I loro cavalli sono più veloci dei leopardi, più agili dei lupi affamati che si aggirano di sera. I loro cavalieri vengono da lontano, arrivano veloci, volano come l’aquila che si precipita sulla preda. Vengono tutti per conquistare con violenza, guardano avidi davanti a sé. Ammucchiano prigionieri, numerosi come granelli di sabbia. Trattano i re con disprezzo, deridono quelli che governano. Le fortezze non li impressionano, vi innalzano contro cumuli di terra e le conquistano. Passano come un uragano e si precipitano altrove, si fanno un dio della loro forza». Signore, tu sei da sempre il mio Dio: il Dio santo e immortale. Signore, mia roccia, tu hai scelto i Babilonesi e li hai resi forti per eseguire la tua sentenza contro di noi. I tuoi occhi sono troppo puri per sopportare la vista del male, non puoi tollerare l’oppressione. Perché allora guardi l’opera dei malvagi e non dici niente? Come mai taci mentre i malvagi distruggono uomini che sono più giusti di loro? Tu tratti gli uomini come i pesci e i rettili che non hanno un padrone. I Babilonesi catturano la gente come pesci presi all’amo, la raccolgono nelle loro reti e ne hanno una gioia immensa. Offrono sacrifici alle reti, bruciano profumi in loro onore, perché con esse si procurano un cibo abbondante e saporito. Forse per questo tirano sempre fuori la spada, e massacrano senza pietà i popoli?
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