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FATTI DEGLI APOSTOLI 16:16-40

FATTI DEGLI APOSTOLI 16:16-40 DB1885

Or avvenne, come noi andavamo all'orazione, che noi incontrammo una fanticella, che avea uno spirito di Pitone, la quale con indovinare facea gran profitto a' suoi padroni. Costei, messasi a seguitar Paolo e noi, gridava, dicendo: Questi uomini son servitori dell'Iddio altissimo, e vi annunziano la via della salute. E fece questo per molti giorni; ma, essendone Paolo annoiato, si rivoltò, e disse allo spirito: Io ti comando, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca fuor di lei. Ed egli uscì in quello stante. Or i padroni d'essa, veggendo che la speranza del lor guadagno era svanita, presero Paolo, e Sila, e li trassero alla corte a' rettori. E presentatili a' pretori, dissero: Questi uomini turbano la nostra città; perciocchè son Giudei; ed annunziano dei riti, i quali non è lecito a noi, che siam Romani, di ricevere, nè di osservare. La moltitudine ancora si levò tutta insieme contro a loro; e i pretori, stracciate loro le vesti, comandarono che fosser frustati. E dopo aver loro data una gran battitura, li misero in prigione, comandando al carceriere di guardarli sicuramente. Il quale, ricevuto un tal comandamento, li mise nella prigione più addentro, e serrò loro i piedi ne' ceppi. Or in su la mezzanotte, Paolo e Sila, facendo orazione, cantavono inni a Dio; e i prigioni li udivano. E di subito si fece un gran tremoto, talchè i fondamenti della prigione furono scrollati; e in quello stante tutte le porte si apersero, e i legami di tutti si sciolsero. E il carceriere, destatosi, e vedute le porte della prigione aperte, trasse fuori la spada, ed era per uccidersi, pensando che i prigioni se ne fosser fuggiti. Ma Paolo gridò ad alta voce, dicendo: Non farti male alcuno; perciocchè noi siam tutti qui. Ed egli, chiesto un lume, saltò dentro; e tutto tremante, si gettò a' piedi di Paolo e di Sila. E menatili fuori, disse: Signori, che mi conviene egli fare per esser salvato? Ed essi dissero: Credi nel Signor Gesù Cristo, e sarai salvato tu, e la casa tua. Ed essi annunziarono la parola del Signore a lui, ed a tutti coloro ch'erano in casa sua. Ed egli, presili in quell'istessa ora della notte, lavò loro le piaghe. Poi in quell'istante fu battezzato egli, e tutti i suoi. Poi, menatili in casa sua, mise loro la tavola; e giubilava d'avere, con tutta la sua casa, creduto a Dio. Ora, come fu giorno, i pretori mandarono i sergenti a dire al carceriere: Lascia andar quegli uomini. E il carceriere rapportò a Paolo queste parole, dicendo: I pretori hanno mandato a dire che siate liberati; ora dunque uscite, e andatevene in pace. Ma Paolo disse loro: Dopo averci pubblicamente battuti, senza essere stati condannati in giudicio, noi che siam Romani, ci hanno messi in prigione; ed ora celatamente ci mandano fuori! La cosa non andrà così; anzi, vengano eglino stessi, e ci menino fuori. E i sergenti rapportarono queste parole a' pretori; ed essi temettero, avendo inteso ch'erano Romani. E vennero, e li pregarono di perdonar loro; e menatili fuori, li richiesero d'uscir della città. Ed essi, usciti di prigione, entrarono in casa di Lidia; e, veduti i fratelli, li consolarono, e poi si dipartirono.

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