bene. Abigàil tornò a casa. Nabal stava banchettando come un re, era euforico e completamente ubriaco. Abigàil non gli disse niente fino al giorno dopo. Al mattino, finita la sbornia di Nabal, la moglie gli raccontò ogni cosa. Nabal ebbe un colpo al cuore e rimase immobile come un sasso. Dieci giorni dopo il Signore colpì Nabal ed egli morì. Davide seppe della morte di Nabal e disse: «Sia benedetto il Signore: egli ha fatto giustizia di Nabal che mi aveva maltrattato. Ha trattenuto me, suo servo, dal fare il male ed ha ritorto contro Nabal la sua stessa malvagità». Poi mandò a dire ad Abigàil che era disposto a prenderla in moglie. I messaggeri di Davide andarono a Carmel e dissero ad Abigàil: — Davide ci manda a dirti che ti vuole sposare. Abigàil si inchinò con la faccia a terra e rispose: — Io sono pronta a essere la serva di Davide e a lavare i piedi dei suoi servi. Abigàil si preparò subito, salì sul suo asino e, accompagnata dalle sue cinque giovani serve, seguì i messaggeri di Davide e divenne sua sposa. Davide aveva già sposato Achinòam della città di Izreèl e con Abigàil le sue mogli furono due. Infatti la moglie che Davide aveva avuto prima, Mical figlia di Saul, era stata data dal padre a un certo Paltì, figlio di Lais, che abitava a Gallìm.