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Lettera a Filemone 1:8-25

Lettera a Filemone 1:8-25 Nuova Riveduta 2006 (NR06)

Perciò, pur avendo molta libertà in Cristo di comandarti quello che conviene fare, preferisco fare appello al tuo amore, semplicemente come Paolo, vecchio e ora anche prigioniero di Cristo Gesù; ti prego per mio figlio che ho generato mentre ero in catene, per Onesimo, un tempo inutile a te, ma che ora è utile a te e a me. Te lo rimando, lui, che amo come il mio cuore. Avrei voluto tenerlo con me, perché in vece tua mi servisse nelle catene che porto a motivo del vangelo; ma non ho voluto fare nulla senza il tuo consenso, perché la tua buona azione non fosse forzata, ma volontaria. Forse proprio per questo egli è stato lontano da te per un po’ di tempo, perché tu lo riavessi per sempre; non più come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello caro specialmente a me, ma ora molto più a te, sia sul piano umano sia nel Signore! Se dunque tu mi consideri in comunione con te, accoglilo come me stesso. Se ti ha fatto qualche torto o ti deve qualcosa, addebitalo a me. Io, Paolo, lo scrivo di mia propria mano: pagherò io; per non dirti che tu mi sei debitore perfino di te stesso. Sì, fratello, io vorrei che tu mi fossi utile nel Signore; rasserena il mio cuore in Cristo. Ti scrivo fiducioso nella tua ubbidienza, sapendo che farai anche più di quel che ti chiedo. Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito. Epafra, mio compagno di prigionia in Cristo Gesù, ti saluta. Così pure Marco, Aristarco, Dema, Luca, miei collaboratori. La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.

Lettera a Filemone 1:8-25 Nuova Riveduta 1994 (NR94)

Perciò, pur avendo molta libertà in Cristo di comandarti quello che conviene fare, preferisco fare appello al tuo amore, semplicemente come Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesú; ti prego per mio figlio che ho generato mentre ero in catene, per Onesimo, un tempo inutile a te, ma che ora è utile a te e a me. Te lo rimando, lui, che amo come il mio cuore. Avrei voluto tenerlo con me, perché in vece tua mi servisse nelle catene che porto a motivo del *vangelo; ma non ho voluto far nulla senza il tuo consenso, perché la tua buona azione non fosse forzata, ma volontaria. Forse proprio per questo egli è stato lontano da te per un po' di tempo, perché tu lo riavessi per sempre; non piú come schiavo, ma molto piú che schiavo, come un fratello caro specialmente a me, ma ora molto piú a te, sia sul piano umano sia nel Signore! Se dunque tu mi consideri in comunione con te, accoglilo come me stesso. Se ti ha fatto qualche torto o ti deve qualcosa, addebitalo a me. Io, Paolo, lo scrivo di mia propria mano: pagherò io; per non dirti che tu mi sei debitore perfino di te stesso. Sí, fratello, io vorrei che tu mi fossi utile nel Signore; rasserena il mio cuore in Cristo. Ti scrivo fiducioso nella tua ubbidienza, sapendo che farai anche piú di quel che ti chiedo. Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito. *Epafra, mio compagno di prigionia in Cristo Gesú, ti saluta. Cosí pure *Marco, *Aristarco, *Dema, *Luca, miei collaboratori. La grazia del Signore Gesú Cristo sia con il vostro spirito.

Lettera a Filemone 1:8-25 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)

Con la forza che mi viene da Cristo, potrei facilmente ordinarti di compiere quel che devi fare. Tuttavia, preferisco farti una richiesta in nome dell'amore. Io, Paolo, vecchio e ora anche prigioniero a causa di Gesù Cristo, ti chiedo un favore per Onèsimo. Qui in prigione egli è diventato per me come un figlio. E quell’Onèsimo che un tempo non ti è servito a nulla, ora invece può essere molto utile sia a te che a me. Egli è come una parte di me stesso: io te lo rimando. Sarei stato contento di poterlo tenere con me, ora che sono in prigione per aver annunziato Cristo. Avrebbe potuto aiutarmi al posto tuo. Ma non voglio obbligarti a questo favore: preferisco che tu agisca spontaneamente. Perciò ho deciso di non far nulla senza che tu sia d'accordo. Forse Onèsimo è stato separato da te, per qualche tempo, perché tu possa riaverlo per sempre. Ora non accoglierlo più come uno schiavo. Egli è molto più che uno schiavo: è per te un caro fratello. È carissimo a me, tanto più deve esserlo a te, sia come uomo sia come credente. Dunque se mi consideri tuo amico, accogli Onèsimo come accoglieresti me. E se egli ti ha offeso o se deve restituirti qualcosa, metti tutto sul mio conto. Ecco la garanzia scritta di mia mano: io, Paolo, pagherò per lui. Vorrei però ricordarti che anche tu hai qualche debito verso di me: mi devi te stesso. Sì, fratello mio, per amore del Signore fammi contento! Per amore di Cristo dammi questa consolazione. Ti ho scritto pieno di fiducia, sicuro che farai quel che ti chiedo, anzi so che farai anche di più. Nel frattempo, prepara un posto anche per me; perché spero che le vostre preghiere riescano a farmi tornare in mezzo a voi. Ti saluta Èpafra, che è in prigione con me a causa di Cristo Gesù. Anche Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei compagni di lavoro, ti salutano. La grazia di Gesù Cristo nostro Signore sia con voi.

Lettera a Filemone 1:8-25 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)

PERCIÒ, benchè io abbia molta libertà in Cristo, di comandarti ciò che è del dovere; pur nondimeno, più tosto ti prego per carità così come sono, Paolo, vecchio, ed al presente ancora prigione di Gesù Cristo; ti prego, dico, per lo mio figliuolo Onesimo, il quale io ho generato ne' miei legami. Il quale già ti fu disutile, ma ora è utile a te ed a me. Il quale io ho rimandato; or tu accoglilo, cioè, le mie viscere. Io lo voleva ritenere appresso di me, acciocchè in vece tua mi ministrasse nei legami dell'evangelo; ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere; acciocchè il tuo beneficio non fosse come per necessità, ma di spontanea volontà. Perciocchè, forse per questa cagione egli si è dipartito da te per un breve tempo, acciocchè tu lo ricoveri in perpetuo; non più come servo, ma da più di servo, come caro fratello, a me sommamente; ora, quanto più a te, ed in carne, e nel Signore? Se dunque tu mi tieni per consorte, accoglilo come me stesso. Che se ti ha fatto alcun torto, o ti deve cosa alcuna, scrivilo a mia ragione. Io Paolo ho scritto questo di man propria, io lo pagherò, per non dirti che tu mi devi più di ciò, cioè te stesso. Deh! fratello, fammi pro in ciò nel Signore; ricrea le mie viscere nel Signore. Io ti ho scritto, confidandomi della tua ubbidienza, sapendo che tu farai eziandio sopra ciò che io dico. OR apparecchiami insieme ancora albergo; perciocchè io spero che per le vostre orazioni vi sarò donato. Epafra, prigione meco in Cristo Gesù, e Marco, ed Aristarco, e Dema, e Luca, miei compagni d'opera, ti salutano. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con lo spirito vostro. Amen.