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CANTICO DEI~CANTICI 2:4-16

CANTICO DEI~CANTICI 2:4-16 DB1885

Egli mi ha condotta nella casa del convito, E l'insegna ch'egli mi alza è: Amore. Confortatemi con delle schiacciate d'uva, Sostenetemi con de' pomi, Perciocchè io languisco d'amore. Sia la sua man sinistra sotto al mio capo, Ed abbraccimi la sua destra. IO vi scongiuro, o figliuole di Gerusalemme, Per le cavriuole, e per le cerve della campagna, Che voi non isvegliate l'amor mio, e non le rompiate il sonno, Finchè non le piaccia. Ecco la voce del mio amico; Ecco, egli ora viene Saltando su per i monti, Saltellando su per i colli. L'amico mio è simile ad un cavriuolo, O ad un cerbiatto; Ecco ora sta dietro alla nostra parete, Egli riguarda per le finestre, Egli si mostra per i cancelli. Il mio amico mi ha fatto motto, e mi ha detto: Levati, amica mia, bella mia, e vientene. Perciocchè, ecco, il verno è passato; Il tempo delle gran piogge è mutato, ed è andato via; I fiori si veggono sulla terra; Il tempo del cantare è giunto, E s'ode la voce della tortola nella nostra contrada. Il fico ha messi i suoi ficucci, E le viti fiorite rendono odore; Levati, amica mia, bella mia, e vientene. O colomba mia, che stai nelle fessure delle rocce, Ne' nascondimenti de' balzi, Fammi vedere il tuo aspetto, Fammi udir la tua voce; Perciocchè la tua voce è soave, e il tuo aspetto è bello. Pigliateci le volpi, Le piccole volpi che guastano le vigne, Le nostre vigne fiorite. Il mio amico è mio, ed io son sua; Di lui, che pastura la greggia fra i gigli.